Categorie: Pax et Justitia

‘Attendete di essere sepolti sotto le rovine?’. Il drammatico dialogo di Gesù con un sacerdote.

Il drammatico dialogo di Gesù con un sacerdote. ‘Attendete di essere sepolti sotto le rovine?’

Confidenze di Gesù a un Sacerdote (Mons. Ottavio Michelini)  

Gesù Misericordioso

12 dicembre 1975

LA VIRTU’ DELLA PIETA’

« E’ decreto della Divina Provvidenza che gli uomini pellegrinanti sulla terra abbiano a comu­nicare con Dio Creatore, Signore, Redentore e San­tificatore con segni e mezzi particolari.

Questi mezzi sono svariati ma tutti rispondenti allo scopo. Dio invece può comunicare con voi anche senza questi mezzi.

L’uso di questi mezzi, che regolano i rapporti vo­stri con Dio Creatore e Signore, si chiama « pietà ». La pietà è virtù di grande importanza perché serve alle anime per elevarsi al loro Creatore per lodarlo, ringraziarlo, glorificarlo, per esprimere a Lui i pro­pri sentimenti, per domandare a Lui perdono dei peccati commessi, per unirsi alle voci di tutto il Creato, per unirsi al coro universale di tutte le creature, animate e non animate, nell’inno dove­roso di lode a Lui, Alfa ed Omega di tutti e di tutto.

Dunque la pietà deve essere virtù di tutte le anime. Guai a coloro che la distruggono in se stessi; spengono in sé ogni luce divina isolandosi da Dio, rimanendo preda agognata di Satana.

Un uomo senza pietà è come un uomo privato dei suoi arti, che non può dare e non può ricevere nulla da nessuno; l’uomo senza pietà è mutilato della sua libertà, condannato ad essere lo schiavo di Satana. Nelle mani di Satana sarà strumento di perdizione.

Non pregano più

Da qui appare l’importanza di questa virtù fon­damentale che l’ateismo ha sempre cercato in tutti i modi e con tutti i mezzi di distruggere in milioni e milioni di anime.

L’ateismo oggi può vantare a ragione di avere distrutta questa virtù in moltissimi cristiani, per­fino nell’anima di molti sacerdoti, religiosi e suore che, abbacinati da questa assurda civiltà materia­listica, hanno spento in se stessi la sorgente che alimentava la loro vita interiore, anima di ogni attività pastorale. Senza della pietà le anime inari­discono, trasformando la Chiesa da giardino in deserto.

Quanti sono i sacerdoti che non pregano più!… Niente recita dell’Ufficio divino, niente Rosario « tabù buono per altri tempi », niente meditazione. Al posto di queste pratiche: radio, televisione, canzo­nette, letture ed altro ancora di cui è meglio tacere. Le luci della fede, della speranza e dell’amore sono spente e il processo di disintegrazione della vita divina è quasi consumato.

Detronizzato Dio dall’animo, al suo posto hanno sostituito un mitico progresso sociale e un’altret­tanta ipotetica giustizia sociale che mai potranno realizzare, poiché è chiaro che nessun progresso e tanto meno nessuna giustizia sociale è realizzabile senza la vera libertà, senza l’aiuto di Dio.

Aprire gli occhi

Figlio, il mio Vicario sulla terra conosce e segue la crescente fase di disintegrazione morale e spiri­tuale del mio Corpo Mistico e ne è addolorato. Ne soffre perché per molti sacerdoti e anche per qualche vescovo sono rimasti inascoltati i suoi numerosi appelli alla fede viva, alla vera pietà, sola sorgente di fecondità spirituale.

Non ascoltando il Papa non si ascolta Me; igno­rando il Papa si ignora Me; non seguendo il Papa non si segue Me.

Che si aspetta ancora a scuotersi dal torpore?

Che si aspetta ancora ad aprire gli occhi alla realtà che vi sovrasta?

Attendete passivi di essere sepolti sotto le rovine? Ti ho detto, figlio, come vorrei in ogni Comunità Parrocchiale la Pia Unione degli Amici del SS. Sa­cramento. Provvedi, senza perdere tempo, a far pervenire ai Parroci che conosci lo statuto che ti ho dato: sarà un riaccendere il fuoco in tante anime. Prega, figlio mio, e fa pregare.

13 dicembre 1975

LA FORTEZZA INTERIORE

Scrivi, figlio

In un precedente messaggio ti ho parlato assai di una virtù importante. Tutte le virtù sono por­tanti, come tutte le membra di un corpo, ma vi sono membra di maggiore importanza, altre d’im­portanza minore.

La virtù di cui ora intendo parlarti è quella della fortezza interiore di cui il cristiano ha estrema necessità, dovendo combattere per tutta la sua vita contro le forze del Male.

« Militia est vita hominis super terram » È una verità trascurata, trattata scialbamente alla stregua di tutti gli altri problemi ecclesiali, mentre si do­veva farne oggetto particolare di studio e prendere adeguate misure per diffonderla e proteggerla da ogni insidia del Nemico.

Man mano che il fanciullo prende coscienza delle difficoltà spirituali che incontra per conservarsi buono e mantenersi fedele a Dio Creatore, Reden­tore e Santificatore, deve essere illuminato. Va aiu­tato ad allenarsi con la virtù della fortezza e a formarsi la realistica visione della lotta come prin­cipale scopo della sua vita terrena per il raggiun­gimento della vita eterna.

Debbono essere indicati a lui le armi indispen­sabili alla lotta, debbono essere indicati a lui i tempi e i modi per l’efficace uso di queste armi.

Gli uomini insegnano a soldati in un modo molto più impegnativo l’uso delle armi; fanno com­piere esercitazioni e spiegano ai soldati quando, come e perchè si deve ricorrere all’uso di queste armi. Solo nella mia Chiesa, che non difetta delle strutture necessarie, non si è capito l’importanza di questo problema centrale della pastorale. Tolto questo, il resto è marginale, è cornice. A che servi­rebbe all’uomo tutto il resto, se poi alla fine per­desse la sua anima?

Dipende la salvezza

Tutta l’educazione e formazione da darsi ai fanciulli che, aprendosi alla vita incontrano le prime difficoltà, deve essere imperniata in questi punti, di cui si è già detto nei precedenti messaggi: Crea­zione e caduta dell’uomo; Incarnazione – Passione e Morte di Me, Verbo di Dio per la liberazione dell’umanità; la mia Redenzione, il mio Corpo Mi­stico uscito dal mio Cuore aperto.

Perché insisto tanto su questi punti che for­mano la spina dorsale della storia del genere umano? Perché a queste realtà storiche è legata la vita di tutti gli uomini.

Gli uomini non possono sottrarsi a quresta lotta, dalla cui sorte dipende o la salvezza o la danna­zione eterna.

Nessun uomo al mondo può presumere di poter affrontare un nemico superiore per natura e per potenza, senza un aiuto adeguato che Io ho provve­duto a dargli, al prezzo che ben conoscete.

Per questo ho voluto la Chiesa nel mondo. Il suo scopo non è solo quello di generare i figli a Dio ma, in tutti i modi e con mezzi che possiede. Essa deve farli crescere, nutrirli e difenderli.

Siccome la Chiesa non è formata solo dalla Gerarchia ma da tutti i battezzati, ecco che geni­tori, educatori e sacerdoti hanno il gravissimo do­vere d’impegnarsi a fondo in questa pastorale, intesa a far capire agli uomini che è loro dovere combattere Satana che incarna il male, in ogni momento della loro vita, usando le armi adeguate e al momento giusto.

Questa lotta deve avere per il cristiano la precedenza su tutte le altre cose; del resto è chiaro che le altre cose valgono sono nella misura che servono al raggiungimento del fine della nostra vita. Non deve essere dimenticato mai che Io del cri­stiano ho fatto un soldato, un combattente. Forti nella fede, forti nella speranza, forti nell’amore, ben armati ed equipaggiati, potranno affrontare il Nemico con la certezza della vittoria, come Davide che ha combattuto e vinto Golia.

Formazione errata

Figlio, dimmi se l’impostazione data da parte dei così detti genitori cristiani, alla formazione ed educazione dei loro figli sembra a te quella giusta!

Dei figli hanno fatto dei pupazzi prima, poi degli idoli, infine dei tiranni prepotenti.

Nulla si nega ai figli. Fin dalla primissima infan­zia, ogni capriccio è soddisfatto, ogni desiderio è appagato. Crescono così giorno per giorno le esi­genze; tutto possono dire, tutto possono fare, tutto possono sperimentare ed ecco che avete già nelle scuole elementari dei fanciulli drogati.

Non si è mai chiesto a loro una rinuncia, un sacrificio; v’è da stupirsi se il vizio ora li domina prima ancora che questi boccioli si schiudano alla vita?

Molti genitori di questi figli si ritengono buoni cristiani; si confessano di quando in quando, i miei sacerdoti li assolvono con bonaria benevolenza e i vescovi continuano il loro sonno.

Siamo arrivati a questo punto di pervertimento; si è perduto di vista il problema principale. Si discute d’infinite cose, ma non ci si trova attorno al Pastore per studiare una strategia comune circa il più grande problema di tutta la Pastorale. Non si curano malattie mentali con blande me­dicine generiche, non si cura un tumore con una pastiglia qualunque. Anche se un intervento chirur­gico non è gradito, non si esita a compierlo quando v’è di mezzo la vita. Ma quante paure, ma quanti timori vani, quando si tratta del bene supremo dell’anima! Si esita, si teme e si rimanda la solu­zione giusta alle calende greche.

La debolezza e le incertezze di vescovi e sacer­doti sono una delle cause principali dei molti mali di cui soffre la Chiesa oggi.

Interventi ponderati sì, ma rapidi, presi al mo­mento giusto, avrebbero evitato tanti guai. Quale incalcolabile danno alle anime !

Prega, figlio mio, prega e offrimi le tue piccole sofferenze per mitigare l’infinita tristezza del mio Cuore misericordioso.

Ti benedico: non preoccuparti di ciò che sarà di te. Ti basta il mio amore, ti basta sapere che sei nel mio Cuore.

14 dicembre 1975

RIACCENDERE IL FUOCO

Scrivi, figlio mio.

Più volte ti ho parlato dell’Amore; con insi­stenza sono ritornato su questo argomento. Ciò risponde alla logica; questo è argomento inesauri­bile, perché inesauribile sono Io, l’Amore.

Ho dato agli uomini un comandamento nuovo, sintesi di tutta la legge. Ho dato all’umanità la chiave della felicità; infatti se gli uomini mettes­sero in pratica il mio comandamento, la terra sa­rebbe trasformata nell’anticamera del Paradiso. In Paradiso v’è il trionfo dell’amore.

Io sono l’Amore e di Me vivono tutte le anime. La perfezione della vita sulla terra è data dal grado d’intensità con cui le anime amano Me e con Me amano i fratelli. Tanto più perfetti e santi si è, quanto più si ama. Nell’amore vero, cioè nell’amore mio sta la vera ragione della vita, l’autentica gioia della vita.

Il dono della libertà

Sforzati, figlio, ad immaginare la vita dell’uomo senza un briciolo d’amore! Che cosa sarebbe se non vita cupa e disperata, arida e infeconda, senza mai un sorriso (il sorriso è l’inizio di un atto di amore), senza un raggio di luce.

È la vita dei demoni, è la vita dei dannati. È la vita di coloro che si lasciano travolgere dagli spiriti maligni che sono orgoglio, odio e dispera­zione, invidia, gelosia e sete inestinguibile di male. Questi spiriti dannati, corrosi dal cocente biso­gno di operare il male, sono operatori d’iniquità, sono fomentatori di violenze, di bestemmie, di odii e divisioni, di eresie, di oscenità e di quanto ancora v’è di male nell’universo.

Al contrario, l’amore è ardore di bene, è opera­tore di bene, è trasporto irresistibile dell’anima, che ne è invasa verso Dio e verso i fratelli.

L’amore è un sentimento misterioso che ha la sua sorgente in Dio e, come freccia scattata da arco, si dirige verso le anime che dell’amore sono l’oggetto. Le anime sono di natura diversa dalla materia a cui, in terra, sono unite.

L’anima è il soffio divino della vita che informa la materia, l’anima quindi assomiglia a Dio. Libera ed intelligente può accettare l’amore o rifiutare l’amore, lo può accettare in misura e gradi diversi. Il sole, figlio, stende i suoi raggi, la sua luce e il suo calore sui corpi che sono nella sua orbita e i corpi, dai più nobili ai più vili, ricevono le irra­diazioni solari senza rifiuto e senza contaminare né luce né calore. Ma per le anime non è così.

Le anime possono abdicare all’amore e optare per l’odio, possono abdicare alla luce e optare per le tenebre, possono abdicare al bene e optare per il male. Se gli uomini capissero il dono della libertà!…

Se gli uomini capissero che cosa racchiude in sé questo dono: scegliere una felicità eterna che nessuna lingua può descrivere e che solo il Padre può dare, oppure una infelicità non comprensibile da parte dell’uomo pellegrino sulla terra. Rifiutano l’amore

Nell’umanità viandante non v’è ancora amore perfetto: questo amore perfetto consiste nell’amare Dio Uno e Trino e nell’amare i fratelli più di ogni altra cosa al mondo; è il comandamento nuovo liberamente accettato e vissuto nel grado più alto d’intensità.

