«L’Italia? Vi ringrazio tutti per avermi così tanto aiutata. Vorrei venire, vorrei incontrare il Papa. Spero che questo momento possa giungere presto». Al tramonto, sullo sfondo della Cattedrale di Notre-Dame in cantiere, in un salone d’onore al piano superiore del Municipio di Parigi, Asia Bibi è stata appena ricoperta d’applausi dalle autorità civili e religiose presenti, giunte per assistere alla consegna ufficiale del titolo di cittadina d’onore della capitale francese
.Proprio quella Francia in cui la perseguitata pachistana sogna di stabilirsi, come ha già fatto sapere. Ma al microfono di Avvenire, giornale che si impegnato in ogni modo per la sua liberazione, seguendo passo passo tutta la sua vicenda, la madre di famiglia condannata a morte nel proprio Paese, poi in cella per anni solo perché cristiana, non dimentica il sostegno anche degli altri Paesi, Italia in testa.
Ci stringe la mano a lungo, ha un sorriso di una calma quasi sconcertante, quando si pensa al calvario vissuto a partire dal 2009 a seguito di accuse fantasiose di blasfemia piombate come una mannaia. Ma adesso, riceve gesti calorosi da tutti, si lascia fotografare, giganteggia nel suo vestito tradizionale marrone nonostante la sua statura così minuta. Intanto, con aria fra il timido e il trasognato, il marito e i figli restano ad ammirare quest’abbraccio simbolico fra la grande capitale, avamposto dell’Europa e di tutto l’Occidente, e il pilastro della loro famigliola.
Asia Bibi non ha voluto tenere un discorso vero e proprio. Si è limitata a ringraziare tutti: Parigi, la Francia, quanti si sono spesi dappertutto per la sua liberazione. A cominciare dalla giornalista francese Anne-Isabelle Tollet, che Asia considera come il proprio «angelo custode». Proprio la reporter, a lungo basata in Pakistan, ci confida: «Ci siamo battuti per anni contro i fanatici religiosi e per una volta abbiamo vinto contro l’oscurantismo. Sono felicissima».
Anche Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi, che aveva voluto il ritratto di Asia Bibi sulla facciata del Municipio fin dal 2014, tiene a parlarci di questo nuovo grande capitolo che si apre: «Siamo stati tutti commossi dalla situazione di Asia Bibi. Ci siamo mobilitati a Parigi molto presto, facendo di Asia una cittadina d’onore. Sapevamo che ciò l’avrebbe forse protetta, accanto a tutta la mobilitazione internazionale. Mi ha detto che si sente le ali grazie a tutto l’affetto che riceve. È molto commovente ed è uno dei più bei momenti che ho vissuto come sindaca».
Monsignor Pascal Gollnisch, direttore generale dell’Oeuvre d’Orient, sempre al fianco dei cristiani d’Asia perseguitati, accetta di condividere le sue impressioni: «È un momento di grande emozione. Da una parte, la sua storia mostra l’arcaismo della legislazione sulla blasfemia, ma al contempo la sua liberazione apre un cammino per il futuro. Questa presenza di Asia Bibi, qui, oggi, ci dà tanta speranza sui progressi che possiamo attenderci per i cristiani in Pakistan».
Venerdì, Asia Bibi sarà ricevuta dal presidente Emmanuel Macron, al quale potrà chiedere di persona l’asilo in Francia.
Credito: Avvenire
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