38 anni: un bel traguardo raggiunto oggi da Don Francesco, nostro amico e collaboratore. A lui giungano preghiere e benedizioni da tutti noi, e per omaggiarlo vogliamo riproporre questa storia. La sua storia, della sua vita e della sua vocazione.
Don Francesco Cristofaro fa il parroco nella comunità di Santa Maria Assunta a Simeri Crichi, in provincia di Catanzaro, e molte altre cose. Attivo sui social, in radio e in tv, s’impegna perché le buone notizie circolino.
Classe 1979, è nato con una paresi spastica alle gambe, ma la disabilità non lo ha mai fermato, nonostante le sue difficoltà nel camminare e nello stare in piedi. A passi incerti ha celebrato la sua prima Messa 11 anni fa, ma con voce sicura annuncia la gioia di donarsi a Dio con tutti i propri limiti. Per questo ha appena pubblicato Il mio sì al Signore. Testimonianze di vita sacerdotali (Tau editrice), in cui ha raccolto le esperienze di altri preti «che vivono e prestano il loro servizio e la loro missione dal Nord al Sud Italia in diversi ambiti, dalla parrocchia alle carceri, dagli ospedali alle scuole, nelle strutture di accoglienza, in radio e Tv, insomma tra la gente e con la gente, come ci ricorda anche papa Francesco».
Don Cristofaro ha pensato di scrivere il libro dopo aver saputo di altre malattie ben più gravi, quelle interiori: «A seguito di un triste episodio di pedofilia che aveva interessato un sacerdote calabrese, mi sono chiesto cosa potessi fare per mettere in luce la bellezza e la grandezza della missione sacerdotale. Per contrastare il male con il bene e lo scandalo con il buon esempio», spiega.
Fra le pagine, anche i suoi ricordi di bambino, quando guardava allo specchio le sue gambe «storte, fragili» e chiedeva nella preghiera di guarire. «La Madonnina, però, non mi ascoltava e i santi erano sordi con me. Pensavo di essere cattivo e di non meritare nulla, perché come può un bambino non essere ascoltato?».
E aggiunge: «Forse la lotta più dura che ho dovuto affrontare nella mia vita è stata quella di sentirmi una persona completamente inutile per gli altri, per il mondo, per me stesso, per Dio. Desideravo una vita senza pietismo, senza sentirmi dire: “Poverino!”, ed ero triste perché il nostro mondo, è sempre più attratto dal bello, dal perfetto, da ciò che “funziona”, scartando il non bello o il non perfetto secondo le categorie mondane».
L’incontro con il Signore l’ha fatto sentire «non più periferia e scarto, ma centro del mondo, bene prezioso. So che troppi vivono il mio stesso dramma. Con la mia testimonianza vorrei aiutare chi molte volte è costretto a chiudersi nel dolore e in un silenzio senza speranza». Perché «non si può fare preferenze di persone. Il Signore mai ha fatto e mai farà differenza fra ricco o povero, malato o sano, bello o brutto, forte o debole. Siamo tutti figli suoi. Opera una sola distinzione: tra giusto e ingiusto».
Grazie alla fede, Francesco non ha più chiesto la guarigione fisica, «ma un amore grande per la vita e per le vite altrui. E questo grande miracolo il Signore me lo ha concesso. Vi sembra poco un ragazzo triste che ritrova la gioia di vivere, che passa dal dire “io non servo a nessuno” a pensarsi come uno strumento di grazia nelle mani di Dio?».
Fonte www.avvenire.it/Laura Badaracchi
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