Questa perfezione dell’amore si raggiunge e si completa in Paradiso. Il grado di gloria corrisponde a questo grado di amore: più intenso è l’amore raggiunto, più alto è il grado di gloria.

Perché gli uomini rifiutano l’amore? perché gli uomini non sanno valutare il bene maggiore per cui sono stati creati? Anche in questo gravi respon­sabilità pesano sulla coscienza dei miei sacerdoti e pastori.

Se coloro che sono adibiti ad alimentare gli alti forni delle acciaierie cessano di alimentare il fuoco, tutto si arresta; cessa il fuoco nei forni, cessa ogni attività nello stabilimento. Così potete dire per le grandi centrali termo-elettriche. L’amore può essere paragonato al fuoco, di qualunque natura esso sia, che alimenta l’acciaieria o la grande centrale: se cessa il fuoco, cessa di pulsare la vita.

Nella mia Chiesa molti forni si sono spenti. Ogni Vescovo e ogni sacerdote deve essere un forno incandescente che sprigiona calore, energia spiri­tuale con la santità della vita, con la potenza della Grazia divina, con la divina Parola.

Ma se questi forni non sono alimentati, in loro e nelle loro comunità si spegne pian piano la vita. Per questa triste realtà la Chiesa soffre.

Il vero problema

Quale stupendo miracolo si compirebbe, quali prodigi vedrebbe il mondo se i Vescovi chiamas­sero attorno a se i loro sacerdoti e con umiltà vera, vera, vera (come Io l’ho insegnata loro) e senza della quale non v’è genuina vitalità interiore, con­venissero insieme di riaccendere in se stessi il fuoco dell’amore per comunicarlo ai loro figli e fratelli! Oh, se mettendo da parte quelle cose che ben poco servono alla salvezza delle anime, si dedicas­sero intensamente al vero problema della Chiesa, quello di arginare e controbattere l’offensiva sca­tenata dalle forze dell’Inferno, usando e affilando le armi messe in disuso della preghiera, della mor­tificazione, della penitenza interiore ed esteriore, camminando d’innanzi a Me nell’obbedienza al mio Vicario e alla Gerarchia nella povertà evangelica!

Il mondo potrebbe essere ancora salvato dalla frana in atto che lo minaccia…

Ma non si può pregare, non si può mortificarsi, non si può accettare la sofferenza se non si crede e se non si ama.

Ecco, figlio mio, ancora una volta arrivati al nocciolo della questione: c’è crisi di fede. E neces­sariamente c’è crisi di amore.

Molti parlano di amore, ma in realtà in poche anime esso arde davvero. La crisi di fede ha spento molti forni nella Chiesa stessa.

Bisogna riaccenderli, senza perdere tempo, per­ché la Vita divina rifluisca nelle anime.

Figlio, prega e fa pregare le anime buone. Of­frirsi con generosità al mio Cuore misericordioso e al Cuore Immacolato della mia e vostra Madre vuol dire riaccendere il fuoco dove è freddo e gelo di morte.

Ti benedico.

21 dicembre 1975

VIVONO IN SUPERFICIE

Figlio, scrivi:

« In Lui siamo, in Lui viviamo, in Lui ci muo­viamo! » Quanti pregiudizi nelle vostre anime in merito alla mia reale presenza in tutte le cose! Ho detto: in tutte le cose.

Sono infinito: ovunque tu giungi, non dico con il tuo corpo, ma con la tua anima, là Io sono.

Per questo ho detto: « Cammina alla mia pre­senza e sarai perfetto ».

Ci si può sottrarre alla presenza di Dio? Lo cre­dettero stoltamente Adamo ed Eva che si nascosero dopo aver consumato il loro peccato; lo pensano molti uomini, molti cristiani nell’atto di consumare il loro peccato. Lo pensa perfino qualche mio sacerdote.

Quanta stoltezza e cecità! Nessuno può sfuggire allo sguardo di Dio. « In Lui siamo, in Lui viviamo, in Lui ci muoviamo ». Non senti, figlio mio, la pre­senza di Me, Verbo di Dio, Uno e Trino, nella tua anima?

Tutto da Dio

Se gli uomini usassero meglio le facoltà del loro animo, penetrando con la riflessione questa stupenda realtà divina, quanto bene ne trarrebbero!

Ma gli uomini oggi non pensano; pochi sono quelli che meditano. Vivono in superficie.

Ricordate: Non solo « in Lui siamo, in Lui ci muoviamo, in Lui viviamo » ma tutto ciò che ab­biamo, lo abbiamo da Lui.

Non da noi ci siamo dati la vita, non noi ci siamo dati la fede, non noi ci siamo dati la vita soprannaturale della Grazia, non noi ci siamo dati la Chiesa: tutto da Dio, tutto da Dio!

Ma molti cristiani e sacerdoti usano e abusano dei doni di Dio come se si trattasse di cose loro, di loro proprietà ed è così che sovvertono l’ordine naturale, morale e spirituale stabilito da Dio.

Solo l’uomo, creatura intelligente, creato con atto di amore infinito, per essere il fedele interprete dell’universo e renderne lode e grazie a Dio, si trasforma in un elemento di disordine.

Pensa, figlio, se gli astri un giorno qualsiasi uscissero dalla loro orbita e si mettessero a cammi­nare per conto loro, quale cataclisma avverrebbe negli spazi!

Agli uomini è stata data intelligenza, volontà, libertà, non per creare il caos (come l’hanno creato e ben più grande di quello di Babele). Disordine nella loro vita fisica, disordine morale e spirituale, disordine personale e familiare, disordine sociale, disordine mondiale…

Figlio, anche i ciechi possono constatare questa realtà prodotta, con diabolica tenacia, dagli uomini di questa generazione perversa. Disordine anche nella mia Chiesa, disordine nella vita di molti miei sacerdoti !…

Gli uomini di questo secolo, anziché seguire il logico percorso della natura, della ragione e della fede, anziché guardare alla stella luminosa posta da Dio per diradare le tenebre di questo mondo e rendere più facile e più sicuro il cammino verso il raggiungimento del loro fine, hanno invertito l’or­dine e l’armonia stabiliti da Dio.

Quale sarà, figlio mio, la conseguenza di questo disordine di proporzioni inaudite e che non ha ri­scontro in tutti i mali dei secoli passati?

Il cataclisma sarà su misura delle cause che l’anno provocato.

Non si illudano…

Non si illudano gli uomini. Abbandonando Dio, bontà infinita, si sono lasciati sviare dalle potenze dell’Inferno, dagli spiriti pervertiti. Correndo verso la loro rovina, creando disordine e caos come non fu mai, distruggono l’ordine prestabilito da Dio. Dio è ordine, e nel suo ordine l’uomo trova la pace in terra, preludio e germoglio della sua felicità eterna.

Gli uomini di buona volontà debbono collabo­rare. Debbono collaborare con Me i vescovi, i sacer­doti e i buoni cristiani per ristabilire l’ordine morale semidistrutto dal peccato, e uniti nell’amore e nella penitenza, portare a Dio le anime a Lui strappate. I mezzi per questa collaborazione, che Io chiedo a tutti i miei figli, sono come sempre Fede, Speranza e Carità; prudenza e giustizia, fortezza e temperanza. Sono la preghiera, i sacra­menti e la penitenza esteriore ed interiore.

Usate i mezzi sicuri, collaudati da tutti i Santi! Credete, amate, sperate senza misura e sarete prodigiosamente fecondi.

Figlio mio, ti benedico, voglimi bene. Non du­bitare mai. Io sono fedele alle mie promesse.

27 dicembre 1975

LA VOSTRA GRANDEZZA

« Figlio mio, so che voi desiderate un messaggio dalla X. Essa molto Mi ha amato, per questo ha sofferto molto.

Misura del suo amore è stata la sua grande sofferenza.

Nel Regno della luce e dell’amore, ove beata si trova, vi segue e, come madre amorosa, per voi prega ed intercede ».

« Figli miei, la morte non ha stroncato i nostri rapporti spirituali ed il reciproco e santo amore; anzi la morte è servita a renderli più stretti, a ren­dere più intenso e più operante il nostro amore. Don O., dici il vero quando affermi che non sono stata estranea agli avvenimenti della tua vita in questi ultimi anni, come lo sono tutt’ora, come non sono estranea alla vita e alle cose del mio R. e della sorella M.

Molto ho fatto per voi; molto mi rimane da fare. Ma, figlioli, voi che siete Sacerdoti, non perdete mai di vista, la vostra grandezza, la dignità sacer­dotale! Non dimenticate, neppure per un istante, il fine della vostra vocazione: strappare a Satana le anime con tutti i mezzi che la divina Misericordia ha messo a vostra disposizione.

Non dimenticate che l’universo tutto non vale quanto vale un’anima.

Figli miei, per strappare anime all’inferno biso­gna molto pregare, molto soffrire, molto lottare contro le forze tenebrose del male con una lotta senza tregua e perseverante fino alla fine.

Strappare anime al male, portare queste anime ai Cuori di Gesù e di Maria Santissima; ecco la vostra ineguagliabile missione!

Nulla sono le cose…

Nulla sono le cose, nulla sono tutti i beni ter­reni. Servitevene solo per l’indispensabile. Non si at­tacchino i vostri cuori ai beni che, prima o poi, si dissolveranno nel nulla, ma aggrappatevi al Bene Supremo. L’amore vostro a Dio e l’amore vostro ai fratelli (testimoniando ouesto amore, predicando a tutti) questo è il vero fine della vita.

Confermate questo amore con il sigillo della piena, perseverante adesione alla Volontà divina, la quale vi farà santi e vi aprirà i tesori di Grazia e di grazie racchiuse nel Cuore Misericordioso di Gesù.

Io sono immersa nella luce e nell’amore di Dio. Vano sarebbe tentare di dirvi la mia felicità. Non ottanta anni di vita ma tutto il tempo, dalla sua creazione alla sua fine, sarebbe insufficiente per guadagnare tanta felicità !

Nessuna fatica, nessuna sofferenza, nessuna pena a voi richiesta sembri a voi inutile: sono assai pre­ziose per le anime.

Nessuna cosa al mondo vi può strappare dal­l’amore di Cristo, purché a Lui vogliate essere uniti con Fede. La Speranza irradierà il vostro animo nell’oscurità che si sta facendo sul mondo e sulla Chiesa.

Figlioli miei, coraggio!

Figlioli miei, coraggio! La vita terrena, vista da quassù, è un lampo che guizza nello spazio e si spegne. Io vi assicuro la mia valida intercessione presso Colui e Colei che tutto possono.

Non lasciatevi fuorviare e tanto meno intimo­rire dal Maligno: combattetelo in tutti i modi, con tutti i mezzi. Siate fiduciosi, siate lievito, siate fermento di vita. Paurosa è la cecità degli uomini, dei cristiani; terrificante il pervertimento di molti sacerdoti e il numero delle anime che vanno al­l’Inferno con i segni indistruttibili della loro con­sacrazione a Dio.

Pregate e fate pregare, invitate alla penitenza, non curatevi di ciò che la stoltezza umana potrà suscitare contro di voi.

Don X., figlio mio, il nostro patto continua; iniziato nel tempo continua nell’eternità.

30 dicembre 1975

ALBA DI RISURREZIONE

Ti ho parlato di forze tenebrose, di nubi che avvolgono la mia Chiesa.

Queste espressioni sono solo dei modi di dire, o una realtà a cui bisogna credere?

Figlio, ti voglio chiarire bene questo, perciò ri­chiamo alla tua mente il Profeta Isaia il quale dice « Alzati, rivestiti di luce perché viene la tua Luce. La gloria del Signore brilla sopra di te, poiché ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni ma su di te risplende il Signore ».

Io venni al mondo in una notte oscura.

La notte dei tempi era calata sull’umanità. Io nacqui nel cuore della notte per indicare le tenebre che avvolgevano l’umanità tutta, provocate da Satana con l’insidia tesa ai progenitori.

Alla luce della Grazia, subentrò in Adamo ed Eva e nei loro discendenti la notte del peccato, dell’igno­ranza, del male, di tutto il male.

Non per niente la mia Nascita fu annunciata dalla comparsa in cielo di una stella, ed un chiarore prodigioso rischiarò le tenebre della stalla in cui Io nacqui.

Io, Luce del mondo, venni per fugare le tenebre nelle quali l’umanità era avvolta.

Buio intenso si fece pure sul Calvario. Era pieno meriggio quando fui innalzato da terra, ma da quel momento la luce del giorno si fece sempre più tenue; ad essa subentrarono tenebre profonde al­lorché esalai il mio spirito.

Tenebre esteriori ad indicare le tenebre interiori di sacerdoti e scribi, di farisei e dottori e di tutto il popolo che, con malvagio sadismo, avevano voluto assistere alla mia Passione e Morte.

Il peccato di superbia

Il peccato, figlio, porta sempre oscurità; in modo speciale il peccato di Satana. Il peccato di superbia infittisce le tenebre e le trasforma in buio totale per cui l’anima contagiata non vede più nulla.

