Bambini italiani e dei “barconi” in visita dal Papa

Si chiama “Portati dalle onde” ed è il treno Frecciargento che porterà domani dal Papa 400 bambini provenienti dalla Calabria: alcuni sono calabresi ma moltissimi sono quelli arrivati dai barconi, dal nostro mare.

È la prima volta che questi bambini saranno protagonisti. In genere, negli sbarchi e nei campi profughi, sono l’oggetto, e, a volte, sono le vittime. Le madri se li attaccano al collo e salgono sul barcone. I padri se li caricano sulle spalle e valicano montagne e fiumi. Poi, a volte, finiscono nei nostri telegiornali. Come la piccola Favour sbarcata a Lampedusa da sola e subito sommersa da richieste di adozione; oppure come il piccolo Aylan e il suo corpicino sulla spiaggia mesi fa, che è ancora lì, a ferire la nostra coscienza.

In questo treno speciale invece i bambini saranno i protagonisti. Lo saranno facendo quello che sono: come fanno i bambini. Che fanno solo quello che sono. Se sono nati dalla parte giusta del mondo -la nostra- fanno cose belle. Vanno a scuola. Vanno in palestra o in piscina. Fanno un corso di musica. Vanno in gita. Se sono nati dalla parte sbagliata, fanno cose brutte e pericolose. Si imbarcano su fatiscenti barconi pieni zeppi di persone. Percorrono chilometri a piedi di notte o nascondendosi di montagna in montagna.

Una cosa li accomuna. Fanno cose belle o cose brutte perché glielo diciamo noi grandi. Obbediscono e vanno a scuola o sul barcone. E allora è bello che ci sia stato qualcuno che, spinto dal Papa, ha deciso di farli incontrare, di mischiarli. Quando accade che un bambino si immischi nella vita di un altro bambino, non è per un incontro internazionale con la cartella zeppa di ordini del giorno, programmi e progetti. Quando accade che un bambino sbarcato e un bambino italiano si incontrano, c’è solo da decidere quale banco occupare, da sistemare quaderni e astucci sotto il banco, e poi ascoltare la maestra e capirsi a gesti finché non si capisce qualche parola.

Il Papa cerca la tenerezza di questo incontri. Perché le periferie ci ricordano che non c’è misericordia senza tenerezza. Se non ti commuovi, non ami. Se non ami, non cambi. Se non cambi, il mondo non cambia. Per quanti esperti, incontri, mezzi, tu possa fare e avere.

Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost


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