R. – A dire la verità, i sondaggi in Israele hanno sempre sbagliato abbastanza; ma ad ascoltare la voce della strada, molti già davano per scontato un ritorno o una continuazione di Netanyahu … Insomma, non è stato così improvviso come si pensa.
D. – Ci sono delle incognite per il nuovo governo che si formerà?
R. – Bè, adesso ci vorrà sicuramente un po’ di tempo, ma dati i numeri credo che si vada verso un governo Netanyahu abbastanza compatto, con i partiti religiosi e di destra. È presto ancora per valutare; bisognerà vedere un po’ tutto, ma questo pare essere l’orientamento.
D. – Quali le speranze?
R. – Certamente ci sono tante incognite: bisognerà capire, al di là dei proclami che si fanno in campagna elettorale, quale sarà esattamente l’agenda di questo governo, sia per quanto riguarda gli aspetti sociali ed economici interni, che sono importanti e che forse sono stati anche determinanti sotto alcuni punti di vista, sia per quanto riguarda l’aspetto politico internazionale: il rapporto con i palestinesi e con la comunità internazionale. I proclami elettorali erano già abbastanza chiari: c’era, con chiarezza, una certa rigidità. Però, sappiamo anche che poi nella pratica, sul territorio, le cose non sono mai come si dicono. Quindi credo che sia saggio in questo momento attendere e vedere come si evolverà la situazione.
D. – I media danno per scontato che per altri quattro anni, almeno, sarà bloccato il processo di pace. Che ne pensa?
R. – Questo è quello che è stato detto, anche dal primo ministro uscente, Netanyahu, con molta chiarezza. Credo che sarà difficile mantenere un blocco di questo genere per altri quattro anni: qualcosa si dovrà fare… Bisognerà anche vedere quanto sarà evidente la pressione internazionale, e anche quella interna: perché, anche se i laburisti – uno dei partiti di opposizione – hanno perso, hanno comunque un blocco abbastanza consistente. Credo che si dovrà vedere nei prossimi mesi come si evolverà la situazione. Penso che una situazione di stallo prolungata per altri quattro anni, non sia facilmente immaginabile.
D. – Anche perchè la storia spesso ci ha riservato delle sorprese: a volte, quando ci sono tutte le condizioni non accade nulla e viceversa…
R. – La storia del Medio Oriente in particolare ci insegna questo con molta chiarezza! Speriamo! Speriamo che, dopo le tensioni legate alle diverse campagne elettorali, il buon senso prevalga. Certamente è chiaro che questo governo, il nuovo governo che si verrà a formare, non sarà entusiasta nei confronti del negoziato israelo-palestinese; ma penso che comunque qualche passo si dovrà necessariamente fare.
Fonte. Radio Vaticana
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