Non valsero i miracoli da Me compiuti durante la mia Passione, come non valsero i miracoli com­piuti durante la mia vita pubblica. Neppure la risur­rezione di Lazzaro, alla quale pur assistettero non pochi sacerdoti e dottori della legge, non valse a diradare il buio nell’animo dei presuntuosi sacer­doti del tempio.

Così, figlio, tante anime, tanti sacerdoti non vedono ora i miracoli da Me compiuti in continua­zione nella mia Chiesa. La mia morte fu accompa­gnata da fatti extranaturali

– Un violento terremoto fece traballare la terra.

– Il tempio di Gerusalemme fu scosso dalle fondamenta.

– Il velo del tempio si squarciò e alcuni morti risorsero.

Essi, i superbi del Tempio, nulla videro e nulla capirono, ma il Centurione, pagano, battendosi il petto disse: « Costui è veramente il Figlio di Dio ».

Buio produsse allora e buio produce oggi il ri­fiuto di Dio.

Ecco perché ti ripeto che molti non accette­ranno questi messaggi.

Perché, figlio mio, ti ho voluto dire questo?

Vi è una grande analogia fra i tempi attuali e quelli della mia vita terrena, perché la Passione da Me sofferta sta per rinnovarsi nel mio Corpo Mistico. Perché ti ho detto questo?

Perché scribi, sacerdoti e farisei non mancano neppure oggi e non sono meno ipocriti di quelli di allora.

Tu non vedi che ben poco della realtà nella mia Chiesa: formalismo, tanto formalismo… E quanta oscurità!

Sì! Non tarderà l’ora delle tenebre.

Non tarderà il Venerdì Santo per la mia Chiesa! Ma Io ad esso farò seguire una radiosa, lumi­nosissima alba di risurrezione.

Ti benedico, figlio mio.

31 dicembre 1975

FIAT VOLUNTAS TUA

Desidero parlarti di un articolo della Preghiera che ho insegnato ai miei Apostoli: la mia Volontà. Vi è una Volontà divina a tutti nota; nessuno può ignorarla, anche i non cristiani la conoscono. Questa Volontà la conoscono i buoni e la cono­scono gli empi, anche se pochi uomini vi aderiscono. Questa mia Volontà è generica. Tutti sanno che Dio vuole solo il bene e questo bene lo esige da tutti. Tutti sanno che Dio non vuole il male, mai per nessuna ragione. Il male non ha e non può avere nessuna giustificazione; non vi è fine o ra­gione che possa giustificare il male; mai, assolutamente mai.

Vi è poi una Volontà mia, meno generica ma sempre però nota a tutti: Io voglio l’osservanza dei dieci comandamenti.

Tutti sanno che Io voglio il rispetto della vita di tutti, che voglio il rispetto del Nome santo di Dio e la santificazione della Festa, anche se oggi una grande maggioranza profana la Festa in modo scandaloso.

Tutti sanno che Io voglio il reciproco amore dei coniugi, il rispetto dei genitori e dei figli, l’ob­bedienza all’autorità costituita, ecc.

Questa mia Volontà è calpestata dai più.

Vi è poi una Volontà divina meno nota, ma non per questo meno vincolante: è quella per cui Dio vuole gli uomini collocati nel posto giusto nella Famiglia, nella Chiesa, nella Società civile: questa Volontà può essere da voi conosciuta per mezzo della preghiera.

Il Padre mio concede lumi e aiuti particolari perché ogni creatura retta si collochi nel giusto posto, segua cioè la sua vocazione.

La Volontà permissiva

Infine vi è una Volontà permissiva, che pure deve essere accettata, confidando nella mia Bontà, nel mio Amore, nella mia Sapienza.

Non Io voglio le calamità e le sciagure che afflig­gono gli uomini. Voi uomini le provocate con il vostro pervertimento, con la vostra ribellione alle leggi divine e naturali.

Io permetto queste sciagure per l’attuazione di un mio disegno di misericordia e di giustizia, onde trarre un bene spirituale per le anime.

Non di rado gli uomini, provati dalla sofferenza e dalle sventure, si scagliano contro Dio accusan­dolo di insensibilità, di sordità. La cecità li fa par­lare così, dimenticando che per i loro peccati avvengono le cose avverse e ignorando il bene, ben più grande di tutte le loro sofferenze, che da esse Io so trarre.

Se la colpevole ignoranza della Volontà divina è sventura per tutti, cosa si può dire quando questo rifiuto della luce circa un problema essenziale per la salvezza dell’uomo è fatto da anime consacrate? Abdicare al bene per il male è colpa grave contro la divina Volontà.

Il volersi sostituire a Dio e pretendere di im­porre ad altri la propria volontà è male senza misura. Il rifiuto degli impulsi della Grazia, peccato così frequente, è contro la Volontà divina.

Opporsi alla Volontà divina, con l’opporsi alla vocazione propria o a quella d’altri, è peccato che provoca lo sdegno di Dio.

Per vivere una vita ordinata nella Famiglia, nella Chiesa, nella Società civile, per il raggiungimento del fine di ciascuna di queste società, ho dato co­mandamenti e precetti, ho insegnato agli uomini che cosa devono quotidianamente chiedere a Dio Creatore, Redentore e Santificatore.

Sintesi meravigliosa

Nella preghiera del Pater Noster c’è tutto in una sintesi meravigliosa e semplice, a tutti acces­sibile e che nessuna Magistratura al mondo po­trebbe imitare.

Nonostante questo vedi, figlio, quale è la situa­zione. Neppure ai tempi di Babele si ebbe una con­fusione simile.

Le tenebre coprono la terra; gli uomini non si capiscono più.

La superbia, la stoltezza e la presunzione umana sono senza limiti e oggi hanno raggiunto un livello mai conosciuto nei secoli passati.

Gli uomini di questa generazione, nel loro ridi­colo e puerile orgoglio, hanno perduto il senso del bene e del male, stanno legalizzando il crimine divorzio, aborto, matrimoni abnormi, poligamia di fatto, ecc.

Cercano di giustificare ogni specie di male. L’uomo ignora la sua dignità di figlio di Dio, ignora e rinnega se stesso. A questo ha portato l’ateismo, sia teorico che pratico, diffuso in tutto il mondo. L’uomo sta attivamente lavorando per la sua distruzione. La sua superbia, l’orgoglio, il rifiuto di Dio hanno provocato la frana che lo travolgerà.

Figlio mio, dillo a tutti: debbono conoscere che l’ora si avvicina.

Ti benedico, voglimi bene.

1 gennaio 1976

COSA FARAI, SIGNORE?

« Con azione devastatrice Satana dilania con rabbia l’umanità, ed in particolare la Chiesa. Infatti oggi nella Chiesa avvengono cose che non si possono umanamente spiegare se non con l’uso forsennato da parte di Satana di tutte le po­tenze dell’Inferno insidiando, sobillando e tormen­tando anime.

Basta essere un tantino obbiettivi per rendersi conto dei sacrilegi compiuti in varie nazioni tra­mite stampa, televisione, films. Satana non rispar­mia nessuno; è entrato dovunque, spadroneggia alla base della Chiesa e non ha risparmiato il vertice.

Il Papa, mio Vicario sulla terra, deve muoversi in mezzo a mille difficoltà.

Non scendo ai particolari di questa poderosa offensiva dell’inferno contro la Chiesa mia, contro i figli di Dio. È più che sufficiente quello che potete vedere con i vostri occhi, anche se riflette solo in parte quello che voi non potete vedere.

– Che cosa farai Tu, Signore, per non permet­tere che la Chiesa abbia a soccombere ?

Ti ripeto che, se le acque putride continuano a salire, non si deve solo alla velenosa azione dell’In­ferno.

Responsabilità pesano anche sull’animo dei pa­stori, sacerdoti e religiosi che non hanno reagito a dovere all’insidia del Nemico, che non hanno arginato il male. Non di rado hanno assecondato i piani del demonio, altre volte ne sono diventati gli esecutori. Dolorosissima realtà che ha aumen­tato l’ardire delle forze del male e indebolite enor­memente le forze del bene.

Che cosa ho fatto e faccio Io?

Io sono la Vita, e la vita è movimento teso al bene delle anime che amo e che voglio salve. Ho suscitato grandi santi; ho mandato la mia Mamma che si è manifestata in tanti luoghi e a tante persone.

Ho già detto che non pochi interventi della Madre mia sono stati avversati e negati come au­tentici per timori ingiustificati, per rispetto umano. Per evitare noie si cerca la pace, ma così non si potrà avere la pace vera.

– Ho prescelto per la mia Chiesa Pontefici santi.

– Ho suscitati movimenti per la santificazione del clero.

– Ho voluto e promosso il Concilio.

Se tutto ciò che ho promosso nella mia Chiesa fosse stato accolto con una intelligente ed efficace risposta, con una adeguata mobilitazione di tutti i consacrati, come del resto Pio XII, con un accorato appello domandò a tutta la Chiesa, le acque turbi­nose non avrebbero raggiunto il livello attuale.

Tu mi chiedi, figlio, che faccio per salvare la mia Chiesa. Continuo ad effondere il mio Sangue anche se viene sacrilegamente profanato.

I veri carismatici

Ho mandato il mio Spirito che è amore. È fuoco che arde, che trasforma, che illumina e riscalda, che purifica e vivifica, ed aleggia su molte anime da voi chiamate carismatiche.

Ne ho suscitate in tutta la Chiesa; ma anche fra queste Satana si è insinuato seminando ambi­zioni, rivalità, divisioni. Queste anime devono rima­nere spiritualmente unite e mettere i doni ricevuti a servizio della Comunità ecclesiale.

I veri carismatici sono prescelti dallo Spirito Santo nella Chiesa, per la Chiesa. Non sono Chiesa. La Chiesa da Me fondata è quella gerarchica. Il carisma è destinato al bene della comunità. I carismatici si completano e si integrano nel­l’unità spirituale tra di loro, (pur nella distinzione delle particolari missioni) e con la Gerarchia.

Il carismatico è uno strumento dello Spirito Santo e, come tale, deve essere duttile e disponibile per l’attuazione di un piano che neppure lui conosce nella sua ampiezza, ma che è noto alla Provvidenza divina che questo piano ha predisposto.

Il carismatico è l’amministratore di un tesoro per il bene di tutti; non può impossessarsene per sé neppure per un istante; guai se si lascia disto­gliere da questo fine. Chi ha in custodia un tesoro, vigila pure per frustrare ogni tentativo del nemico di rapirglielo.

Voi, pellegrinanti sulla terra, di segni e richiami e prodigi quanti ne avete avuti dalla Madre mia, dai miei Santi, quanti!… Ma le tenebre della super­bia hanno reso ciechi fedeli, sacerdoti e anche qual­che pastore. Si è rifiutata la luce, si sono rifiutati gli intensi richiami interiori ed esteriori per cui vi siete allontanati sempre più da Dio.

– Che avverrà Signore? che avverrà, Gesù mio? « Lo sai quello che avverrà.

Misericordia e Giustizia divina non possono tollerare che si continui, con mostruosa ingratitu­dine, a popolare l’Inferno. Dio non può tollerare oltre che l’ordine stabilito (ordine morale, sociale, inter­nazionale, mondiale) sia così sfacciatamente scon­volto dal Nemico. Non può tollerare che il Ribelle e le sue legioni abbiano a spadroneggiare ancora sull’umanità da Me redenta.

Te lo ripeto, e se lo mettano bene in testa Vescovi e Sacerdoti, che se l’inimicus hominis è entrato nella vigna è anche perché coloro ai quali la vigna è stata affidata non hanno vigilato, non l’hanno cinta e difesa con i mezzi a loro disposizione. Facciano su questo un severo esame di coscienza.

Non si disarma di fronte ad un nemico agguer­rito e sempre in agguato! Debolezze, insipienza e ambizioni sono state le porte aperte al Nemico. Rilassatezze di religiosi e religiose, di consacrati in genere, che si sono dolcemente adattati alle astu­zie del Nemico tramite un neo paganesimo, furono tante barriere cadute.

La proliferazione di teorie infette di alcuni teo­logi assetati, più che di verità, di stessi, ha aumen­tato il caos nella mia Chiesa. Il danno arrecato alle anime non è valutabile a mente umana.

Io solo, eterno Giudice, ne vedo la gravità, ne misuro l’ampiezza, ne stimo la responsabilità e le conseguenze.

Questi teologi hanno calpestato Dio, hanno tra­fitto il mio Corpo Mistico, hanno profanato il mio Sangue, hanno avviato tante anime sulla strada della perdizione. Servi e collaboratori di Satana, hanno superbamente alzato il capo contro il mio Vi­cario per ripetere il diabolico grido: «Non serviam».

Se questi serpenti non si convertiranno, peri­ranno tra le fiamme dell’Inferno, di quell’Inferno al quale si sono rifiutati di credere.

Io, sono Giudice d’infinita Misericordia ma an­che di tremenda Giustizia.

Abbondano i tiepidi

Andrai, figlio mio, a portare i Messaggi a Vescovi e Sacerdoti. Meditino sulle responsabilità che pesano sulla loro coscienza.

Ti dissi che non mancano santi vescovi e ottimi sacerdoti, ma purtroppo abbondano i tiepidi, gli indifferenti, i presuntuosi; non mancano gli eretici e i miscredenti.

Non sembra questo assurdo e anacronistico? Eppure è realtà.

