Il più Santo dei parroci della storia della Chiesa dalla maggior parte dei suoi formatori era considerato una sorta di disastro.
Quando diventa prete, a 29 anni compiuti, Giovanni Maria Vianney è praticamente considerato “vecchio”. Colpa di un grave gap di partenza – a 17 anni è molto più esperto di pecore e mucche, che pascola fin da bambino, che di libri – e soprattutto dello scoglio contro cui si infrangerà la sua tenacia bruciandogli tempo prezioso: il latino. È un vero romanzo la vita del futuro Curato d’Ars. Da ragazzo è allegro e sensibile alla fede, ma quando pensa al seminario non ha i soldi per la retta e quando un generoso sacerdote, che lo sosterrà per anni, si offre di fargli cominciare gli studi, sono gli studi stentati e le frequenti bocciature a renderlo oggetto di derisione: un sempliciotto, buono per i campi, e non per l’austero prestigio di una tonaca. Sacerdote però riesce a diventarlo, grato a Dio come pochi per il dono ricevuto, e si tuffa con ardore nella sua missione. Fiamma che non si attenua quando scopre dove dovrà trasferirsi: una parrocchia in un posto a fatica rintracciabile sulle mappe della Francia, Ars, casette d’argilla, 200 anime e una spaventosa ignoranza collettiva.
Qui, dal cuore da tanti giudicato insipiente di quel giovane prete vecchio, scaturisce un prodigio che trasforma in poco tempo il villaggio dimenticato da Dio in un villaggio dove Dio si è scelto una casa. Cosa sia accaduto lo spiegava quattro anni fa Benedetto XVI:
“Nel servizio pastorale, tanto semplice quanto straordinariamente fecondo, questo anonimo parroco di uno sperduto villaggio del sud della Francia riuscì talmente ad immedesimarsi col proprio ministero, da divenire, anche in maniera visibilmente ed universalmente riconoscibile, alter Christus, immagine del Buon Pastore, che, a differenza del mercenario, dà la vita per le proprie pecore. Sull’esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale”.
Il curato di campagna è un uomo povero tra poveri, che prega molto, che va a cercare i parrocchiani fin sui campi, che raduna i loro figli analfabeti per insegnare catechismo e che catechizza gli adulti alla domenica, con omelie semplici quanto incisive che ben presto nella piccola chiesetta di Ars i posti sono solo in piedi. Ingaggia una lotta senza quartiere contro le conseguenze dell’ignoranza, per esempio l’abuso di alcol, cui tanti contadini sono avvezzi. Dal pulpito si scaglia contro gli osti che, dice, “rubano il pane di una povera donna e dei suoi ragazzi dando da bere a quegli ubriachi che spendono la domenica tutto ciò che hanno guadagnato durante la settimana”,scendendo “al di sotto della bestia più bestia”.
Di contro, è maestro del perdono sacramentale, che amministra ininterrottamente per ore, dimenticandosi persino di mangiare: “La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale”.
Guardando al modello di sacerdozio illuminato dal Curato d’Ars, il Papa ora emerito affermò: “Dipende dalla santità la credibilità della testimonianza e, in definitiva, l’efficacia stessa della missione di ogni sacerdote”:
“Fu ‘innamorato’ di Cristo, e il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore che nutriva per il Mistero eucaristico annunciato, celebrato e vissuto, che è divenuto amore per il gregge di Cristo, i cristiani e per tutte le persone che cercano Dio”.
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Aforismi spirituali S. Curato d’Ars
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“Quanto è grande il sacerdote! Se egli si comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: dice due parole e Nostro Signore scende dal cielo”
“Se avessimo fede, vedremmo Dio nascosto nel sacerdote come una luce dietro il vetro, come il vino mescolato all’acqua”
“Quando il sacerdote è all’altare o sul pulpito, dobbiamo guardarlo come se fosse Dio stesso”
“Figli miei, noi ci rendiamo conto di quanto potere possa avere un’anima pura sul buon Dio: ella ottiene da Lui tutto ciò che vuole”
“L’umiltà disarma la giustizia di Dio”
“I santi conoscevano se stessi meglio di quanto conoscessero gli altri: ecco perché erano umili”
“Si può essere santi da fare miracoli ma, se non si ha la carità, non si andrà in paradiso”
“Un’anima pura è con Dio come un bambino con la mamma: la accarezza, la bacia e sua madre gli restituisce le carezze e gli abbracci”
“Cent’anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali”
“Davanti ad una preghiera ben fatta i dispiaceri si sciolgono come neve al sole”
“La preghiera è onnipotente presso Dio”.
“Se capissimo quanto è dolce camminare sempre alla presenza di Dio, sentirci sotto il suo sguardo, lasciarci condurre dalla sua mano, penseremmo sempre a Lui, non potremmo fare altrimenti, sarebbe la nostra più grande gioia”
“Un cristiano che avesse fede morirebbe d’amore”
“Quelli che non hanno nessuna sofferenza da sopportare, sono come acque che imputridiscono. Ma quelli che sopportano le sofferenze, sono come le acque che scorrono veloci e sono ancora più limpide quando passano sulle rocce e cadono in cascata”
“Le preghiere gradite al Buon Dio sono quelle che sgorgano dal profondo del cuore, con grande rispetto e vero desiderio di piacere a Dio”
“Le prove ci portano ai piedi della Croce e la Croce ci fa entrare in Cielo”
“L’anima che smette di pregare muore di fame”.
“La preghiera è il grido dell’angelo, il peccato è il grido della bestia”.
“L’immagine di Dio si riflette in un’anima pura come il sole nell’acqua”
“La porta del Cielo è chiusa all’odio, alla cattiveria, al risentimento”
“Quelli che serbano rancore sono infelici e isolati: ha la fronte corrugata, il cuore in subbuglio, degli occhi che sembrano divorare tutto”
“Il segno distintivo degli eletti è l’amore, come il segno dei dannati è l’odio”
“La collera annienta la pace e distrugge la serenità delle famiglie. Semina a piene mani divisione, inimicizie, odi”
“L’uomo creato per amare Dio, per possedere Dio, non lo ama e ha altrove i suoi affetti”
“Colui che non prega si priva di ciò che è indispensabile per vivere”
“Se all’inferno si potesse pregare, l’inferno non esisterebbe più”
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