Significativa la scelta di partire, in questo “tour dei territori”, dalla città simbolo del Nordest. Dalla patria delle piccole imprese, dei distretti industriali, della forte presenza di stranieri, prevalentemente ben integrati. La riflessione è dell’Agenzia dei Vescovi italiani Sir e riguarda ovviamente il premier incaricato Matteo Renzi. Non è un Vescovo a parlare, sia chiaro, ma l’Agenzia è la loro (e nostra di cattolici) voce.
Se Matteo Renzi voleva, come ha detto, ascoltare il Paese, quello vero, quello in trincea in questa crisi infinita, ha avuto fin dal primo giorno, durante la sua visita a Treviso, pane per i suoi denti. Il peso dei problemi, le richieste precise delle persone incontrate, le contestazioni ricevute (seppure da uno sparuto gruppo di “forconi”), hanno subito messo in chiaro una cosa: il neo-premier non si aspetti folle festanti, non coltivi il desiderio di trionfali passerelle televisive.
Piuttosto, se proseguirà, come speriamo, nell’intento di visitare una volta alla settimana i tanti territori su cui è costruita la stessa identità del nostro Paese, troverà, come egli stesso ha detto, “tanto dolore e tanti problemi”. Troverà ferite, gente sfiduciata, ma anche un tessuto sano che vuole ricostruire il Paese, in grado di formulare proposte e ansioso di vedere attuate quelle riforme istituzionali ed economiche tante volte promesse. “Ascoltare”, per davvero; e “fare”, in fretta e bene. Ecco le due sfide per il trentanovenne neopremier.
Significativa la scelta di partire da Treviso in questo “tour dei territori”. Renzi, accompagnato dai ministri Giannini e Poletti, è arrivato nella città simbolo del Nordest, nel territorio delle piccole imprese, dei distretti industriali, della forte presenza di stranieri, prevalentemente ben integrati. Nell’ex capitale della Lega, che conta ancora una forte presenza di sindaci e amministratori. Un territorio che oggi vive però la crisi: economica, lavorativa, di fiducia, con sacche di contestazione preoccupanti. La stessa reazione della gente è stata improntata ad alcune caratteristiche tipiche dei veneti: Renzi è stato ben accolto, ma con prudenza e un velo di scetticismo
Importanti le realtà che Renzi ha scelto di mettere in cima alla sua agenda: la scuola e i sindaci. Realtà finora misconosciute, spesso umiliate, dalla politica nazionale. Di prima mattina il premier ha voluto parlare con studenti e insegnanti delle scuole “Coletti”, un istituto comprensivo nella periferia di Treviso ad alta densità di ragazzi stranieri; ha ipotizzato di sganciare dal patto di stabilità gli interventi di edilizia scolastica. Poi, l’incontro con i sindaci: di carattere prettamente istituzionale, hanno ammesso diversi amministratori della Lega. E qui Renzi, sindaco fino alla settimana scorsa, sapeva di “giocare in casa”. In ogni caso, promettere di far ripartire l’Italia dai territori, dalla scuola e dagli Enti locali è stato un atto “in sé” politicamente significativo. Cui dovranno, naturalmente, seguire i fatti.
Contemporaneamente, Renzi si è dovuto confrontare fin da subito con le richieste delle categorie economiche, confermando la promessa di tagliare il cuneo fiscale, ma restando nel vago quanto alle modalità concrete. Ed ha evitato, invece, l’incontro con i lavoratori dell’Electrolux, che non l’hanno presa proprio bene. A conferma che la sfida dall’“ascoltare” al “fare” è e resta impegnativa.
Bruno Desidera (La Voce del Popolo, Treviso)