Prega, figlio mio! Non ti stancare, offrimi le tue sofferenze. Di te voglio fare una lucerna accesa, strumento nelle mie mani per la salvezza di tanti tuoi confratelli.

Non ti curare dell’opinione degli uomini.

Non distogliere il tuo sguardo da Me che ti amo. Ti benedico, unitamente a quelli che collaborano con te per la diffusione dei miei messaggi.

3 gennaio 1976

LA REDENZIONE CONTINUA

Figlio mio, scrivi

(…) È ben noto che in Dio non vi sono e non vi possono essere contraddizioni, che Dio è immu­tabile; Io, Dio Uno e Trino, sono infinitamente semplice.

In Me non vi sono attributi più perfetti, altri meno. Io sono la verità, la sapienza e la potenza, la giustizia e la misericordia, la luce e la vita.

L’inferno, creato per i reprobi, non è contro la misericordia, ed è conforme alla giustizia. Io, vero Dio e vero Uomo, essendomi addossato tutte le colpe dell’umanità, con la mia tremenda Pas­sione e Morte, ho soddisfatto e la giustizia e la misericordia. Atto d’infinita misericordia il Mistero della mia Incarnazione, atto d’infinita giustizia il Mistero della Passione e Morte.

« Justitia et misericordia osculatae sunt. » La vostra Passione

lo sono il Capo della mia Chiesa, voi ne siete le membra vive, libere e responsabili. Io Capo ho aderito alla volontà del Padre, con atto di miseri­cordia. Voi con Me formate un solo corpo.

Il Mistero della Redenzione è in atto, continua. Per nulla si oppone alla Misericordia divina il fatto che le membra dovranno, come il Capo, subire la loro passione.

V’è poi una cosa di grande importanza. La Madre mia e vostra, che è Madre di misericordia e spec­chio di giustizia, ha già ripetutamente avvertito l’umanità che, qualora non si verificassero le con­dizioni richieste di pentimento e di conversione, un tremendo castigo si sarebbe abbattuto sulle Nazioni.

La Madre mia vi ha avvertito che numerosis­sime sono le anime che vanno all’Inferno. Posso allora Io, l’Amore infinito, permettere che le anime da Me riscattate con un prezzo infinito di soffe­renza, in un crescendo pauroso abbiano a dannarsi?

Se nulla su di loro ha potuto la misericordia e l’amore, posso Io impedire che l’afflizione dovuta ai loro peccati, ed il caos da loro stessi provocato, abbiano da essere da Me convertiti in strumenti di salvezza di una umanità in sfacelo? No, figli miei. Purtroppo l’ora tremenda della purificazione è già in atto, ma la cecità degli uomini impedisce loro di vedere; l’ateismo è cecità profonda. L’ora si avvicina; diventa inevitabile solo per l’ostina­tezza di questa generazione incredula che ama l’er­rore, che rifiuta la giustizia ovunque lesa ed offesa.

Io voglio una Chiesa rigenerata, ove giustizia, pace ed amore abbiano a risplendere con luce mai vista. Io voglio porre termine alla emorragia di anime che vanno perdute, Io voglio ristabilire l’or­dine turbato.

Io voglio che il mio popolo torni ad essere il popolo di Dio, e tutto questo Io l’otterrò valendomi della stoltezza e della iniquità degli uomini.

Mostrerò alle generazioni quanto sia buono e mi­sericordioso il loro Dio.

7 gennaio 1976

REGINA APOSTOLORUM

– Gesù: « È la Madre mia e tua che ti parla. Ascoltala con umiltà e amore, con fede viva ».

« Figlio, prescelta per essere la Benedetta fra tutte le donne, ab aeterno nel cuore di Dio sono l’oggetto del suo Amore infinito. Piacqui a Dio per il mio filiale candore, ma piacqui ancor più a Dio per l’umiltà.

Il Figlio mio, prima di salire al Cielo, mi disse che Io non avrei potuto seguirlo subito nella Casa del Padre, ma avrei dovuto rimanere sulla terra per essere Madre della nascente Chiesa, e conti­nuare a generare la Chiesa nell’Amore.

Con Gesù la generai nel dolore atroce, senza confine. Come Madre e Corredentrice dovevo gene­rare il suo Corpo Mistico nell’Amore.

Il mio e vostro Gesù, nell’attuazione del Mistero di Salvezza, volle Me vicina a Lui. Lui Figlio di Dio, ma anche vero figlio mio secondo la Carne, volle me Corredentrice e Madre del suo Corpo Mistico.

Vera sacerdotessa

Mi compete veramente il titolo di Madre della Chiesa. Ma non basta. Se ti ricordi, o figlio, in un messaggio ti è stato rivelato che Io, Maria, Madre di Dio, unica e sola donna nella Chiesa sono vera Sacerdotessa.

Gesù, Sacerdote Eterno, ha partecipato a Me la Sua Vita divina. E Gesù è Dio immutabile, sem­plicissimo.

Io, come è stato altre volte accennato, donai a Lui la vita umana e Lui donò a me la Vita divina; ora della Vita divina è pure il Sacerdozio. Si po­trebbe allora pensare che il Sacerdozio a Me parte­cipato sia come quello donato ad ogni battezzato; come natura sì, come misura no.

A Me fu partecipata la pienezza sacerdotale, in forma diversa e insieme superiore a quella parteci­pata agli Apostoli dei quali sono veramente Regina. Giustamente mi si invoca Regina Apostolorum !

Io fui profondamente rispettosa della Gerarchia, voluta ed istituita da Gesù Redentore.

Capo visibile di questa Gerarchia per divina Volontà fu Pietro. Io ero la Regina degli Apostoli, e come Madre della Chiesa e come loro Madre e Regina mi riconobbero e onorarono gli stessi Apostoli.

Anche Pietro, negli anni che rimase a Gerusa­lemme, a Me veniva per conforto e madre mi chiamava, a Me veniva per consiglio e per aiuto e come Regina mi onorava.

Se mi stimassero veramente…

Se i miei Pastori e i miei Sacerdoti avessero piena coscienza dei legami spirituali che ci uni­scono, se mi stimassero veramente Madre e Regina loro, Io li coprirei di grazie, come sono larga e generosa di aiuto per tutti quei figli che mi amano e che diffondono la devozione al mio Cuore Im­macolato.

Presente nel Cenacolo, nel giorno della Pente­coste, con gli Apostoli mi preparai e li preparai a ricevere lo Spirito Santo. Su di me scese in misura superiore: Io, la Sposa dello Spirito Santo, ne fui ripiena.

Non ci si dimentica della propria madre ter­rena perché si sa che la tenerezza del suo amore non viene mai meno. Ma, figlio mio, l’amore con cui vi ama la vostra Mamma Celeste è immensa­mente superiore a qualsiasi amore umano!

Io amo tutti, e tutti vi voglio salvi.

Non resistete alla voce di Dio che vi chiama ad una vera, sincera conversione.

Temete il Signore che passa!…

Leggete con umiltà i messaggi che la Bontà divina vi ha inviato.

È misericordia, misericordia grande quella di avvertirvi dell’ora della purificazione ormai vicina. Ti benedico, figliolo.

10 gennaio 1976

RIFLESSIONI SU ALCUNI MESSAGGI

La partecipazione nostra, quali ministri di Dio, al Mistero dell’Incarnazione, della Croce e dell’Eu­caristia, ha punti di grande rassomiglianza con la partecipazione della Vergine Santissima a questi tre grandi Misteri.

Come la Vergine Santa, il sacerdote per voca­zione è chiamato ad essere attivamente presente nel Sacrificio della Santa Messa, perpetuazione del santo Sacrificio della Croce.

È presente in unione con Cristo nell’offerta di se stesso; è pronto ad accettare, soffrire e offrire difficoltà e incomprensioni, insulti e offese, la sof­ferenza in genere come Gesù ha fatto. Senza di que­sta offerta, la partecipazione del Sacerdote diventa soltanto esteriore, materiale e quindi infeconda.

Il sacerdote, con le parole della Consacrazione, rinnova il prodigio dell’Incarnazione: provoca, come la Vergine con il suo Fiat, la reale Incarnazione del Verbo nelle sue mani.

Amandolo, come Maria lo ha amato nel suo seno, ricevendolo nella S. Comunione con la purezza di anima e di corpo con cui la Madonna lo concepì, con l’offerta fatta in unione con Gesù al Padre, il Sacerdote come la Vergine diventa veramente corredentore.

Se il sacerdote celebrante non è animato da que­sta fede e da questi sentimenti e propositi, la sua Messa è sterile per lui; non è stato che un materiale protagonista del più grande Mistero.

Non aspettate!

Se noi sacerdoti celebrassimo la S. Messa come la dovremmo celebrare, il mondo non sarebbe quello che è; Satana non avrebbe la potenza che ha, e molte più anime si salverebbero.

Il tormento del sacerdote che va dannato sarà ben diverso dal tormento degli altri dannati; solo troverà riscontro nella disperazione di Giuda che avrebbe potuto essere, unendo e fondendo i suoi doni naturali con quelli soprannaturali, un grandis­simo apostolo.

… Sacerdoti che celebrate la Santa Messa sacri­legamente, mangiate e bevete la vostra condanna quotidianamente.

Non rimandate dall’oggi al domani la vostra con­versione. Non aspettate… Domani potrebbe essere troppo tardi.

Un grande atto di umiltà, ciò che Giuda sempre si rifiutò di compiere, una fervida invocazione alla Vergine Santissima, rifugio dei peccatori, trasformerà la vostra esistenza e cambierà il vostro eterno de­stino.

Fratelli nel sacerdozio, non avete mai meditato il sogno, la visione di S. Giovanni Bosco, « le due colonne »? Leggetela e vi renderete conto che noi stiamo vivendo in pieno la profezia; l’ultima parte della visione predice i tempi che seguiranno agli at­tuali avvenimenti.

Questi tempi si avvicinano; dobbiamo prepararci nella preghiera e nella penitenza.

Non siamo scettici e increduli; crediamo e ci sarà dato di vedere e di capire-! Non lasciate cadere nel vuoto gli impulsi della grazia che bussano alla porta del vostro cuore!

Il cuore Misericordioso di Gesù, il Cuore Imma­colato di Maria ci salvino e ci benedicano.

12 gennaio 1976

I PECCATI SOCIALI

Figlio mio, scrivi.

Ecco i tre grandi peccati sociali dell’umanità

– L’umanità ha peccato in Adamo ed Eva.

– L’umanità ha peccato, col deicidio, nel popolo eletto, il popolo di Dio.

– L’umanità pecca, oggi, con il rifiuto di Dio.

1) Il peccato dell’umanità in Adamo ed Eva scon­volge interamente il piano stupendo di Dio; ne muta le sorti.

All’ordine subentra il più sconcertante disordine. Alla felicità del Paradiso terrestre segue l’infelicità, alla luce seguono le tenebre dell’ignoranza.

All’amore l’odio; al bene – per cui l’uomo fu creato il male in tutta la gamma delle sue manife­stazioni; alla pace seguono le guerre e le violenze.

Alla vita eterna – scopo della creazione – si può preferire la morte eterna, nella cupa dispera­zione dell’Inferno.

Questo è il peccato originale. Questa è stata la risposta data all’amore di Dio dall’umanità intera, in Adamo ed Eva.

Una mostruosa ingratitudine consumata dal primo uomo e dalla prima donna ai quali non mancò la grazia, non solo necessaria, ma sovrabbondante in misura della loro immensa responsabilità.

Dio, per un suo atto di amore senza confini, ha raccolto un insulto tremendo.

Giustizia genera misericordia

2) Peccato sociale è il deicidio consumato dal Po­polo eletto.

Alla ribellione dell’umanità in Adamo ed Eva, Dio risponde non con la cattiveria ma con la giusti­zia e la misericordia.

Con la sua giustizia punisce il peccato nella uma­nità interna. Dall’origine alla fine, l’uomo mangerà il pane con il sudore della sua fronte. La Giustizia peserà sull’umanità sino alla fine dei tempi.

Subito però esplode anche l’infinita misericordia. Ottenuta la confessione ed il pentimento da parte dei progenitori, Dio fa seguire il perdono con la promessa della Redenzione.

A preparare il grande evento della liberazione dell’umanità dalla schiavitù dell’Inferno, Dio si sce­glie un popolo, il popolo prediletto, che Dio vuole santo, ma che santo non diventa nostante la pioggia di grazie e di miracoli.

Fatto oggetto del suo amore, questo popolo ri­sponde con l’ingratitudine alla predilezione.

Dio fa sorgere profeti che con voce forte richia­mano il popolo alla missione a cui è stato prede­stinato

I profeti, che sono gli altoparlanti di Dio, annun­ciano favori, grazie e liberazioni. Dinnanzi alla cieca ostinazione minacciano anche, e annunciano castighi che il popolo conoscerà nel dolore.

Si ricorderanno dei padri nella sofferenza, e allora esploderà di nuovo la misericordia. La giu­stizia divina genera sempre la misericordia anche se gli uomini non vogliono capire questa realtà, oscu­rati dal loro egoismo.

Maturano i tempi e spunta l’alba radiosa della nascita del Salvatore.

