Dopo il forte incontro con i popoli dell’Amazzonia e con la popolazione a Puerto Maldonado, Francesco va alla “Casa del Piccolo Principe” dove sono ospitati 35 bambini orfani, abbandonati o vittime di violenza. A loro rivolge parole di incoraggiamento e chiede ai giovani dei popoli originari di offrire un’alternativa di vita autentica
Debora Donnini_-Città del Vaticano
“Voi siete il tesoro più prezioso” di cui tutti noi dobbiamo prenderci cura. “Non potevo andarmene da Puerto Maldonado senza venire a trovarvi”. Con grande affetto il Papa si rivolge ai bambini orfani o abbandonati, dell’Hogar Principito, la “Casa del Piccolo Principe”.
Bambini che lo hanno accolto con un canto commovente e una rappresentazione danzante sull’evangelizzazione dei missionari domenicani. La loro voce e i loro occhi sono tutti per Francesco. Sono occhi che fin da piccoli hanno visto dolore e a volte violenza, fisica, psicologica e anche sessuale. Molti hanno perso i genitori come la giovane Dirsey che ha dato la sua testimonianza prima del discorso di Francesco. La loro emozione per l’incontro con il Papa è palpabile ed espressa anche dai tanti doni che le diverse case di accoglienza della regione gli offrono, fra cui un rosario fatto di semi. Di loro si prende cura l’Associazione Apronia fondata da Xavier Arbex de Morsier nel 1996 per far fronte all’alto tasso di abbandono e sfruttamento a Puerto Maldonado, la piccola città amazzonica cresciuta rapidamente per le attività minerarie e di disboscamento. Molti di loro sono dei popoli nativi.
“Perdonate le volte in cui noi grandi” non vi diamo l’importanza che meritate, “siete luce di speranza per tutti noi”, dice Papa Francesco al centinaio di persone, fra bambini, giovani e volontari dell’associazione, che lo accolgono nel campo di basket dell’Hogar. “So che alcuni di voi a volte sono tristi durante la notte. So che avete nostalgia del papà o della mamma che non c’è, e so che ci sono ferite che fanno molto male”, prosegue esprimendo apprezzamento perché hanno una casa dove sono accolti e dove li si aiuta a scoprire che Dio gli tende una mano.
Loda, poi, la testimonianza dei giovani che, passati per l’Hogar Principito, sono riusciti a costruirsi un futuro, come appunto Dirsey che, dopo aver perso i genitori in un incidente stradale, è cresciuta all’Hogar e oggi ha un lavoro e studia psicologia. “Siete per noi il segno delle immense potenzialità che ogni persona possiede”, il “miglior esempio da seguire”, la speranza di potercela fare.
Tutto quello che voi giovani potete fare, come venire a stare con loro, a giocare, a passare il tempo, è importante. Siate per loro, come diceva il Piccolo Principe, le stelline che illuminano la notte.
Quindi, riferendosi ai giovani che provengono dalle comunità native, gli chiede di non rassegnarsi davanti “alla vertigine di un malinteso progresso”, di non rinunciare all’eredità dei loro nonni e ai loro sogni. “Approfittate dell’opportunità che avete per formarvi”, li esorta invitandoli a fare una loro sintesi fra le loro radici e le novità. “Non rassegnatevi ad essere il vagone di coda della società, agganciati e trascinati! Abbiamo bisogno di voi – dice – come motore che spinge”.
Restituite al mondo quello che imparate perché il mondo ha bisogno di voi originali, come realmente siete, non come imitazioni. Abbiamo bisogno di voi autentici, giovani fieri di appartenere ai popoli amazzonici e che offrono all’umanità un’alternativa di vita autentica.
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I giovani dei popoli originari possono quindi davvero aiutare “le nostre società” nella sfida di correggere la rotta, “soprattutto insegnandoci uno stile di vita che si basi sulla cura e non sulla distruzione di tutto quello che si oppone alla nostra avarizia”.
Quindi ringrazia per il suo esempio padre Xavier che ha sofferto molto – sottolinea – e ancora i religiosi e le religiose, le missionarie laiche, i benefattori che mandano avanti la casa di accoglienza – oltre ai profitti di tre piccole caffetterie-gelaterie – i volontari e quanti rafforzano questi giovani nell’identità amazzonica. “Grazie – conclude – per essere le stelline che illuminano la notte”.
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Il Santo Padre Francesco pranza con S.E. Mons. David Martínez de Aguirre Guinea, O.P., Vicario Apostolico di Puerto Maldonado e 9 indigeni dell’Amazzonia.
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Di seguito l’elenco degli indigeni presenti al pranzo:
Nome e Cognome; Etnia; Origine
Roger APARICIO PIÑARREAL; MATSIGUENKA; LA CONVENCIÓN
Norma SÁNCHEZ CHAPAY; ASHÁNINKA; PURÚS
Zaqueo MOCHI URREA; ASHÁNINKA; LA CONVENCIÓN
Saúl ESCOBAR RODRÍGUEZ; SHIPIBO; UCAYALI
Maeriaba MARTÍN KOTI; MATSIGUENKA; LA CONVENCIÓN
María Luzmila BERMEO CHUINDA; AWAJUN; JAÉN
Nicasio ROQUE MOREIRA; JUNIKUIN; PURÚS
Yésica PATIACHI TAYORI; HARAKBUT; MADRE DE DIOS
Héctor SUEYO YUMBUYO; HARAKBUT; MADRE DE DIOS
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A cura della Redazione – Fonti: Vaticannews.va – IlSismografo
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