Nella confessione delle proprie colpe l’uomo recupera quell’atteggiamento di umiltà, che consente a Dio di manifestare nella misericordia la propria grandezza ed onnipotenza. Dall’umiltà dell’uomo si rivela la gloria di Dio. E’ questa la caratteristica comportamentale dei due modelli che la Chiesa ci offre in questo tempo liturgico: Giovanni Battista, colui che non si è arrogato alcun riconoscimento messianico propostogli dalle folle, ma ha additato agli uomini il Cristo; e Maria, colei che ha fatto dell’umiltà la nota specifica della propria relazione con Dio. Diminuisca l’uomo in se stesso, per poter crescere in Dio: è il ritornello che Agostino sempre ripete nelle omelie in cui tratteggia il ruolo del Battista.
Che dire, dunque? È dipeso forse da te, o uomo, se una volta convertito a Dio ti sei meritato la sua misericordia, mentre al contrario coloro che non si sono convertiti non hanno conseguito la misericordia, ma si sono imbattuti nell’ira di Dio? Ma tu di quali risorse disponevi per convertirti, se non fossi stato chiamato? Non è stato forse colui che ti ha chiamato, quando gli eri nemico, a concederti la grazia del ravvedimento? Non ascrivere dunque a te stesso il merito della tua conversione: perché, se non fosse intervenuto Iddio a chiamarti quando fuggivi da lui, tu non avresti potuto volgerti indietro. (…)
Beato l’uomo al quale Dio fa mostra di sua misericordia! Egli sarà uno che non si può insuperbire, dopo che Dio gli ha mostrato la sua misericordia. Mostrandogli infatti la sua misericordia, lo convince che, qualunque bene egli possegga, non gli proviene da altri se non da colui che costituisce tutto il nostro bene. E quando l’uomo constata che, qualunque bene abbia, non se l’è dato da sé, ma gli proviene dal suo Dio, s’accorge pure che tutto quello che ha meritevole di lode gli proviene dalla misericordia di Dio e non dai suoi meriti personali. E vedendo in sé delle cose buone, non se ne insuperbisce. Non insuperbendosi, non s’innalza. Non ponendosi in alto, non rotola a terra, e naturalmente, se non cade, resta in piedi. Stando in piedi, aderisce a Dio e resta saldo in lui, gode e si allieta nel Signore suo Dio. Sarà il suo Creatore che verrà a formare la sua delizia; e tale delizia nessuno riuscirà a turbarla, nessuno a ostacolarla, nessuno a strappargliela dal cuore. Quale potente potrà mai rapirti un tal bene? Qual perfido vicino, quale furfante, quale aggressore potrà mai toglierti Dio? Potrà rapirti tutto quello che possiedi di materiale, senza dubbio, ma colui che possiedi col cuore nessuno mai te lo toglierà. Egli è la tua misericordia. Volesse il cielo che ci venga mostrata! Mostraci, o Signore, la tua misericordia, e donaci la tua salvezza (Sal 85, 8). Donaci il tuo Cristo; poiché in lui è la tua misericordia. Diciamogli dunque anche noi: Donaci il tuo Cristo! È vero che già ce l’ha dato, il suo Cristo; tuttavia diciamogli ancora: Donaci il tuo Cristo! Gli diciamo infatti: Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6, 11). Chi è il nostro pane quotidiano, se non colui che disse: Io sono il pane vivo che discesi dal cielo (Gv 6, 41)? Diciamogli: Donaci il tuo Cristo! (…) Facci conoscere il tuo Cristo.
Dalle “Esposizioni sui Salmi” di Sant’Agostino Vescovo (En. in ps. 84, 8-9)
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