Le ostilità contro il Verbo fatto Carne sono pro­mosse e fomentate da Satana che si impegna in una tremenda lotta che non era mai cessata, ma che venne allora rinnovata con furore. Ed ecco il Fanciullo divino prendere la via dell’esilio per sfug­gire al crudele e corrotto Erode.

Più tardi Satana sobillerà i sacerdoti del Tempio e i grandi del popolo ebreo che trameranno e con­sumeranno il deicidio.

Dio ha amato il suo popolo all’inverosimile, ed il suo popolo Lo mette in croce.

La distruzione della Chiesa

3) L’umanità pecca oggi col rifiuto di Dio.

Dal suo Cuore aperto, sospeso alla Croce, Gesù dona all’umanità la sua Chiesa.

Da questo momento, nuovo piano di Satana e delle sue legioni contro il Corpo Mistico di Gesù. Satana ne vuole la distruzione. Si è già illuso di aver ucciso il Capo, ora trama la distruzione del Corpo. Ecco la guerra logorante, che si combatte senza tregua da quasi duemila anni.

La Chiesa non sempre risponde a dovere a questa lotta. Ne ha conosciute, in venti secoli, di ferite dolorose…

Oggi poi Satana segna molti punti a suo favore. La battaglia, la grande battaglia è in atto.

La parziale e irresponsabile visione delle realtà da parte di non pochi pastori e sacerdoti, ha incoraggiato il Nemico nei suoi tenaci sforzi per distrug­gere la Chiesa e il suo divino Fondatore.

La battaglia in atto, che solamente gli incoscienti non avvertono, divamperà sempre più furente e segnerà moltissime vittime fra il clero e i fedeli. Il mondo, ma specialmente l’Europa, ne brucerà in una ora senza precedenti.

Ora la giustizia e anche ora di misericordia sarà l’avvento di una novella primavera di pace e di giustizia, per 1’umanità e per la Chiesa.

La Madre mia e vostra schiaccerà di nuovo, per la seconda volta, la testa a Satana. Scomparirà l’ateismo dal mondo (…).

14 gennaio 1976

SCHIACCERA’ IL CAPO

Perché, figlio mio, chiedo con insistenza alle anime che vivono di Fede: « Riparazione, ripara­zione, riparazione! »?

1° – Perché all’Amore infinito di Dio, Amore che opera la creazione dell’uomo, l’uomo risponde con un atto di superbia e di disobbedienza.

2° – Perché al Mistero della Redenzione, promesso subito dopo la caduta dei progenitori e com­piuto nella pienezza dei tempi, l’umanità nel Popolo ebreo, reagisce compiendo il Deicidio.

3° – Il Verbo, fatto Carne, risponde al Deicidio con il dono di Se stesso nel Mistero dell’Eucaristia e della Chiesa. E L’umanità, sotto la spinta delle potenze del Male, va ora paganizzandosi con il quasi totale rifiuto di Dio.

Un’alba radiosa

Verrà l’ora della purificazione e la Vergine Cor­redentrice, schiaccerà per la seconda volta il capo del Serpente infernale.

La Chiesa e l’Umanità, fatte nuove, vedranno un’alba radiosa, mai conosciuta prima d’ora. Un periodo di pace e di giustizia sarà la risposta a tutte le provocazioni dell’Inferno contro una povera Umanità che si era fatta collaboratrice delle forze del Male.

Poi si arriverà all’ultima fase di questa lotta tra Luce e Tenebre, tra Amore e Odio, tra Bene e Male, tra Vita e Morte.

Solo alla fine dei tempi vi sarà il terzo e deci­sivo intervento della Vergine Santa che schiaccerà di nuovo, per la terza volta la testa a Satana.

Seguiterà il Giudizio – la separazione defintiva del Paradiso e dell’Inferno, cioè dei Salvati e dei Dannati.

20 gennaio 976

NON SIETE SOLI

Scrivi, figlio mio

Il Movimento Mariano entra a far parte del disegno della Provvidenza, come forza d’urto, al fianco mio e della Madre mia nella grande battaglia in atto, contro Satana e contro gli alleati dell’In­ferno che nel mondo, e purtroppo anche nella Chiesa, sono tanti.

Il Cielo guarda a voi, Sacerdoti benedetti, che avete la sorte di farne parte. Siete più che mai, in questi tempi di emergenza, militi scelti, guidati e diretti dalla Regina delle Vittorie per la difesa del mio Vicario e della mia Chiesa.

L’inferno vi odia e vi combatte, ma nulla avete da temere. Le vostre sofferenze fisiche, morali e spi­rituali sono fermentate dallo Spirito Santo e tramu­tate in Luce, Amore e Grazia per tante anime di vostri confratelli che, senza la vostra comparteci­pazione alla Passione mia e della Madre mia e vostra, andrebbero eternamente perdute.

Sacerdoti, cari al mio Cuore Misericordioso e al Cuore Immacolato della Regina dell’Universo, vi guardano ammirati gli Angeli; i Santi tutti del Paradiso per voi pregano e per voi intercedono. Voi siete balsamo al mio Cuore così brutalmente oltraggiato e vilipeso, siete un sorriso d’amore al Cuore trafitto della Madre mia.

Non temete!

Avanti, figli miei! Un posto d’onore e di gloria è preparato per voi ab aeterno nella Casa del Pa­dre. Non temete, non temete! Sempre lo sguardo mio e della Madre è sopra di voi.

Vi benedico tutti, figli. Vi benedico Io, Gesù, con il Padre e lo Spirito Santo. Con Me vi benedice la Madre.

Con voi benediciamo i buoni laici che sono al vostro fianco con la fede, con l’amore e con l’efficace apporto delle loro sofferenze.

Non siete quindi soli. Siete nel mezzo della mi­schia, ma con voi è il Paradiso, con voi sono le anime Purganti, con voi sono i santi della Chiesa militante ».

20 gennaio 1976

STRUMENTI DOCILI

Quanti sono i così detti buoni che dicono: « Si­gnore, Signore », ma quanto pochi sono i disposti a fare davvero la volontà divina!

Numerosissimi sono quelli che ritengono di es­sere strumenti di Dio; lo affermano quasi con con­vinzione. Ma la verità è un’altra: essi sono stru­menti di se stessi, cioè del proprio orgoglio, che poi vuol dire strumenti di Satana. Figlio, non vi sono alternative: o siete di Dio o siete servi di Satana.

Uno strumento non maneggia mai nulla. Uno strumento si lascia maneggiare.

Se vescovi e sacerdoti si lasciassero maneggiare veramente come strumenti disponibili nelle mani di Dio, la Chiesa sarebbe, al Cielo e alla terra, spettacolo stupendo di santità e di amore. I miei angeli ne sarebbero ammirati e gli uomini della terra ammaliati.

Invece quale triste visione! Visione da inorri­dire, di disordini morali, visione di turpi passioni, visione di lotte, di odi, di mali di ogni specie…

Non a parole

Figlio, le mie parole non mutano mai. Non quelli che a parole mi appartengono, ma quelli che mi appartengono con la piena adesione alla volontà del Padre Celeste andranno salvi.

Se molti dei miei vescovi non si vedono obbe­diti, se debbono constatare che le loro chiese sono scosse dalle fondamenta, prima di cercarne le cause all’esterno, cerchino le cause all’interno della loro vita. È facile parlare di strumenti della Provvi­denza, ma non è stato per molti altrettanto facile rendersi strumenti della Provvidenza divina.

Sì, figlio, è la storia del primo peccato che si ripete sempre nel tempo, ma la cui lezione non si impara mai.

Satana provoca la caduta dell’uomo. L’uomo, rompe lo stupendo ordine prestabilito, la meravi­gliosa armonia della natura e della grazia.

Il peccato è disordine gravissimo, provocatore e generatore di altro disordine a catena, nel mondo dello spirito, della grazia e della natura.

Peccano i progenitori, segue l’immediata ribel­lione dei sensi, la ribellione della carne, la ribel­lione dello spirito, la ribellione della natura: « dovrai strappare il pane alla terra col sudore della tua fronte; tu, donna, partorirai nel dolore ».

Non potrete mai comprendere ciò che avete perduto: l’ammirevole, gioiosa armonia della gra­zia e della natura. Paradiso terrestre fu chiamata la prima dimora dell’uomo; terrestre ma paradiso!

Mali a catena

Vescovi e sacerdoti dovrebbero essere ben edotti sulle terribili conseguenze del primo peccato. Come dovrebbero sapere che queste conse­guenze vengono rigenerate dalla consumazione di ogni peccato, e in modo straordinario dal peccato di superbia.

Un peccato di superbia, di orgoglio e di presun­zione, se compiuto da un vescovo o da un sacer­dote, provoca nella sua Chiesa locale conseguenze di mali a catena. Molti disordini hanno qui la loro origine.

Ecco, figlio mio, il perché della insistenza, quasi esasperata nei tuoi riguardi, con cui ti ripeto che ben poco si è capito di un problema fondamen­tale per il mio Corpo Mistico.

E’ doloroso il doverlo constatare, ma parecchi vescovi e sacerdoti sono come lo stolto che nell’ere­zione della sua casa si occupa di cose di poca im­portanza, come certi motivi ornamentali, e trascura le fondamenta e le strutture portanti, per cui il risultato sarà una bella casa destinata ad un sicuro crollo. Non è stoltezza questa?

Ebbene, questa stoltezza impera nella Chiesa! Te lo dovrei ripetere chissà quante volte, affin­ché qualcuno si decida finalmente a prendere nella debita considerazione il grave problema.

Figlio, hai potuto rendertene conto anche sta­mane nell’incontro con X. Non si vuole credere ad una realtà pur tanto evidente. Ma questa cecità, queste bugiarde convinzioni che con astuzia mali­gna il Nemico è riuscito a radicare negli animi, non potranno né evitare, né ritardare di un solo attimo la purificazione richiesta dall’Amore, che non può tollerare oltre lo sfacciato dominio di Sa­tana nel mondo e sulle anime che, numerosissime, vanno perdute.

Si ritiene inutile, perfino ridicolo un mio Man­dato agli apostoli di cacciare i demoni, ai quali invece si sono oggi spalancate tutte le porte!…

Sono Persona viva!

Figlio, dillo a tutti, non ti preoccupare minima­mente delle reazioni, qualunque esse siano. Sono lo Gesù, che lo voglio, te lo comando.

Dillo forte che basta con quella pseudo-prudenza per cui si è arrivati al timore di far sapere a tutti che Io Gesù, vero Dio e vero Uomo, sono Persona viva, reale come voi, più di voi, con ogni diritto e dovere di far sentire la mia voce a chi, come e quando voglio o, nel modo che voglio Io.

Dillo, figlio, che ho il diritto e il potere di chia­mare chi voglio, quando e come voglio, per ogni mansione da compiersi nella mia Chiesa.

Siano essi persuasi che Io li ho prescelti per essere sacerdoti, alcuni di loro per essere vescovi e, come ho chiamato essi, posso ancora, e ne ho il potere, scegliere fra i miei sacerdoti coloro a cui affidare speciali mansioni da compiersi nel modo e nel tempo da Me stabiliti.

Non ti stancare di pregare e di offrirti. Vedi, non si stancano gli altri di offendermi. Le tue soffe­renze sono aumentate, ma tu sai che sono la misura del tuo amore per Me.

Ti benedico, figlio, e con te benedico tutti coloro che, con spirito di vera umiltà, sapranno accogliere il pressante invito dell’Uomo-Dio che tutti vuole salvi.

21 gennaio 1976

SANTAMENTE FIERI

– Scrivi

« Il mondo non è Dio, per questo non è nella Luce. Oscurità profonda lo avvolge.

I figli della Luce (che non sono del mondo, ma del Regno mio) non possono parlare, e non debbono giudicare come quelli del mondo.

Riconoscenza a Dio

Il papà e la mamma di R. Nota: ragazzo gravemente andicappato nel fisico e dotato di doni soprannaturali.

sono giudicati dal mondo infelici e sfortunati, ma dai figli della Luce, no!

I figli della Luce possono intuire che R. è un dono, un grande dono.

Chi veramente vive di fede capisce quale inesti­mabile missione è stata affidata a R., amico predi­letto del mio Cuore Misericordioso, figlio amato ed ammirato dalla Madre mia, oggetto delle compia­cenze divine, R. irradia potenza e grazia nella vita interiore del mio Corpo Mistico, e tanto più oscura è la sua missione sulla terra, tanto più grande è sfolgorante di gloria la sua vita in Cielo.

Stoltezza è nel cuore di chi non vede nella luce di Dio, e sapienza è nel cuore di chi vede.

Figlio, debbono allora ritenersi fortunati i geni­tori di R.?

Sì, ne debbono essere santamente fieri!

Non deplorazione, non rimpianti, non lamenti, ma gratitudine e riconoscenza si deve a Dio che su R., e di riflesso su i suoi genitori e familiari, posa il suo sguardo.

La benedizione mia e della Madre è sopra di voi, e sopra di voi rimanga.

21 gennaio 1976

SEGNO DI PREDILEZIONE

Figlio mio, scrivi

« Dirai a… che sono segno della predilezione divina le sofferenze accettate in umile rassegna­zione. Esse vengono trasformate dallo Spirito Santo in fermento di luce, di fede, di grazia per le anime che così vengono pascolate e nutrite dal buon pa­store che le ama, le custodisce, le protegge dai rapaci artigli del Nemico che non risparmia sforzi ed astuzie, pur di insinuarsi fra il gregge onde sbandarlo e disperderlo.

