Si avvicina la celebrazione della giornata per la Vita. La campagna abortiva, portata avanti dall’Unione Europea non conosce sosta. Dopo la bocciatura del rapporto Estrela, l’idea della “mercificazione dell’uomo”, è in attesa di passare con la presentazione di un altro decreto legge di cui ci siamo occupati qualche giorno addietro: il rapporto Lunacek. Perché tanta fretta? Come ami si vuole incidere negativamente sullo sviluppo naturale dell’uomo? Gli interessi economici nascosti dietro ai diritti umani sono impressionanti. Pensate alla macchina abortiva di Parent’ Hood. Ogni anno “per aiutare” le donne ad abortire, incassa cifre astronomiche dallo stato e dai singoli che si rivolgono alla struttura. L’altra motivazione per cui la donna deve scegliere se mantenere il bambino o abortirlo, risiede nel “sogno” della “razza perfetta” , tanto caro al regime nazista. Il desiderio della perfezione per il nascituro, avviene a colpi di “aborti terapeutici” (espressione ipocrita per celarne gli scopi eugenitci). Una bella analisi prenatale e via: i feti “difettosi” sono eliminati come scarti di fabbrica. Se a questa pratica eugenetica si aggiunge l’incentivazione all’eutanasia (anche per i minori come in Belgio, anche per una “semplice”
depressione) si capisce quanto poco siano considerati gli induvidui “non sani”. Per loro non c’è posto, in questo mondo.Cultura dell’incontro o cultura dello scarto? “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”. Si apre con le domande di Papa Francesco il Messaggio per la 36ª Giornata Nazionale per la vita (2 febbraio 2014): un appello a quella “cultura dell’incontro” che “è indispensabile per coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello scarto. Ogni figlio è volto del ‘Signore amante della vita’ (Sap 11,26), dono per la famiglia e per la società. Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi; da essa si può uscire mettendo i genitori nella condizione di realizzare le loro scelte e i loro progetti. La società tutta è chiamata a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e quale cultura intende promuovere. la scelta. Se lamentiamo l’emorragia di energie positive che vive il nostro Paese con l’emigrazione forzata di persone – spesso giovani – dotate di preparazione e professionalità eccellenti, dobbiamo ancor più deplorare il mancato contributo di coloro ai quali è stato impedito di nascere”.
Nella quotidianità, non incontriamo solo storie di “morte”. Assaporiamo storie di “vita”. Racconti inimmaginabili. Pieni di speranza. Evidentemente fa più rumore una foresta che si abbatte, piuttosto che un albero che cresce. Riprendo dalla pagina Fb prolife, la storia della giovane americana dell’Illinois, che ha deciso di tenere il piccolo Aiden e che ha ricevuto aiuti inaspettati da tantissime persone: “Rimani sempre forte e ricordati che tu non sei quello che ti è capitato nella vita, ma ciò che scegli di diventare”.
Sono parole di Ashley, la quattordicenne americana, rimasta incinta in seguito a uno stupro, che ha deciso di non abortire. Oggi suo figlio Aiden ha sette mesi. La storia di Ashley -racconta Benedetta Frigerio-, è stata raccontata da Monica Kelsey, anch’essa nata da una violenza sessuale e membro dell’associazione americana “Save the 1?, che si occupa di aiutare le donne che scelgono di non abortire. L’adolescente di Elwood è stata violentata da un ragazzo di 17 anni che frequentava la sua stessa scuola e amico di suo fratello. Il ragazzo, nonostante avesse già abusato di altre due ragazze, non si è mai fatto neanche un giorno di prigione. E “quando Ashley è tornata a scuola è rimasta scioccata, perché il suo violentatore frequentava ancora il suo stesso istituto: invece che mandarlo via, hanno chiesto a lei se preferisse essere trasferita”, ha raccontato Kelsey. Nonostante l’ostilità dell’ambiente, -continua la giornalista-, Ashley non ha mai pensato all’aborto anche grazie al sostegno della sua famiglia, che però non disponeva di grandi mezzi economici. L’incontro tra Kelsey, Ashley e “Save the 1” è stato provvidenziale visto che attraverso l’associazione in tanti hanno deciso di aiutare economicamente la giovane madre: “Dopo aver incontrato Ashley e suo figlio – scrive Kelsey – ho capito che questa giovane aveva bisogno del mio aiuto, più di quanto mi immaginassi. Così ho cominciato a raccontare di lei attraverso Facebook e la risposta è stata straordinaria”. Mamma e figlio hanno ricevuto pannolini, vestiti e tutto l’occorrente per crescere un neonato. In tanti hanno criticato Ashley per la scelta di far nascere Aiden ma lei, grata per una nuova vita «permessa dal Signore», non se n’è mai preoccupata. “Stare con Ashely è incredibile, l’atteggiamento sempre positivo è ciò che la rende unica. Cerca sempre di trarre il bene da ogni situazione. Ed è solo grata delle preghiere e degli aiuti ricevuti in questi sei mesi”, ha scritto Kelsey commentando le foto sempre sorridenti della giovane e del piccolo. La storia di Ashley ha colpito e appassionato tantissime persone, che hanno anche deciso di creare un fondo per permetterle di andare al college e diventare veterinaria. “È una benedizione – conclude Kelsey – il fatto di poter camminare a fianco di Ashley e toccare con mano i miracoli che vedo accadere di fronte a me”. di Ornella Felici
Le fonti dell’articolo sono tratte dalla pagina FB: “Pro Life News”
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