CITTA’ DEL VATICANO – Prepararsi “al Natale in compagnia di Francesco d’Assisi”. Questo l’intento delle tre meditazioni per l’Avvento, iniziate stamattina da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Nella prima predica di Avvento padre Cantalamessa ha messo in luce la natura del ritorno di Francesco al Vangelo. La missione del Santo di Assisi era “un ritorno semplice e radicale al Vangelo reale, quello vissuto e predicato da Gesù. Ripristinare nel mondo la forma e lo stile di vita di Gesù e degli apostoli descritto nei vangeli”. In realtà, Francesco dando a sé e ai suoi frati questa regola “indicò tacitamente alla Chiesa l’unica via per uscire dalla crisi: riaccostarsi al vangelo, riaccostarsi agli uomini e in particolare agli umili de ai poveri”. Questo ritorno al Vangelo “si riflette anzitutto nella predicazione di Francesco. È sorprendente, ma tutti lo hanno notato: il Poverello parla quasi sempre di ‘fare penitenza’”. In questo modo, “Francesco non ha fatto altro che rilanciare il grande appello alla conversione con cui si apre la predicazione di Gesú nel Vangelo e quella degli apostoli il giorno di Pentecoste”. Dunque, “Francesco fece a suo tempo quello che al tempo del Concilio Vaticano II si intendeva con il motto: ‘abbattere i bastioni’: rompere l’isolamento della Chiesa, riportarla a contatto con la gente”.
Che cosa dice a noi oggi l’esperienza di Francesco? La sua avventura spirituale è cominciata con “la sua conversione dall’io a Dio, il suo rinnegamento di sé. È così che nascono i veri riformatori, quelli che cambiano davvero qualcosa nella Chiesa”. Ma, si è chiesto padre Cantalamessa, “che significa la proposta di Gesù di rinnegare se stessi? È ancora proponibile a un mondo che parla solo di autorealizzazione, autoaffermazione? Il rinnegamento non è mai fine a se stesso, né un ideale in sé”. La cosa più importante è “il seguire Cristo, possedere Cristo. Dire no a se stessi è il mezzo; dire sì a Cristo è il fine”. Si tratta di sapere se vogliamo vivere “per noi stessi”, o “per il Signore”. Vivere “per se stessi” significa “vivere per il proprio comodo, la propria gloria, il proprio avanzamento”; vivere “per il Signore” significa “rimettere sempre al primo posto, nelle nostre intenzioni, la gloria di Cristo, gli interessi del Regno e della Chiesa. Ogni ‘no’, piccolo o grande, detto a se stessi per amore, è un sì detto a Cristo”. Non si tratta però di “sapere tutto sul rinnegamento cristiano, la sua bellezza e necessità; si tratta di passare all’atto, di praticarla”. Certo, è “un traguardo difficile”, ma “la vicenda di Francesco ci ha mostrato cosa può nascere da un rinnegamento di sé fatto in risposta alla grazia”: “l’inizio della gioia e della pace, già su questa terra”.
Fonte: Agenzia Sir