Figlio, dirai a… che sia a Me, sia alla Madre mia sono note le fatiche e le sofferenze offerte per tutelare e salvaguardare il suo gregge.

… ben conosce la visione di Don Bosco delle due colonne: La Madre mia SS. e l’Eucaristia. Io Gesù, Verbo Eterno di Dio realmente presente e vibrante di vita e di amore nel Mistero della fede, e l’Imma­colata salveremo la Chiesa nell’ora della purifica­zione che sarà ora di grande misericordia.

Molto c’è da fare, e molto può fare … portando il suo gregge, sempre più unito, ai piedi del Taber­nacolo e ai piedi dell’Immacolata.

Deputi per questa grande e feconda missione qualcuno dei suoi sacerdoti migliori.

Satana non lo vorrà, per questo susciterà ostacoli.

Ma Io lo voglio, e sarò vicino al buon pastore, e a quanti collaboreranno per l’attuazione della volontà del Padre mio e Padre vostro celeste.

Con la Madre mia e vostra, benedico il pastore buono che ama le sue pecorelle, e che lo e la Madre amiamo con tenero affetto.

22 gennaio 1976

IL SAPORE DEL DIVINO

Molte volte ho parlato dell’attuale crisi di fede, di cui è infestata la mia Chiesa; è un male di cui è contagiata l’intera umanità.

La terra si sta sempre più trasformando in un arido deserto nel quale non mancano, qua e là, oasi riposanti che mantengono circolante, nel mio Corpo Mistico, la vita divina della Grazia.

Sì, figlio mio, se in un corpo tutte le varie membra fossero morte, non avremmo più un corpo vivo, ma un cadavere in putrefazione. La Chiesa non potrà mai totalmente morire o inaridire. Questo è garantito dalle mie parole esplicite; nessuno può dubitarne.

È garantito ancora dalla presenza dello Spirito Santo; anche oggi, fra il sudiciume dei cadaveri che la ricoprono, non mancano le anime buone, veramente sante, a cui va il riconoscimento di con­tribuire alla circolazione della vita divina. Alcuni giorni fa, ti ho parlato dei sacerdoti del Movimento Mariano, milizia eletta, voluta dal mio Cuore Misericordioso e dal Cuore Immacolato della Madre mia a sostegno e difesa della mia Chiesa, del mio Vicario sulla terra, fatto bersaglio di tanti strali. E’$ milizia voluta, benedetta e guidata dalla Madre mia per preparare, con la lotta alla sfacciata e impudente tirannia di Satana, l’ora grande della liberazione, l’ora grande della Regina delle Vittorie.

La nuova primavera

Fra questi sacerdoti, vi è X. Mi è caro per il suo desiderio di perfezione, ed anche per il suo amore per quell’Opera meravigliosa che il mondo ignora, che i superbi rifiutano e che gli umili amano: il “Poema dell’Uomo-Dio”.

È opera voluta dalla Sapienza e Provvidenza divina per i tempi nuovi, è sorgente d’acqua viva e pura. Sono Io, la Parola vivente ed eterna, che mi sono nuovamente donato in cibo alle anime che amo. Io sono Luce, e la luce non si confonde e tanto meno si fonde con le tenebre. Ove Io entro, le tene­bre si dissolvono per dare luogo alla luce.

Dove non è vita è morte, e la morte è putredine. Vi è una putredine spirituale nauseante non meno della putredine organica dei corpi in dissolvimento. Io, verità e vita, acqua viva e luce del mondo, come potrei dimorare in anime infette dalle concupi­scenze e della carne e dello spirito?

Anche questo, figlio, prova che chi non ha sen­tito nel « Poema » il sapore del divino, il profumo del soprannaturale, ha l’anima ingombra ed oscurata.

Vi sono vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose che ancora una volta accampano quella prudenza, per loro causa di tante imprudenze. Vi si rifugiano dentro, e non sanno che sono dentro la rocca del demonio. La prudenza è virtù, e la virtù non ha nausea del Divino.

Figlio mio, quanto in basso siamo! Sappia Don X … che ogni volta che ha riletto il « Poema dell’Uomo­Dio » mi ha dato gioia per tutti coloro che tale gioia mi hanno negato.

Non tema di nulla, se vi è chi rifiuta di comprenderlo.

Siate consapevoli che il bene nostro è ben diverso da quello del mondo. L’amore che noi por­tiamo alle anime è sempre unito alla sofferenza è legge.

La sofferenza è mezzo non solo utile ma neces­sario alla trasformazione, alla purificazione e divi­nizzazione dell’anima.

Figlio, quanto bisogna pregare, mortificarsi e riparare per sé e per i fratelli!

Se l’ora della purificazione è scoccata, anche i germogli vigorosi annuncianti la nuova primavera già sono spuntati.

Coraggio, Io e la Madre mia siamo con voi!

5 febbraio 1976

SI PREGA MALE

Figlio mio, scrivi

« Io sono il Signore Dio Tuo; non avrai altro Dio fuori che Me! ».

Scrivi ancora

« Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente ».

Questi Comandamenti vi siete abituati ad ascol­tarli, come si ascolta il suono delle campane che ogni giorno fanno sentire i loro rintocchi. Tutti li sentono ma quasi nessuno più vi fa caso; così anche i Comandamenti rimangono lettera morta, mentre dovrebbero essere vivi nei vostri cuori.

Ho voluto questa premessa per meglio farti in­tendere come si preghi male anche dai pochi che pregano. Pochissimi sono quelli che pregano bene, poiché non è possibile pregare se si ignora il primo Comandamento; peggio ancora se, conosciutolo, lo si dimentica.

Mettersi alla presenza di Dio vuol dire compiere una serie di azioni spirituali, essenziali per una buona ed efficace preghiera.

Occorre fare un atto di fede che elevi la nostra anima fino a Lui, il che vuol dire prendere contatto spirituale con Dio. Uno e Trino.

A questo atto di fede fanno seguito, necessaria­mente, atti di umiltà, di fiducia e di amore che servono ad intensificare il contatto con Dio. Questi atti sono indispensabili per una buona preghiera, perché impediscono un esercizio puramente mecca­nico che ripugna a Dio. Io allontano da Me coloro che mi onorano solo con le labbra e con il cuore.

Purtroppo sono molti, fra i pochi che pregano, quelli che pregano solo materialmente, illudendo se stessi di avere compiuto un dovere che in realtà non è stato compiuto.

Sul piano giusto

Da ciò che vengo esponendo, vedi quali gravi deficienze sono nella vita spirituale dei cristiani; mi limito per il momento a questa, ma quante altre ve ne sono da registrare!

“Ama il Signore, Iddio tuo, con tutto il cuore…” Per chi ama veramente Dio, mettendolo al vertice di tutta la sua vita, non vi è pericolo di innalzare a Lui preghiere che siano l’espressione dell’orgoglio e dell’egoismo, come il chiedere solo il successo delle cose materiali, la salute, ricchezza e onori.

Se si chiedono soltanto queste cose, non si può stabilire alcun contatto con Dio.

Dio non entra in anime gonfie di preoccupazioni materiali, assetate di soli beni terreni; queste anime sono avvolte da oscurità.

Chi ama veramente Dio, si pone sul piano giusto dinnanzi a Dio cercandone la gloria e l’amore. Chi ama veramente Dio, cerca nella sua pre­ghiera, come cosa prima, il Regno di Dio nelle anime per la sua maggior Gloria. « Quaerite primum Regnum Dei et haec omnia adiicentur vobis ». Dio non sarebbe Dio se non fosse fedele alle sue promesse. « Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto…».

Chi prega e rimane deluso, lo deve al fatto di mettersi fuori dal primo Comandamento: « Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di Me ». E’ perché non osserva il Comandamento fondamentale: « Ama Dio con tutto il cuore! » che la sua preghiera non viene esaudita.

Si è dimenticato che Io ho insegnato agli Apo­stoli e a voi come si deve pregare: « Padre nostro che sei nei Cieli… ».

Mettersi alla presenza di Dio è elemento di primo ordine nella preghiera. L’orante dimentica se stesso per salire con la sua anima a Dio Padre che solo è Grande, che solo è Santo, che solo è Buono.

Alcune riflessioni

Qui entra il Comandamento dell’amore come parte essenziale della preghiera a Dio Padre. La Paternità divina equivale pure ad amor di prossimo. Diciamo « Padre nostro » per ricordarci l’amore no­stro verso i fratelli come noi figli di Dio, dello stesso unico Padre, dal Quale è scaturita per crea­zione la nostra vita e al Quale siamo diretti.

A Lui dobbiamo fissare il nostro sguardo con fiducia come il naufrago guarda con fiducia e spe­ranza la stella polare.

«Sia santificato il tuo Nome » : Dobbiamo santifi­care, cioè glorificare il Nome santo di Dio, unendoci al coro di tutte le voci (nil sine voce) e soddisfa­cendo così il fine della Creazione che è la glorifica­zione di Dio.

« Venga il Tuo Regno »: Chi veramente ama dimentica se stesso, perché il suo pensiero corre verso la persona amata di cui vuole la felicità.

« Sia fatta la tua volontà »: il cercare l’attuazione dei desideri e voleri nostri è anteporre noi agli altri e questo è egoismo. L’anteporre alla nostra volontà la Volontà divina, questo è amore.

Se colui che prega, prega con questi sentimenti, e si colloca alla presenza di Dio, preoccupato solo della sua gloria, dell’avvento del suo Regno, dell’at­tuazione della sua Volontà vede la sua preghiera

produrre effetti impensati e meravigliosi. Tutto gli sarà dato, e in misura sovrabbondante.

Può forse Iddio, Padre infinitamente buono, la­sciarsi sopraffare dai suoi figli? No, questo no! Perciò Egli lascerà cadere sull’orante una pioggia di grazie e di doni celesti. Dio chiede a noi di amarlo. Non tollera che noi lo posponiamo alle nostre grettezze umane, perché sarebbe offesa e ingratitudine.

Maestri di preghiera

« I miei ministri non dovrebbero essere instan­cabili maestri per insegnare ai fedeli a pregare? Una buona mamma non si stanca mai di insegnare ai suoi bambini, man mano che crescono, le cose necessarie alla vita. E i miei ministri non sono essi a generare, mediante il Battesimo, la vita divina nelle anime? Non vivete voi una autentica paternità spirituale sui fedeli affidati alle vostre cure? Che cosa è che vi fa trascurare doveri tanto importanti?

Gli effetti disastrosi di questa così male eser­citata paternità sui vostri figli spirituali li potete constatare, se avete il coraggio di osservarli.

A Dio, giusto Giudice, nulla sfugge di ciò che dovevate dare. È in gioco la salvezza di tante anime il cui prezzo è infinito.

Figli miei, è vero, che le cause della crisi di Fede, che sta avviandosi al suo epilogo, sono diverse e alcune fra esse sono al di fuori della vostra vo­lontà; ma è ancora vero che alcune di queste cause sono da imputarsi a voi. Che sarà di voi, se non vi pentirete e non farete penitenza?

Che sarà di voi, se continuate a servire voi stessi anziché servire Dio?

Figli e sacerdoti miei, il tempo che vi rimane non è molto. Non Io, ma voi state determinando la vostra eternità.

Figlio, non mi stanco di chiederti preghiere e riparazione!

13 febbraio 1976

LA COMUNIONE DEI SANTI

(…) « Il Paradiso è cosa così grande che voi viandanti sulla terra non potete capire.

In Paradiso non vi è possibilità né di crescita, né, di diminuzione della propria felicità che non consiste, come voi siete tentati di pensare, in una pur felice ma immobile situazione di contempla­zione di Dio e di tutte le bellezze dell’Universo che in Lui si riflettono.

In Paradiso la vita non è immobilità stagnante, anche se soprannaturalmente meravigliosa.

In Paradiso la felicità si rinnova in quell’istante, senza passato e senza futuro, che si chiama eternità, e che è sempre infinitamente nuovo (…) ».

In umiltà di spirito lodate e glorificate Dio, Uno e Trino, di essere stati prescelti, anche se in misura diversa, ma tutti per lo stesso fine, come operai qualificati per lavorare nella vigna del Signore, per arginare l’irrompere delle acque dell’Inferno per mezzo delle quali si cerca di travolgere la Chiesa della quale Gesù è Capo tre volte Santo. Di Lui, Capo, si vuole – distruggere l’identità divina ed umana; si vuole distruggere la Vergine Santissima, la Madre che ha generato la Chiesa nel dolore e nell’amore senza confini.

Siete figli prediletti chiamati per collaborare, con la preghiera e la sofferenza, affinché la Chiesa non sia distrutta, come l’Inferno e i suoi alleati vorrebbero.

Realmente uniti

Ricordatevi della Comunione dei Santi: siete a noi realmente uniti.

È alquanto tiepida la vostra fede in questo grande Mistero. Siamo figli dello stesso Padre cele­ste, abbiamo in comune la stessa Madre santa, circola in noi la stessa linfa vitale. Abbiamo gli stessi interessi: la gloria di Dio da propugnare ovunque, l’attuazione della volontà divina.

