Ma, sul serio, nessuno di noi è mai uscito di fretta, pensando a quello che doveva fare, poi si è accorto di avere un polsino rotto e lo ha arrotolato? No? Allora ve lo dico io: vi è successo e non ve ne siete accorti. E chi avevate davanti, se l’ha notato, vi avrà guardato con simpatia e avrà continuato ad ascoltarvi perché interessato a quello che volevate dirgli a parole, senza osservare l’orlo scucito. I messaggi subliminali lasciamoli ai guru della pubblicità. Qui c’è un padre che va dai suoi figli e pensa a loro, rimette i filetti sfuggiti dal polsino in dentro, ma poi scende dalla macchina e pensa solo a stare con loro. Sa che guarderanno il suo sorriso perché lui fa così e non ha un polsino simbolo da sventolare.
Io, se non l’avessero zoommato nella foto, il polsino sfilacciato non l’avrei mai notato. Perché, personalmente, io vorrei essere ascoltato quello che dico, non osservato per il mio vestiario. E so che lui – ed è la prima cosa che ha voluto far sapere al mondo – è come me: uno qualsiasi, uno normale, uno come tutti noi.
L’ennesima prova è stata pochi giorni fa. Ha sbagliato la data di un incontro. Non di un’ora: di un giorno.
“Prima di tutto devo chiedere scusa, perché questo incontro era previsto per domani, e credo che voi abbiate dovuto fare tanti cambiamenti e anche con difficoltà, nei trasporti, nei mezzi di trasporto. Vi chiedo scusa, davvero! C’è stata una confusione. Voi sapete che il Papa è infallibile quando fa definizioni dogmatiche, cosa che si fa ma raramente. Ma anche il Papa ha i suoi difetti e con i suoi difetti non c’entra l’infallibilità! E questo Papa è poco ordinato e anche indisciplinato. E da questo è nata questa confusione. Per questo vi chiedo scusa. Grazie”.
Il Papa toppa giorno, si sbaglia e fa incasinare la giornata di parecchia gente venuta apposta per lui. Allora chiede scusa e si spiega. Come farebbero tutti, come faremmo tutti noi. Se dovessi preoccuparmi del significato recondito della mia barba lunga di un giorno, di un bottone della talare saltato, di una scarpa graffiata, di un polsino sfilacciato, forse ci metterei le ore a uscire e dovrei dire tanti no a tante persone. Ma voglio credere che chi mi attende vuole me e sentire me, le mie parole. Dirmi che il polsino è sfilacciato sarà occasione per un sorriso tra di noi e non di una lettura socio politica del mio operato. E questo credito voglio darlo anche al Papa.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’HuffingtonPost
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