“Manca un progetto che si occupi di autismo ad alto funzionamento o Asperger, disabilità non gravissime ma che causano problemi di socializzazione con i coetanei – fa notare Marcella, 39 anni, in attesa di un bebè –. Non porterei mia figlia in un centro diurno per disabili, perché vedrebbe situazioni molto più difficili della sua.
In questo tipo di autismo le cure riabilitative possibili non sono molte: la terapia più importante è la scuola, che Giulietta segue molto bene con un programma semplificato e l’insegnante di sostegno. Ascolta la musica in camera sua, dipinge, ma alla sua età non possono esserci solo la scuola o gli hobby: ci vogliono momenti di socializzazione e di scambio”. La mamma si confronta con altri genitori “che hanno la stessa esigenza. I nostri figli sono abbastanza egocentrici, mancano di empatia nei confronti degli altri. Così ho pensato che potrebbero trovarsi insieme a ragazzi con sindrome di Down lieve e con disabilità fisiche, ma anche normodotati, per uscite tipiche per qualsiasi adolescente: una pizza, un cinema, un picnic, una passeggiata la domenica pomeriggio, una serata al pub o al bowling”.
Insomma, i segnali ci sono e sono positivi. Così Marcella spera di poter seminare la sua idea anche in altre città, a Milano per esempio: “Potrebbe essere un unico progetto diviso in vari rivoli”, auspica. E pensa anche di coinvolgere i cani in attività domenicali di pet therapy: giornate immerse nella natura e fra gli animali, “per coltivare gli aspetti relazionali. Ho preso il primo meticcio su consiglio della neuropsichiatra infantile, convinta che avrebbe aiutato Giulietta. Non è stato così, lei convive con gli animali ma non interagisce con loro.
Ha una passione sfrenata per la musica, canta e va a lezione, adora la pittura e la scultura; è metodica e ha una capacità di concentrazione speciale per trovare le tonalità dei colori e i loro abbinamenti”. L’idea della madre di Giulietta ha ricevuto molti riscontri positivi da parte di altri genitori e di alcuni volontari, che si sono resi disponibili per creare un gruppo e la futura associazione, che “si chiamerà Staying Alive, sulla scia del progetto ‘La febbre del sabato sera’ promosso dall’associazione Fuori posto a Brescia.
Ho già trovato un’azienda disposta a sostenere economicamente il progetto: i fondi servono per pagare due educatori professionisti che accompagnino i ragazzi in questo percorso di socializzazione e comunicazione almeno tre volte al mese. Poi una signora che ha una pizzeria in paese mi ha già assicurato che offrirà pizza e bibita a tutto il gruppo”.
Ora in casa ci sono Titti e Bolla, due cagnolone, e un gatto, ma “per mia figlia è difficile mettersi nei panni degli altri, anche degli animali. Parla molto, è solare e sorridente, però fa fatica ad ascoltare e a gestire la compagnia”. Per questo Marcella punta su un itinerario educativo che possa sollecitare in Giulietta e negli altri ragazzi lo spirito di condivisione: “Hanno abilità e interessi molto specifici. Sanno di essere autistici e si rendono conto dei loro limiti. Proprio per questo hanno bisogno di fare una vita da adolescenti, di uscire con amici e coetanei con cui confrontarsi e che non abbiano gli stessi problemi, fra i quali trovare sostegni emotivi”. La determinazione non manca, l’entusiasmo neppure. Gli ingredienti perché questo gruppo variegato si realizzi in fretta ci sono tutti.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it/Laura Badaracchi)