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Assisi, la casa in fondo al vicolo dove nacque Francesco

Per chi, come me, è nato ad Assisi e vive ad Assisi – ma ad Assisi direbbero: è un angelano, è nato in pianura accanto alla Porziuncola! – Assisi può essere soltanto la città che sta sopra il monte, uno dei cento campanili che s’incontrano ancora in Italia: un po’ come Gubbio, come Siena, come Viterbo.

Statua genitori di San Francesco

Città dalle solide radici antiche, ma con mura di pietra medievali, con una piazza per la sede del Comune e una piazza per la chiesa Cattedrale, tante piccole chiese e una edilizia storica minuta, un Museo pieno di Madonne medievali e un Antiquario che trabocca di lapidi e di arredi funebri. Il tutto circondato dal verde dei monti e dall’oro della pianura, che pian piano cede spazio a innumerevoli capannoncini destinati a ospitare aziende artigianali e ipermercati. Soprattutto una città scomoda per spostarsi in automobile.

Per chi invece ha scelto di vivere ad Assisi essendo nato altrove, chi frate, chi suora, chi laico credente, la città è lo specchio della vita di un uomo chiamato Francesco, nato ad Assisi nei confini della valle Spoletana, come racconta Tommaso da Celano nella Vita I: “Vir erat in civitate Assisii, quae in finibus vallis Spoletanae sita est, nomine Franciscus”. La città conserva ancora i luoghi dove Francesco passò una giovinezza spensierata per poi dedicarsi a una penitenza incessante. Fino all’incontro con sorella morte sulla nuda terra della Porziuncola. Fino alla gloria che lo attese nella magnifica chiesa sul “colle del Paradiso”. Tra i due traguardi estremi vanno poste le strade, le piazze, le chiese e le case di questa città sul monte dove visse Francesco. Ci sono i monti e le valli, i castelli e i villaggi della valle Spoletana, che attraversò senza sosta. Ci sono le piazze affollate di Foligno, di Perugia, di Gubbio, che lo videro mercante o penitente. Gli eremi della valle Reatina, i monti del Casentino, dove cercò nel silenzio un colloquio con Dio e con gli angeli. Insomma, Assisi, la valle Spoletana, Greccio, la Verna, non sono solo pietre su pietre: sono Francesco in figura. La vera immagine di Francesco nei luoghi che lo videro protagonista schivo.

Francesco nacque da Pietro di Bernardone, un facoltoso mercante di stoffe che volle dargli questo nome al ritorno da un viaggio d’affari in Francia. La moglie Giovanna, in assenza del marito, aveva chiamato il figlio col proprio nome. Chiunque cerchi notizie sulla casa paterna di Francesco, non troverà informazioni né dal racconto dei primi biografi, né dalla moderna storiografia. C’è solo un timido cenno nella Vita I di Tommaso da Celano. Non lo dimostrano i ragionamenti degli studiosi: chi la riconobbe nel tracciato dell’antico decumano che andava dalla porta di San Giorgio alla piazza del Comune; chi nell’area della Chiesa Nuova alle spalle del Palazzo del Popolo; chi a ridosso della chiesa di San Paolo ai piedi del piazza del Comune; chi accanto alla chiesa di San Gregorio, cioè nei pressi della porta meridionale delle mura romane.




Finalmente, nel 1974 Cesare Cenci scovò negli archivi di Assisi un documento del 24 giugno 1309, nel quale si nominava la casa dove nacque il beato Francesco – “in domo ubi ortus fuit b. Franciscus”. Questa casa era posta accanto al “macello comunis”. In età medievale il mercato delle carni si teneva ad Assisi nei locali a pianterreno sul lato meridionale del Palazzo del Popolo, oggi sede di uffici comunali. Per nostra sfortuna, sono due i luoghi che aspirano a identificarsi in questo edificio. La prima è la Chiesa Nuova, che occupa gran parte della piazza retrostante il Palazzo del Popolo e che fu costruita nel XVII secolo al posto delle case che Giovanni Battista Bini aveva venduto ai frati dell’Osservanza come casa paterna di san Francesco. L’altro edificio è posto in fondo al vicolo che costeggia il fianco della Chiesa Nuova. La via termina con un imponente fabbricato che ha la sua facciata su corso Mazzini, l’antico decumano. Una lapide moderna chiama lo slargo in fondo al vicolo “Plateola Sancti Francisci parvuli”. Lì accanto c’è un arco gotico aperto in rottura sul muro romanico, per dove si entra in una minuscola cappella, coperta da una volta a ogiva e un tempo decorata con affreschi risalenti ai secoli XIII-XIV. Una pia leggenda narra come questa fosse in origine una stalla domestica, all’interno della quale si era appartata la madre di Francesco per dare alla luce il figlio. È evidente che si tratta di una contaminazione dal racconto della nascita di Gesù in una stalla che troviano nel Vangelo di Luca. Ancora una volta verità storica e leggenda s’incrociano. Ho paura che non ne verremo mai a capo.




Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Elvio Lunghi

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