Lo hanno ucciso con un colpo di pistola. Impossibile dire se la morte di padre Felipe Altamirano Carillo, sacerdote della prelatura del Nayarit, sia stata stata l’epilogo di una rapina finita male o un’esecuzione. In un Paese come il Messico, dove il 98 per cento dei crimini rimane impunito, responsabili e moventi restano oscuri. Una cosa, però, è certa. Padre Felipe svolgeva il proprio ministero in una delle attuali linee del fronte della “narco-guerra”.
Dopo cinque anni di relativa tranquillità, da gennaio, nello Stato di Nayarit è esploso il conflitto tra gli ex affiliati del cartello di Sinaloa. Bande che, dopo l’estradizione negli Usa del boss Joaquín “El Chapo” Guzmán, si sono ribellate e stanno cercando di ritagliarsi uno spazio criminale. Il risultato è un bagno di sangue. Che colpisce tutti i civili. Si accanisce, però, con particolare forza con quanti, nel dare sostegno alle comunità ferite, finiscono per intralciare i piani dei narcos. Dunque attivisti per i diritti umani, giornalisti e sacerdoti. Categoria quest’ultima sempre più sotto attacco nella narco-guerra. Specie quando i preti – come l’indigeno padre Felipe – operano in contesti remoti e isolati e rappresentano l’unico riferimento per la popolazione. La Conferenza episcopale messicana – come riporta l’agenzia Fides – ha espresso il proprio dolore per la tragedia. Padre Altamirano Carrillo è già il secondo sacerdote assassinato quest’anno in Messico. Il 12 gennaio, nel Cohahuila, era stato trovato il cadavere di padre Joaquín Hernández Sifuentes, scomparso una settimana prima. Nella regione, a Saltillo, il 20 marzo, padre Robert Coogan, responsabile della pastorale carceraria, è stato aggredito da un commando armato.
Ieri i narcos hanno di nuovo minacciato di morte padre Alejandro Solalinde, difensore dei migranti e candidato al Nobel per la Pace per il suo impegno. Il sacerdote, sotto scorta dal 2011, ha ricevuto un video via Twitter in cui ne viene annunciato l’imminente esecuzione. Poco prima, padre Alejandro aveva partecipato a Chihuahua all’omaggio alla reporter Miroslava Breach, uccisa dai criminali.
Fonte www.avvenire.it