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La notizia arriva da un comunicato stampa sulla pagina Facebook. La diocesi di Siuna conferma l’arresto di Óscar Danilo Benavídez Tinoco, parroco della chiesa dello Spirito Santo nel comune di Mulukukú, nella regione autonoma dei Caraibi del Nord del Nicaragua.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, il sacerdote sarebbe stato prelevato dal suo veicolo e arrestato dalla polizia antisommossa dopo aver celebrato la Messa domenicale.
La diocesi dichiara anche che si ignorano i motivi di questa azione che si somma all’arresto di altri due sacerdoti cattolici nel 2022.
Secondo i media locali, inizialmente non si conosceva il luogo in cui si trovava padre Benavídez, ma in seguito è stato localizzato nella Direzione di Assistenza Giudiziaria, meglio conosciuta come El Chipote, situata nella capitale Managua, a più di 300 chilometri dal luogo di detenzione.
Dopo aver chiesto alle autorità di poter avere informazioni sulla situazione del sacerdote, la diocesi in un comunicato stampa invita a unirsi in preghiera “per il nostro fratello sacerdote”, “la cui unica missione – scrivono – è ed è stata quella di annunciare la buona novella di Gesù Cristo, che è Parola di vita e di salvezza per tutti”.
Di “guerra silenziosa” contro la Chiesa in Nicaragua ha parlato nella messa domenicale alla vigilia della solennità dell’Assunta, il cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodríguez Maradiaga. Il porporato – secondo quanto riportano i media locali – ha espresso la sua solidarietà alla comunità cattolica del Paese stretta in un assedio dal governo.
Dure le sue parole, dalle quali emerge una Chiesa vessata e una “persecuzione a Gesù”. Un appello al governo Ortega perchè sia posto fine a tutto ciò era arrivata nei giorni scorsi anche da una sessione speciale all’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani.
In quell’occasione il rappresentante vaticano, monsignor Cruz Serrano riferendo della preoccupazione della santa Sede, aveva auspicato “un’intesa basata sul rispetto e sulla fiducia reciproca”.
La situazione resta infatti difficile. Oggi sono tredici giorni per il vescovo della diocesi di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, di forzata permanenza nel Palazzo episcopale nell’impossibilità di andare a celebrare Messa, insieme a cinque sacerdoti, tre seminaristi e due laici.
Il blocco imposto dalla polizia nasce dall’accusa al presule di fomentare rivolte contro il regime sandinista, nelle sue omelie. In un: “Siamo nelle mani di Dio”, ha scritto nei giorni scorsi in un tweet monsignor Alvarez, “vogliamo fare la sua volontà e tutto per la sua gloria”.
Domenica, in una Messa online, ha invitato i fedeli a una crociata di preghiera e di adorazione del Santissimo Sacramento, esprimendo la sua scelta cristiana di resistere alla violenza con le armi della pace.
Gli arresti dei sacerdoti e il blocco del vescovo si aggiungono – lo ricordiamo – alla chiusura di otto stazioni radiofoniche cattoliche e all’espulsione dal Nicaragua delle Missionarie della Carità, suore fondate da Santa Teresa di Calcutta, che hanno trovato asilo in Costa Rica.
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