Categorie: Italiae et Ecclesia

Assemblea CEI: giovani e famiglie senza lavoro tornano ad emigrare

Durante l’Assemblea generale della Cei è stato consegnato ai vescovi un “Report” per presentare l’attività della Fondazione Migrantes. Se da una parte il 2013 ha visto con la crisi un rallentamento dell’immigrazione, dall’altra ha segnato la ripresa costante dell’emigrazione italiana. L’impegno per gli emigrati italiani. La situazione di grave disoccupazione tra i giovani italiani spinge molti alla partenza verso altri Paesi, sottolinea la Migrantes, evidenziando come diverse comunità cattoliche italiane nei Paesi europei segnalano un aumento di giovani, singoli e famiglie, che bussano alle porte delle loro comunità in cerca di aiuto. La Fondazione Migrantes ha voluto porre soprattutto questo tema al centro della relazione, come spiega il direttore generale, monsignor Gian Carlo Perego. Dunque, grande attenzione è rivolta ai nostri emigrati, circa 5 milioni, come risulta dal Rapporto “Italiani nel Mondo”. “Un dato – evidenzia Perego – in aumento”. La Chiesa italiana è stata da sempre vicina ai nostri emigrati e, ancora oggi, sono circa 400 i sacerdoti impegnati nelle diverse comunità di lingua italiana. “Di questi – ricorda monsignor Perego – i presbiteri diocesani presenti nelle comunità cattoliche italiane all’estero sono attualmente 85 e provengono da 14 delle 16 regioni ecclesiastiche italiane e da 43 diocesi”. La Migrantes cura soprattutto l’iter di formazione linguistica e pastorale oltre agli altri aspetti logistici come l’alloggio, la previdenza, la salute. Sono diverse, su questo tema, le iniziative di ricerca e formazione come il Progetto Amico (Analisi della migrazione degli italiani in Cina oggi), che mira ad analizzare l’esperienza lavorativa e di vita degli italiani in Cina. 

Informazione, ricerca, pastorale. L’attività pastorale della Migrantes anche nel 2013 si è concentrata sulla pastorale della mobilità umana “secondo i compiti indicati dal nuovo Statuto, al servizio delle comunità diocesane: informazione, ricerca e documentazione, formazione, coordinamento e progettazione”,

sostiene monsignor Perego, sottolineando che il contributo delle diocesi per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato ha permesso di “realizzare molte attività e di contribuire a 150 progetti diocesani, nel triennio 2011-2013, e ad alcuni progetti nazionali come quello che riguarda la scolarizzazione dei figli della gente dello spettacolo viaggiante. Tale progetto si è sviluppato in questi anni in diverse regioni del Nord e Centro Italia coinvolgendo oltre 500 ragazzi. Inoltre, è proseguito il contributo per il rimpatrio salme, di cui hanno beneficiato finora oltre 150 persone: 45 nel 2013 di 16 Paesi. La morte improvvisa o per violenza di alcuni stranieri che sono soli in Italia – spiega il direttore di Migrantes – pone il problema dell’informazione delle famiglie d’origine e spesso dell’aiuto, soprattutto per gli stranieri che compiono lavori occasionali o sono irregolari sul territorio, per il rimpatrio delle salme o per una sepoltura in Italia. Nei nostri cimiteri delle aree metropolitane per mesi rimangono all’obitorio decine di salme di persone straniere, senza che nessuno si occupi del rimpatrio”. 

Evangelizzazione e promozione umana. Per monsignor Perego il lavoro della Chiesa in Italia per le migrazioni si muove su due direttive: evangelizzazione e promozione umana. “L’evangelizzazione – dice – porta necessariamente a valorizzare l’esperienza, in immigrazione, della presenza di circa un milione di cattolici di altre nazionalità, seguiti da 750 comunità e da 1.500 sacerdoti non italiani; e, in emigrazione, ad accompagnare gli italiani nei diversi Paesi del mondo. L’evangelizzazione si apre al dialogo ecumenico, in particolare verso il milione e 500mila ortodossi presenti in Italia e i 300mila riformati; come anche al dialogo interreligioso con un milione e 600mila musulmani e il milione di altre persone che credono in almeno 189 altre religioni o sette”. “La promozione umanaaggiunge – porta a lavorare per i diritti delle persone migranti, in collaborazione con diversi Uffici Cei e con associazioni e movimenti con un’attenzione particolare al tema dei diritti dei lavoratori, la protezione sociale e umanitaria, il diritto all’asilo, al ricongiungimento familiare, evitando che le migrazioni siano un motivo di lotta o conflitto sociale e combattendo ogni forma di discriminazione sociale e culturale”. di Raffaele Iaria

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