Possiamo preservare la pace e salvaguardare il nostro pianeta soltanto la cultura del dialogo. Così poco fa al Assisi, Sua Santità Bartolomeo I Patriarca ecumenico di Costantinopoli all’Assemblea che ha dato avvio all’incontro internazionale: “Sete di Pace: religioni e culture in dialogo”. Ha assistito all’apertura dei lavori anche il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella che a margine ha ribadito il dialogo “può molto, più di quanto sembri”.
Sul palco del Teatro Lyrick un ulivo guarda il mosaico di colori e popoli dei rappresentanti delle religioni del mondo, venuti ad Assisi con un’autentica “Sete di Pace” e di dialogo. Tra gli applausi Hilde Kieeboom, Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, ha ripercorso la storia dell’incontro convocato trent’anni fa da San Giovanni Paolo II, ha scandito la forza della preghiera, la caduta del muro di Berlino, la fine della guerra fredda. Poi ha guardato alle nuove sfide legate alla globalizzazione, alle nuove guerre, alla violenza diffusa, piaghe che chiamano a un costante impegno.
Costruire con la preghiera
Una costruzione che per il Vescovo della città mons. Domenico Sorrentino passa nella certezza della preghiera che muove i cuori. Tanti gli interventi in questa prima giornata, molti, tra cui la Presidente della Regione Umbria, hanno espresso vicinanza alle vittime del recente terremoto che ha colpito il Centro Italia. E un’istantanea delle macerie, ma anche della “vita che si fa strada” tra i detriti, l’ha portata il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili.
La forza della speranza
Netto lo sguardo sul mondo che vede conflitti come la guerra in Siria, la tragedia di migliaia di migranti morire in mare del Ggranduca di Lussemburgo Henri Henri Albert Gabriel Félix Marie Guillaume il quale ha però rimarcato il “messaggio di speranza portato a Lesbo dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, insieme a Papa Francesco”. “Un messaggio di umanità e concretezza – ha affermato – di cui abbiamo tanto bisogno”.
Economia ed Ecologia
E il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, ha salutato con calore la Comunità di Sant’Egidio che insieme alla Diocesi di Assisi e alle Famiglie Francescane ha raccolto e sviluppato la sfida delle “giornate di preghiera per la pace”. Bartolomeo I ha parlato di “economia” in termini di “gestione della casa” e di “ecologia” come cura della dimora, ribadendo che ogni “azione umana lascia una traccia permanente sui poveri della terra”. Ha ribadito che per la costruzione della pace centrale è il dialogo e che questo richiede un “cambiamento” interiore che “si irradia” sino a diventare “globale”. Questo ha sottolineato è l’unica via per spezzare “violenza e ingiustizia”. “Possiamo preservare la pace e salvaguardare il nostro pianeta – ha incalzato – soltanto con la cultura del dialogo”. Per Bartolomeo I “La pace è un evento comune un’impresa collettiva” e per questo deve essere “risposta ecumenica alla responsabilità ecumenica”.
La civiltà del vivere insieme
“Il dialogo è l’intelligenza della coabitazione – ha affermato nel suo intervento Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, un arte necessaria in un universo fatto di religioni, culture, civiltà differenti. Non un’unica civiltà, ma la più grande civiltà: la civiltà del vivere insieme”.
L’Africa della riconciliazione
Il presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadèra ha ricordato la recente visita di Papa Francesco nel suo Paese: “Non siamo stati lasciti soli” ha sottolineato guardando alle violenze e la difficile situazione interna al suo Paese. Sulla stessa linea Baleka Mbete, presidente dell’Assemblea nazionale della Repubblica del Sudafrica, la quale ha parlato di una nazione ormai senza Apartaid, oggi assetata di “Pace e umanità”.
Il dono del perdono
Tanti gli interrogativi sollevati da dall’arcivescovo francese di Rouen, Dominique Lebrun. Il prelato ha ricordato l’assassinio di padre Jacques Hamel, al termine della Messa, per mano di due che “si professavano di fede islamica”. Citando più volte il Vangelo ha declinato l’amore di Dio che sempre è pronto a perdonare. E contro ogni barriera ha evocato lo scorso 31 luglio, quando, come una “grande famiglia umana”, numerosi musulmani sono andati in visita “alle nostre assemblee domenicali”.
Pluralismo, diversità e rispetto
“I rapporti tra religioni diverse non possono basarsi sull’eliminazione, come fa oggi l’Isis” – ha ribadito Mohammad Sammak, Consigliere politico del Gran Mufti del Libano – e nemmeno sulla tolleranza”, ma “sulla fede nel pluralismo e nella diversità e sul rispetto per le fondamenta intellettuali e ideologiche che sono alla base del pluralismo e della diversità”.
Pace nome regale di Dio
Il Rabbino d’Israele Avraham Steimberg, respingendo categoricamente il fondamentalismo, ha condotto l’assemblea nella tradizione ebraica dove “tra i nomi regali del Signore” c’è la parola pace. Ha spiegato dunque che il suo perseguimento è “un dovere” e al contempo la più grande “benedizione” del Creatore.
Tre punti di riflessione
Tre i punti di riflessione lanciati, sulle orme di Papa Francesco, dal filosofo Zygmunt Bauman per tutta l’umanità: la “promozione della cultura del dialogo per ricostruire il tessuto della società”; l’equa “distribuzione dei frutti della terra”; ed insegnare la cultura del dialogo ai giovani, così da “fornire strumenti per risolvere i conflitti in modo diverso da come siamo abitati”.
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IL VIDEO trasmesso dall’account twitter del Quirinale
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Il servizio è dell’ inviato della Radio Vaticana Massimiliano Menichetti
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