“I bambini sono maschi, le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”. È la scritta a lettere cubitali che campeggia sul Bus della Libertà di CitizenGo, una delle più grandi piattaforme web di cittadini attivi in tutto il mondo, impegnati per la promozione del Bene Comune, la famiglia e la vita.
Il Pullman in questi giorni sta scaldando i motori in vista del tour che da sabato 23 settembre a sabato 30 toccherà sette città italiane. Il giro parte da Roma per poi arrivare a Firenze il giorno successivo; il 25 farà tappa a Milano; il 26 si sposterà a Brescia dove, tra le altre cose, saluterà presidente del Family day Massimo Gandolfini; il 27 sarà la volta di Bologna; il 28 di Bari, poi ancora il 29 a Napoli e a chiudere il 30 di nuovo Roma dove si terrà una manifestazione.
Ad animare la sezione italiana di CitizenGo sono i ragazzi di Generazione famiglia, tra le principali realtà promotrici dei due grandi Family day del 2015 e del 2016. Filippo Savarese, Iacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu gireranno l’Italia per riaccendere i riflettori sui tentativi di introdurre la teoria gender nelle scuole; per protestare contro le sentenze dei tribunali che convalidano la stepchild adoption, legittimando di fatto l’utero in affitto e il commercio dei gameti, pratiche che privano i bambini del diritto ad avere un padre e una madre; e per denunciare l’attività di propaganda fatta in questi ultimi quattro anni dall’Unar (ufficio anti discriminazioni del governo).
Con un messaggio video postato sui profili social, il responsabile delle campagne di CitinzenGo Italia, Filippo Savarese, sottolinea quanto le gradi manifestazioni di piazza siano state importati per riattivare le coscienze della gente. In questo momento storico, a far tremare le forze del nichilismo del pensiero unico dominate – spiega Savarese – non sono i partiti e i sindacati ma l’impegno dal basso dei cittadini comuni e di realtà che non godono di grandi finanziamenti.
Un attivismo che, pochi giorni fa, ha suscitato persino la reazione infastidita del magnate della finanza George Soros, deus ex machina di una galassia di organizzazioni che in tutto il mondo incoraggiano a suon donazioni milionarie l’agenda progressista. Il finanziere ebreo americano di origini ungheresi ha rilanciato dal suo profilo twitter un articolo della sua Open Society, la lobby progressista più potente del mondo, che attacca le campagne anti-Gender promosse CitizenGO in Sud America. Il pezzo diffuso dalla Open society fondation è corredato da una foto che ritrae proprio il grosso pullman arancione utilizzato da CitizenGo in America Latina. Eloquente il tweet di Soros che lancia con un monito contro la “falsa narrativa che ha preso piede” e che “minaccia i diritti delle donne e delle persone lgbti”. Insomma anche secondo Soros il gender non esiste se non nella testa di biechi conservatori che fanno pressione sui governi. Ma quali sarebbero questi diritti minacciati? Ovviamente quelli propugnati dalla Open society: aborto; adozioni e matrimoni gay, legalizzazione delle droghe, cessione di sovranità degli stati in favore delle agenzie internazionali.
Nel lungo articolo twittato da Soros si afferma che il gender è solo un “concetto pericoloso” che ha “il potere di mobilitare rapidamente gli elettori e dare nuova energia all’agenda socialmente conservatrice”. Sono poi segnalate le esperienze di Colombia, Messico, Perù, Brasile e Panama dove le campagne dei gruppi pro life e pro family, condotte anche con la mobilitazione di piazza, hanno condizionato le politiche di governi sudamericani. In Perù le proteste contro la proposta di riforma della Scuola, che introduce lezioni sulla sessualità e l’identità di genere, hanno innescato una crisi di governo che la scorsa settimana ha portato alla caduta del premier Zavala. Di fronte a questo scenario, l’open society chiama a raccolta tutti gli attivisti: “Se l’ideologia di genere continua a diffondersi in tutta la regione nel 2018, è probabile che le conquiste degli ultimi anni delle donne e delle persone lgbt saranno minacciate”.
“Soros è furioso per le campagne anti-Gender promosse da CitizenGO in tutto il Sud America che stanno vanificando i suoi finanziamenti milionari”, sostiene Filippo Savarese. “Ci candidiamo volentieri – aggiunge l’esponente del Family day – a rappresentare l’opposto di tutto ciò per cui si spende l’Open Society Foundation”.
Il coordinatore delle campagne italiane di CitisenGo ricorda poi che anche Papa Francesco ha avuto a che fare con la colonizzazione del gender in Sud America. Il Pontefice ha raccontato infatti che quando era vescovo di Buenos Aires raccolse la denuncia di una maestra a cui furono proposti finanziamenti per la scuola in cui insegnava in cambio dell’adozione di libri di testo con materiale pro gender. Ma adesso l’attivismo del laicato sta mettendo in seria crisi quello che hanno fatto per trent’anni le centrali del pensiero politicamente corretto. “Riappropriarsi di ogni spazio di discussione pubblica” è la strada che vuole seguire CitizenGo.
Per questo motivo Savarese ringrazia il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore presso il Tribunale della Penitenzieria Apostolica, che pochi giorni a Fatima ha detto che “nulla è più profetico, più moderno, più anticonformista che difendere la vita, la famiglia, l’educazione, riconoscendo come queste, oggi, siano le vere emergenze”.
Dunque, da sabato si comincerà dalle piazze di sette città italiane. Il bus stazionerà dalle ore 12 alle 14 in un luogo che sarà comunicato alla vigilia di ogni tappa sui social e sui siti web di CitizenGo e Generazione Famiglia. Una scelta dettata anche da motivi di prudenza dopo le violenti contestazioni avvenute negli Stati Uniti, in Germania e in Spagna. Durante il tour dello scorso inverno nella penisola iberica, le contestazioni della sinistra radicale e dei gruppi estremi lgbt furono furiose. Il Sindaco ultra-progressista di Madrid, Manula Carmena di “Podemos“, denunciò CitizenGO per “istigazione all’odio”, e la polizia, con un atto assolutamente fuori dalla legge sequestrò ‘Bus che non mente’. I capi delle associazioni Lgbt spagnole invocarono addirittura la galera. Negli Usa, invece, arrivarono parole di censura da Chelsea Clinton, la figlia di Hillary, e il mezzo fu imbrattato davanti il Palazzo delle nazioni unite. Di sicuro, le azioni scomposte di chi mira a deformare l’antropologia umana sono il migliore riconoscimento di questa iniziativa.
Fonte www.lanuovabq.it/Marco Guerra