I miliziani dello Stato Islamico (Isis) conquistano il centro di Ramadi poche ore dopo il messaggio audio con cui il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi ha fatto sapere di essere sopravvissuto all’ultimo tentativo di eliminazione da parte dei jet Usa. Il blitz dei jihadisti verso il quartier generale delle forze di sicurezza di Ramadi, capoluogo dell’Anbar, è scattato nella notte di giovedì protraendosi fino alla mattina di oggi.
COLPI DI MORTAIO E AUTOBOMBA
E’ stata una pioggia di colpi di mortaio contro il palazzo del governatore ad aprire il terreno ai jihadisti, che hanno lanciato almeno sei autobombe contro la sede della polizia causando un bilancio di oltre 50 vittime fra agenti e soldati. Il governatore dell’Anbar, Suhaib Al-Rawi, ha ammesso di essere in difficoltà a conservare Ramadi e le sue truppe hanno iniziato a ritirarsi dal centro. In segno di vittoria i miliziani del Califfo hanno alzato il drappo nero dello Stato Islamico sul palazzo del governatore, che si trova ad appena 113 km dalla capitale dell’Iraq, Baghdad.
IL RITORNO DI AL-BAGHDADI
L’offensiva per completare la conquista di Ramadi segue l’audio con cui il Califfo, al-Baghdadi, giovedì sera è tornato a far sentire la propria voce parlando dell’Islam come di una «religione di guerra», chiedendo ai musulmani di «venire in questa terra per combattere» oppure di «combattere ovunque si trovino». In particolare, al-Baghdadi ha fatto anche riferimento all’intervento panarabo in Yemen, guidato dall’Arabia Saudita, lasciando così intendere di essere arrivato vivo almeno fino al 26 marzo, giorno di inizio delle operazioni aeree contro i ribelli houthi.
Ciò significa essere sopravvissuto al raid della coalizione che, fra febbraio e marzo, ha tentato di eliminarlo nei pressi di Al-Qaim riuscendo – secondo fonti iracheno – a ferirlo gravemente alla schiena. Pur immobilizzato e privato del possibile vice Al-Afri – di cui Baghdad ha annunciato l’eliminazione 48 ore fa – il Califfo si dimostra in grado di segnare progressi militari nell’Anbar ovvero la regione dell’Iraq da dove le forze governative, sostenute da milizie sciite filo-iraniane, stanno tentando di espellerlo.
LA PROMESSA DELL’OFFENSIVA DI PRIMAVERA
I comandi iracheni in marzo avevano promesso con l’inizio della primavera un’offensiva capace di «liberare l’Anbar da Isis» a cominciare dalla città di Mosul. Ma Mosul resta nelle mani del Califfo, che anziché arretrare avanza e si appropria di Ramadi dimostrando di poter minacciare la periferia di Baghdad. A 279 giorni dall’inizio dei raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, il Califfato continua ad espandersi.
di Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme per La Stampa