di Papa Leone XIII
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a Voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al Vostro Sacratissimo Cuore. Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, Vi ripudiarono
O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo. O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da Voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna per non morire di miseria e di fame. Siate richiamateli al porto della verità e all’unità della fede affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da Voi separati: ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine; fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: Sia lode a quel cuore divino, da cui venne la nostra salute, a lui si canti gloria e onore nei secoli. Cosi sia.
Leone XIII
(Preghiera cin cui Papa Leone XIII, l’ 11 giugno 1899, consacrò la Chiesa, il mondo e tutto il genere umano a Cristo)
Al fedele che recita piamente questo atto di consacrazione si concede l’indulgenza parziale.
L’indulgenza è plenaria se lo si recita pubblicamente nella solennità di Cristo Re.
La Solennità di Cristo Re, che segna la fine dell’anno liturgico, nella Chiesa cattolica, fu però introdotta da Papa Pio XI (Achille Ratti, 1922-1939), con l’enciclica “Quas primas” (“Sulla Regalità di Cristo”) dell’11 dicembre 1925.
Dice il Papa nell’Enciclica:« E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo ci sembra che nessun’altra cosa possa maggiormente giovare quanto l’istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re. »
Essa indica un ricordo particolare di Gesù Cristo visto come Re di tutto l’universo e
con essa si vuol sottolineare che la figura di Cristo rappresenta per i cattolici il Signore della storia e del tempo.
Nella forma ordinaria del rito romano la festa coincide con l’ultima domenica dell’anno liturgico mentre nella forma straordinaria la festa coincide con l’ultima domenica di ottobre.
Anche nel rito ambrosiano, la solennità di Cristo Re corrisponde all’ultima domenica dell’anno liturgico, ma – poiché l’Avvento ambrosiano, con cui comincia l’anno liturgico, è più lungo di due settimane rispetto all’Avvento romano – essa si colloca all’inizio e non alla fine di novembre.
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