Non dimenticate mai che la morte corporale vi separa solo fisicamente, ma non spiritualmente. Questo grande e misterioso dogma non basta crederlo vagamente. Deve essere vissuto nella sua realtà umana e soprannaturale. Il filo della vita non si spezza interamente ma solo parzialmente. Vi ripeto: vivete questo Mistero giorno e notte !

19 febbraio 1976

NON AVRAI ALTRO DIO

Ti ho parlato, figlio, della necessità che chi prega si ponga alla mia presenza, salendo fino a Me con un atto di Fede, di Speranza e di Carità.

L’uomo deve mettersi davanti a Me, non per mettermi davanti se stesso e il suo egoismo, preoc­cupato sempre di domandare cose materiali, ma deve raccogliersi davanti a Me, adorando e pregando per la glorificazione del Nome del Padre mio, per chiedere l’avvento del mio Regno e per l’attuazione della mia Volontà.

All’uomo di fede, che farà questo, sarà dato tutto il resto.

Il primo comandamento « Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di Me » significa che l’uomo, creatura libera ed intelligente, deve sulla terra collocarsi sul piano giusto dinnanzi a Me, se vuole trovare nel suo pellegrinaggio terreno, (perché tale è la vita umana, un cammino verso l’eternità) l’equilibrio fra le esigenze materiali e le esigenze spirituali della sua persona.

Il bisogno del soprannaturale è così prepotente nell’uomo che, se gli vengono a mancare queste realtà trascendenti, non ha felicità, non ha pace; il tormento si fa così grande da portarlo non di rado alla disperazione.

Ritornare a Dio

L’uomo è opera di Dio, e Dio conosce quello di cui ha bisogno. Per questo gli ha dato il primo comandamento che lo mette sulla strada onde col­locare se stesso nel posto giusto dell’economia del­l’Ordine universale.

L’uomo, uscito dalle mani di Dio, percorrendo il suo logico e naturale circuito, ritorna a Dio.

È questa la logica della fede e della ragione che così vogliono, che così esigono.

Tu mi domandi come? È semplice, figlio mio facendo di Dio lo scopo primo e supremo della propria esistenza.

« Conoscere, amare, servire Dio in questa vita per poi andarlo a godere nell’altra in Paradiso ». Questo è autentico, genuino catechismo che il pervertimento delle menti e dei cuori, naturali frutti di una concezione naturalistica della vita, ha spento nei cristiani e perfino in non pochi miei ministri. Ne vuoi un esempio pratico?

Non molto lontano dalla tua città, un religioso, che tu conosci, anima consacrata che dovrebbe tendere alla perfezione e conoscere questo cate­chismo sull’origine e sul fine della vita, in confes­sione sai che assolve, senza esigere pentimento, tutte le impurità, l’adulterio compreso.

Ha cancellato dalla sua vita, e dalla vita di tanti fedeli che affollano il suo confessionale, non solo il sesto e nono comandamento, ma tutti i comandamenti.

E non è solo quello sventurato religioso a pen­sarla in questo modo!

Ma i vescovi non si rendono conto di ciò che sta avvenendo nella loro Diocesi? E, se lo sanno, perché non hanno il coraggio di togliere a costoro la facoltà di confessare? Perché tollerano centri di vera corruzione?

I loro interessi

Come sono distanti dal perseguire il vero fine della vita, oggi, cristiani e sacerdoti sempre indaf­farati, come se fossero loro i reggitori del mondo! Sono indaffarati nel perseguire se stessi, il loro io.

In apparenza tu li vedi zelanti ed attivi, tutti presi dalle loro iniziative. Nota che ho detto delle « loro » iniziative, non delle mie che sono molto più semplici, sicure e luminose: cercare Dio con tutti i mezzi a disposizione, amare Dio sopra ogni cosa, prima dei nostri e altrui interessi.

Gli interessi di Dio sono

1° – La Gloria di Dio.

2° – Il Regno di Dio.

3° – La Volontà di Dio.

Servire Dio esclude il servire se stessi.

Figlio, quanti sono i sacerdoti che servono fe­delmente Dio? Li potresti conoscere anche tu!

Se le piante vanno giudicate dai loro frutti è facile capire quelli che servono Dio, e quelli che al contrario servono se stessi, cioè il Demonio.

Vedrai quante pere bacate cadranno ancora, tra­dendo, apostatando e rinnegando. Le vedrete con i vostri occhi…

Figlio, debbo dirti che la stoltezza umana è dav­vero sconfinata. Eppure sapete che nessuno può sfuggire alla morte: « Statutum est hominibus semel mori » e tutti sapete che la morte non è la fine totale dell’uomo, ma solo la momentanea separa­zione dell’anima dal corpo.

– Ma Gesù mio, e gli atei?

« A parole sono molti, un numero sterminato. In realtà sono molto meno; comunque non vi è nessuno che di fronte alla morte non abbia dubbi o perplessità. Ma io ti stavo parlando di quei sacer­doti che sono lungi dal possedere quella sapienza che perfino i pagani ebbero. Cicerone diceva: « Mors, quam bonum est judicium tuum ».

Il pensiero della morte, ritenuto saggio dagli stessi pagani, è allontanato dall’animo di questa generazione incredula come qualcosa di nefasto e di triste. Nessuno, fatte poche eccezioni, pensa alla morte e come punto di arrivo e come punto di partenza.

Il numero degli stolti è veramente grande oltre ogni dire!

Prega e ripara. Non allarmarti; offrirai la tua sofferenza: essa è a Me gradita. Come incenso pro­fumato sale fino al mio trono per poi ridiscendere in una pioggia di grazie.

Ti benedico, figlio, e con te benedico coloro che ti sono vicini, che ti vogliono bene, che con te col­laborano perché sia conosciuta la mia parola che è parola di vita.

20 febbraio 1976

NON UCCIDERE

La mia Legge è soprannaturale ed eterna. Voi la chiamate legge naturale perché è conforme a tutte le esigenze della vostra natura umana, affinché possiate perseguire quel felice equilibrio di cui sentite il bisogno.

Chi infrange questa legge, sia cristiano o no, lede il germe donde scaturisce il giusto equilibrio senza del quale non vi può essere nell’uomo serenità e pace, quindi felicità, e va a rompere l’ordine sta­bilito da Dio con incalcolabili conseguenze.

È evidente questo: ma la malvagità umana, im­pasto di superbia, di ribellione e di divisione, in­frange volutamente la legge e distrugge questo germe divino portando l’uomo fuori del sentiero del bene, facendolo perdere in un labirinto spesso senza via di uscita.

Ecco, figlio mio, che con satanica insistenza, contro ogni elementare diritto alla vita, contro ogni diritto della natura, si vuole una iniqua legge umana che legalizzi ciò che Dio ha condannato da sempre l’omicidio.

Questa legge: “Non uccidere”, redatta e san­zionata dal Padre, costituisce una colonna portante del diritto naturale. Chi l’infrange non solo si mette in un superbo atteggiamento di sfida a Dio Crea­tore, ma violenta la stessa natura, compiendo un crimine che grida vendetta al cospetto del Cielo e della terra.

Strage selvaggia

Tu mi hai inteso, figlio: voglio parlarti del­l’aborto, abominevole parto di menti congelate da Satana nell’odio contro Dio e contro l’uomo.

Ai propugnatori di questa legge, la cui crudeltà non è inferiore a quella di Erode, non importa l’inumana strage di milioni di creature innocenti ed indifese, non importa rompere l’armonia del Creato. Una cosa importa loro: dare sfogo all’odio inestinguibile contro Dio e contro i depositari della legge di Dio.

È impressionante che gli ideatori di questa con­giura, fatta contro Dio (perché questo è il movente precipuo di chi si batte per la legalizzazione del­l’aborto), abbiano trovato tanti alleati. Son diven­tati moltitudine avulsa da Dio e istradata sulla via del delitto.

In mezzo a questi, tu vedi non senza raccapric­cio alcuni miei sacerdoti, perfino qualche pastore che, mimetizzato, si fa piccolo per non essere sco­perto. Invano, perché un giorno, quel giorno grande di amaro pianto, Io li accuserò di fronte a tutta l’umanità per essersi prestati all’attuazione di un iniquo piano dell’Inferno.

Gravissima colpa

L’aborto procurato è gravissima colpa, la cui origine è da Satana, perché è trasgressione alla legge del Padre mio, che è legge d’amore tendente a conservare, difendere e proteggere il dono impa­gabile della vita.

Quale uomo ha il diritto di sopprimere la vita di un altro uomo?

Quale Stato può arrogarsi il diritto di rompere l’equilibrio della natura umana?

Quale Stato può vantare il diritto di abrogare una Legge divina? Il pretendere di farlo è crimine di una gravità che Dio non può lasciare impunito.

L’aborto è abominio e pervertimento, frutto di una società corrotta e anticristiana.

Guai a coloro sulle cui coscienze peserà così tremenda responsabilità.

Non solo Io sarò inesorabile Giudice, ma saranno gli esseri umani, vittime dell’aborto, a rivolgersi direttamente al Padre mio, Datore della vita per chiedere giustizia sui loro carnefici materiali e morali.

Figlio, la legalizzazione dell’aborto è un prodotto della inciviltà materialista; ma quanti altri ve ne sono: le violenze, i crimini, la droga, la pornografia, l’organizzazione della corruzione, segretamente vo­luta e finanziata, anche se pubblicamente deplorata. Se ti facessi vedere il vero volto di questa società incredula, ti ripeto che ne moriresti.

Questa umanità ha rifiutato la salvezza offerta dalla mia misericordia; la salverò con la mia giustizia.

Figlio, prega, prega; non ti stancare!

Oggi non vedi se non quello che ha potuto la perversità del Maligno; domani vedrai quanto abbia potuto la preghiera e la sofferenza dei buoni.

Ti benedico, figlio mio; voglimi bene.

25 febbraio 1976

HO SEMPRE PARLATO

« Ora non puoi desiderare di più per credere a ciò che ti avevo detto in merito alla crisi di Fede che avvolge il mio Corpo Mistico.

Hai visto quanta fatica occorra anche nei così detti buoni per credere a Me, Verbo di Dio fatto Carne, realmente presente nella mia Chiesa, nel Mistero della Fede e dell’Amore? Quanta fatica deb­bono compiere i così detti buoni per concedere il diritto di cittadinanza al Figlio di Dio!

Così si stenta ancora più ad ammettere che la parola di Dio si possa manifestare a qualcuno, come e quando Dio crede.

Io vorrei parlare con tutte le anime! Questa è una esigenza del mio Amore infinito. Parlare vuol dire comunicare con le anime, e comunicare vuol dire dare qualcosa.

Nel caso mio comunicare vuol dire donare luce alle anime; ma sono pochissime quelle disposte a ricevere e pronte ad accettare il dialogo con Me. Per lo più mancano le predisposizioni di fede, di umiltà e di amore.

Le anime che difettano di queste virtù non am­mettono che altre le possano avere.

Se credessero veramente

La Cristianità vive nelle contraddizioni. Si dice di credere in Me Verbo fatto Carne, quindi vero Dio e vero Uomo, ma di fatto mi si nega, negan­domi il diritto di parlare. Se veramente credessero in Me, allora crederebbero a ciò che Io, Dio, ho sempre fatto dai primordi dell’Umanità.

Ho parlato sempre agli uomini.

Ho parlato ad Adamo e ad Eva, direttamente. Ho parlato a Caino.

Ho parlato ai Patriarchi, ho parlato per mezzo dei profeti. Ho parlato per mezzo dei miei Santi. Io, oggi, non posso e non debbo parlare R ? … e lo sai perché? Perché per i materialisti Io non esisto. Il parlare, dicevo, è comunicare; comunicare vuol dire qualcosa: una idea, una verità o anche una menzogna come fanno tante volte gli uomini con la loro anima distorta, indirizzata al male.

Ciò che sempre e dovunque è stato un bisogno elementare della natura umana, lo si vuole negare all’Autore della stessa natura.

Che sanno loro?

Alcuni ad esempio, non crederanno, che Io abbia parlato per mezzo di te, mia piccola penna spun­tata. Perché? Non mi sono Io servito di San Paolo? E chi era Paolo prima della conversione? Non mi sono servito di Sant’Agostino? e chi era Agostino prima della conversione? Per mezzo di quanti Ago­stini non ho parlato agli uomini nei secoli… Che sanno di ciò che intercorre tra Me e l’anima tua?

È paradossale dire: « Credo che Gesù è la Parola vivente, è il Figlio di Dio » e poi negare che Gesù possa parlare ad un’anima. La prima affermazione viene distrutta dalla seconda.

Quante cose oggi sono paradossali nella mia Chiesa! Come l’atteggiamento di alcuni sacerdoti che dicono di credere alla mia reale Presenza, quando la realtà della loro vita è una smentita a ciò che con le labbra dicono. Se credessero alla mia Presenza nel Mistero dell’Amore, dovrebbero anche credere alla ragione che mi ha indotto alla istituzione del Prodigio Eucaristico.

Oh, figlio, se si volesse analizzare a fondo la vita e la fede dei miei ministri, si arriverebbe a conclusioni amare…

Prega, figlio, non ti stancare. Ti benedico.

27 febbraio 1976

LE COSE CAMBIERANNO

Non pensare che il mondo sia molto cambiato da quello che era duemila anni or sono. Per mutare radicalmente, dovrebbero cambiare le cause dei mali che sono proprio alle radici della natura umana. L’uomo può progredire o regredire ma non può sostanzialmente mutare; rimarrà sempre un essere mortalmente ferito nella sua natura debilitata dal peccato originale, per cui sarà sempre incline al male che potrà, volendolo, superare con l’aiuto che gli viene dall’Alto.

Ecco perché, dopo duemila anni di Cristiane­simo, l’uomo non è molto mutato. Oggi, come duemila anni fa, e con la stessa cieca crudeltà, si rinnova la mia Passione. Con la stessa assurda tenacia, l’uomo di questo secolo materialista e mi­scredente preferisce Barabba, e grida: « Sia croci­fisso il Cristo! ».

Alla radice trovi sempre la stessa causa: l’odio di Satana contro il Verbo di Dio, fatto Carne per la salvezza dell’umanità, l’odio di Satana contro Me Salvatore e contro l’uomo che vuole travolgere nella sua stessa perdizione.

Questa è la vera ragione per cui, dopo duemila anni, nelle logge massoniche, nei parlamenti, nelle aule universitarie, sui rotocalchi, alla radio e alla televisione, nelle sedi dei partiti, sui giornali si continua a gridare il « Crucifigatur ». Sia crocifisso il Cristo e viva invece Barabba!

La vendetta del Diavolo

Satana, congelato nel suo odio contro Dio dal momento in cui si ribellò e cadde, concepì la sua vendetta. Di questo odio vive, di questo odio si nutre e di questo odio ha fatto il fine della sua esistenza.

Essendo superiore alla natura umana, molto può su di essa, e di questa sua superiorità si avvale per aizzare l’uomo al male.

Ecco, perché oggi, come duemila anni or sono, tu vedi nell’uomo gli stessi istinti bestiali della sua natura ferita, le stesse manifestazioni di odio nei miei riguardi.

– Gesù mio, allora che colpa ha l’uomo se un essere più forte di lui lo spinge inesorabilmente al male?

« Figlio, non dimenticare che Io sono venuto proprio per questo: per ristabilire nella natura umana l’ordine così terribilmente turbato dalla colpa d’origine.

Non dimenticare come Io abbia unito alla Natura divina la natura umana per avere la dovuta soddi­sfazione e riparazione da parte dell’umanità. Il ridare alla natura umana, avvilita con il peccato, la sua primitiva dignità, ha terribilmente inasprito in Satana la sete di odio, di invidia e di gelosia verso di voi.

Con tutto questo non si può giustificare il male che gli uomini compiono, anche sotto la spinta di Satana, perché l’uomo è libero e la Redenzione ha ristabilito l’ordine e l’equilibrio sconvolti. Proprio per mezzo della Redenzione all’uomo vengono forniti i mezzi necessari per fronteggiare e superare le tentazioni.

Se poi l’uomo, compiacente, tende l’orecchio alla voce del male, lo fa non senza sua responsa­bilità. Se volontariamente rifiuta i frutti della Re­denzione, si pone su una china pericolosa per cui facilmente scivolerà, di precipizio in precipizio, fino in fondo al baratro.

« Viva Barabba! »

Figlio, ecco perché oggi all’Amore, cioè al Figlio di Dio fattosi Redentore degli uomini, si grida con rabbia il « Crucifigatur ». Ecco perchè si ripete il « Viva Barabba, a morte il Nazzareno ! ».

– Viva Barabba!

Viva il crimine, viva la violenza fino all’esalta­zione dell’uno e dell’altra.

Viva l’odio, viva la prostituzione e la pornografia. Viva la stampa perversa, viva l’immoralità esal­tata attraverso la cinematografia e la televisione. Viva Barabba: Viva il male e a morte Cristo, il Salvatore.

– A morte l’Amore! venuto a salvare l’umanità perduta, avvilita e schiava; venuto per ridare al­l’umanità libertà e dignità; venuto per schiudere d’innanzi all’umanità orizzonti di speranza, nuovi infiniti orizzonti di salvezza.

Ebbene, di fronte a questo dramma quale è il comportamento di molti miei sacerdoti?

Per non pochi di essi è di netta indifferenza, per altri è di simpatia e collaborazione con i miei nemici. Sono i preti marxisti, vergognosamente abbonati a giornali atei e materialisti Sono più numerosi di quelli attualmente noti: lo vedrete nell’ora della prova.

Vi è poi l’atteggiamento dei preti mestieranti che nel sacerdozio non hanno saputo vedere il Mi­stero della Chiesa, di cui sono parte essenziale infatti come si potrebbe pensare alla Chiesa senza il sacerdozio, che ne è la spina dorsale?

Proprio come sul Calvario! Molti erano gli in­differenti ed i curiosi. Vi erano gli scribi e i farisei, alleati e sobillati dai sacerdoti; pochi, pochissimi i buoni: la Madre, San Giovanni, le pie Donne, al­cuni discepoli e fra questi i pastori.

Il mondo, figlio, ben poco è cambiato perché la matrice del male è sempre la stessa. È a questa matrice del male a cui bisogna puntare per limitare la potenza offensiva, per prevenire le mosse e neu­tralizzare l’azione. Questo non è stato fatto da tutti e non è stato fatto nella giusta misura.

Fermento di vita

Nonostante tutto, le cose cambieranno: la mia Passione e Morte ha portato nel mondo un tale fermento di vita per cui le forze del male non prevarranno.

La mia Passione continua nel mio Corpo Mistico. Le sofferenze dei buoni, dei santi, delle anime vit­time hanno dato e daranno i loro frutti.

La terra sarà bagnata dal sangue di nuovi mar­tiri che anticiperanno l’alba radiosa di una Chiesa rinata a nuova vita, di una Chiesa che prenderà il posto di maestra e di guida dei popoli di tutto il mondo.

Le forze del Male saranno schiacciate sotto il tallone di Colei che, come esercito schierato a batta­glia, segnerà un’altra splendida vittoria per la Croce e per la Chiesa. L’umanità sarà ridata al Padre che l’ha voluta per l’eternità beata.

Figlio mio, prega. Offrimi, come sempre, tutto ciò che hai, tutto ciò che sei.

Ti benedico, voglimi bene.

6 aprile 1976

TI SARO’ ACCANTO

Angelo mio caro, che sei stato posto da Gesù al mio fianco per assistermi e difendermi, io povero Sacerdote mi riconosco colpevole d’innanzi a Te di tantissimi torti.

Avrei dovuto amarti di più, cercarti di più, spe­cialmente nei momenti difficili della mia vita. Invece le molte mie miserie, le stolte preoccupazioni umane e le infedeltà hanno tolto alla mia anima quella luce indispensabile per operare il bene, hanno tolto alla mia volontà quella agilità e fermezza per far fronte alle astuzie e alle insidie del Serpente, sempre in agguato e pronto a colpire con il suo veleno, e mi hanno privato del tuo aiuto.

Angelo mio caro, perdona la mia negligenza, la mia colpevole stoltezza.

Provvedi tu, vigile custode e sentinella, a difen­dermi a proteggermi contro l’assalto dell’infernale nemico e delle sue legioni.

Angelo mio custode, fammi sentire la reale, be­nefica tua presenza, fammela sentire in vita ed in particolare modo nell’ora della morte.

Ora, o amico dell’anima mia, se mi vuoi parlare, parlami. Con la Grazia Divina, mi accingo a pre­starti tutta la mia attenzione.

Amicizia intensificata

« Si, fratello mio! Non ti stupire se in questo modo ti chiamo.

Siamo figli dello stesso Padre; siamo membra dello stesso Corpo; viviamo della stessa linfa divina; siamo oggetti dell’Amore e siamo vivificati dagli stessi fini: la Gloria di Dio Onnipotente, il suo Re­gno, la sua sovrana, divina Volontà!

Fratello, in un precedente messaggio mi ti sono presentato, ma il legame che ci unisce deve sempre aumentare, accrescendo così la nostra conoscenza. La nostra amicizia può e deve essere intensificata con la nostra reciproca volontà.

Vedi, se tu entri in una casa buia, istintivo è in te cercare la sorgente della luce, accendendo un fiammifero, facendo scattare un interruttore.

Quanto buio avete attorno a voi, fratello mio! e allora?

Tu cerca me. Io sono come l’interruttore che, scattando, ti farò inondare di luce divina. Infatti, pur essendo tu Ministro di Dio, non conosci tutti i mezzi di santificazione.

Fratello mio, sei ministro dell’Onnipotente! E Lui, l’Onnipotente ti ha reso compartecipe della sua divina Sovranità.

Se tu e gli altri Sacerdoti foste consapevoli di questa realtà, potreste veramente capovolgere la situazione.

La baldanza delle forze tenebrose del male dimi­nuiscono nella misura in cui crescete nel processo della vostra santificazione.

Quanto più salirete voi sacerdoti nella luce di Dio, tanto più le forze del male discenderanno e sprofonderanno nell’oscurità dell’Inferno.

Fratello, necessita intensificare i nostri rapporti, necessita una comunione non fittizia, ma reale. Lo esige la Volontà divina che dobbiamo umilmente riconoscere ed attuare. La prova per te, fratello, è in atto.

L’Amore di Dio mi ha posto al tuo fianco per aiutarti a superarla. Sarò vicino a te per difenderti; la lotta avrà momenti di dura asprezza.

Avanti senza timore, Gesù ti porterà alla vittoria! Chiamami ed io ti sarò accanto. Insieme rice­viamo la benedizione di Lui, Uno con il Padre e lo Spirito Santo.

7 aprile 1976

FIGLI MIEI, CORAGGIO!

Figlio mio, scrivi: Sono Io la Madre che com­pleto la serie dei messaggi di questi giorni.

Sono voci che vengono dal Cielo. Sono voci che attentamente dovete accogliere e meditare con fede. Sono grazie che Lui ed io, la Madre sua e vostra, abbiamo predisposto perché possiate procedere con serenità e sollecitudine ad adeguarvi alla Volontà divina, seguendone gli impulsi e i suggerimenti così chiaramente dati.

Figlioli miei, non dovete, non potete più dubitare. Il dubbio in voi, diverrebbe colpevole ingratitudine. Non fermatevi ad una semplice, superficiale lettura, ma attentamente riflettete, fervorosamente pregate, generosamente offrite. Cercate di intensificare la vostra unione con Lui e con Me, che vi sono real­mente madre.

Figli miei, non è più tempo di leggerezze. Le mie lacrime sono lacrime di dolore e di amore. I figli veramente buoni fondono le lacrime della madre che li ama teneramente, con le loro. Voglio dire che i figli veramente buoni non si appagano di sapere o deplorare che la Madre pianga, ma con la Madre piangono, perché il dolore della Madre è il loro dolore.

Figli miei, coraggio! Siete nel mio Cuore Immacolato, siete nel Cuore Misericordioso del mio e vo­stro Gesù. Le nubi foriere di tempesta si addensano sempre più in cielo. Preghiamo e ripariamo, affin­ché il temporale non esploda prima del tempo.

Le iniquità si moltiplicano, i sacrilegi sono in aumento, i peccati e le provocazioni sono più nume­rosi delle arene del mare. Se non vi si contrappone penitenza, preghiera e riparazione, l’ora delle tene­bre può essere anticipata.

Reagire al male

L’umanità, posta sulla stadera, è stata trovata paurosamente in passivo con la divina Giustizia. Voi, figlioli miei, potete e dovete reagire al male donando la vostra fattiva collaborazione alle forze del bene. Non prevarranno, perché Io interverrò ancora una volta, come esercito schierato a battaglia. Sotto la spinta e l’influsso di Satana e delle sue schiere, l’umanità peccatrice si è organizzata. Anche le forze del bene, superando tutte le difficoltà, si debbono unire per respingere l’attacco del Nemico. Siete tutti figli di Dio! Questo deve bastare ed è più che sufficiente per unirci in difesa della verità e della Chiesa, che è e sarà sempre a voi Madre amorosa.

Stiamo uniti con Gesù, nostro Capo, nostro Re divino!

Vi benedico, figlioli miei, vi benedico. Con voi benedico i vostri cari.

ABBI PIETA’ DI ME

Signore, io credo in Te, Uno e Trino.

Credo e amo, adoro e ringrazio Te, Padre che mi ha creato.

Ti credo e amo, Ti adoro e ringrazio, o Verbo eterno di Dio fatto Carne, Redentore dell’umanità. Ti credo e amo, Ti adoro e ringrazio, o Spirito Santo, anima della Chiesa e anima dell’anima mia. Ti domando perdono, o mio Dio, per quella moltitudine di colpe, più numerose dell’arena del mare, che ho compiuto nel corso della mia vita. Peccando ho offeso Te che sei l’Alfa e l’Omega, l’Amore eterno e infinito, che sei il solo, massimo Benefattore di tutti e di tutto.

Signore, convertimi radicalmente a Te, nella do­nazione di me stesso, nella attuazione della tua Volontà.

Voglio vivere in un amore crescente per Te, Uno con il Padre e con lo Spirito Santo. Voglio vivere per la tua e mia Madre, per San Giuseppe, per la Chiesa trionfante, purgante e militante.

Signore, abbi pietà di me! Sono uomo peccatore…

Redazione Papaboys 

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