L’intolleranza è la peggiore forma di distruzione della società. I rigurgiti aggressivi di una certa parte di associazioni, provoca disagi enormi. Non è possibile affermare il dissenso verso il declino del’umanità. Subito si è attaccati. Le accuse sono molto pesanti: “siete contro il progresso”; “non rispettate i diritti dei gay”; “violate la libertà di scelta”; sempre per mantenersi nell’ambito delle parole pulite. Arrivano insulti, intimidazioni. Attaccano la fede perché a loro modo di vedere “frena” lo sviluppo. Il clima in cui viviamo è molto preoccupante. Coloro che invocano il rispetto delle proprie idee, non vogliono accettare quelle degli altri. Anzi, si appellano alla libertà di coscienza per mettere a tacere qualsiasi voce non allineata al pensiero dominante. Il relativismo culturale ha inferto un corpo mortale all’armonia naturale. Tutto è relativo ai desideri dei singoli, i quali pretendono di trasformare in legge ciò che appartiene ad un modo di vivere personale. I continui appelli contro l’ordine antropologico, prima o poi produrranno frutti velenosi.
Nella manifestazione di sabato 11 a Roma organizzata da Manif Pour Tous Italia, ha testimoniato un omosessuale francese JeanPierDelaumeMyard. Nel discorso tenuto alla folla, ha sottolineato come le lobby gay cercano di manipolare la realtà, piegandola alle necessità personali. Ritengo opportuno proporre alcuni passaggi della significativa relazione: “Cari amici, buonasera a tutti! Sono molto felice e onorato di essere qui in Italia, in mezzo a voi, con La Manif pour Tous Italia. Quello che ci riunisce tutti qui oggi è il valore fondamentale della Famiglia. Noi stessi formiamo una bella e grande famiglia che va ben aldilà dei nostri confini nazionali poiché la Famiglia è una e universale. Che si parli di questo qui da voi in Italia, da noi in Francia, oppure in altri paesi europei o in tutto il mondo non importa . Infatti vorrei rivolgere un pensiero al mio amico Bobby che lotta come noi negli Stati Uniti contro le lobby gay perché non vogliamo che la donna sia considerata una merce, non vogliamo che i bambini siano volontariamente privati di un padre o di una madre, oppure di entrambi.
Nel mese di novembre 2012 in Francia, i media annunciarono che tutte le persone omosessuali erano a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso e che tutti gli omosessuali vorrebbero dei bambini. In realtà mi stavano rubando la mia voce, stavano rubando la nostra voce, di noi omosessuali che non avevamo chiesto niente di tutto ciò. Perciò ho deciso di prendere carta e penna come un semplice cittadino e di scrivere sul sito di un noto settimanale francese: Le Nouvel Observateur. Quel articolo intitolato “Sono omosessuale, non gay: cessate questa confusione!” fa rapidamente il giro della rete con più di 110.000 visite. Nell’ articolo scrivo fra l’altro che: “non sono orgoglioso del mio orientamento omosessuale piú di quanto un etero non lo sia del suo.” Vorrei ricordare in maniera chiara che “i gay si richiamano ad una cultura, ad uno stile di vita. Hanno bisogno che il loro macellaio, il loro panettiere, il loro venditore di giornali sia gay. Vogliono vivere con altri gay… Io, in quanto omosessuale e come individuo di una nazione, ho sempre fatto la scelta di alloggiare e di agire senza preoccuparmi dell’orientamento sessuale dei miei vicini o dei miei colleghi di lavoro. Proseguendo nell’articolo faccio una domanda importante: “Perché vogliono una legge a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso? Per le persone omosessuali o per la centinaia di “gay”che vivono nelle zone chic di Parigi?”.
A seguito di questo abbiamo fondato un collettivo chiamato HomoVox, che riunisce centinaia e centinaia di omosessuali contro la legge sui matrimoni gay. Ho avuto la possibilità di dare una testimonianza video, e l’ho accettata ben volentieri. Dopo tanti articoli e testimonianze, mi sono ritrovato il 25 gennaio 2012 di fronte al Presidente della Repubblica francese. Quando gli ho detto che la legge sui matrimoni gay era in realtà l’albero dietro al quale si nascondeva la foresta della maternità surrogata e della procreazione medicalmente assistita, lui mi ha risposto: “Non sono assolutamente favorevole a questo e mi esprimerò contro”. Come omosessuale e sin dall’inizio del mio impegno, non lavoro a favore di un partito politico e nemmeno a favore di una comunità, a me non piacce il comunitarismo. Combatto in coscienza e con tutte le mie forze affinché ogni bambino abbia un padre e una madre. Se io fossi eterosessuale, avrei perseguito lo stesso scopo, vale a dire quello della razionalità! Il mio impegno non ha niente a che vedere con il mio orientamento sessuale. Mi sono impegnato perché se uno ha un minimo di compassione per gli esseri umani, certamente non si può accettare che un bambino rimanga senza punti di riferimento sociali.
Mi sono impegnato perché se fra vent’anni incontrassi un ragazzo o una ragazza, figlio di una copia dello stesso sesso, non voglio che mi rimproveri di averlo privato della possibilità di avere un padre e una madre, come ogni bambino, figlio di una copia divorziata, una copia di fatto o sposata. Per tutti, si vuole un padre e una madre! Mi sono impegnato perché il mio desiderio di aver dei figli non deve aver come conseguenza la venuta al mondo di un bambino senza l’affetto materno. Mi sono impegnato perché in quanto persona responsabile, non voglio un giorno dover rispondere a mio figlio che mi chiederà chi fosse sua madre, che la sua identità non è diversa dal numero di un assegno.In Francia La Manif Pour Tous è vittima di discriminazione quando non è oggetto di gravi violenze poliziesche o di pesanti condanne giudiziarie. Sto pensando a Nicola, un giovane di 23 anni fermato il 19 giugno 2013 per aver indossato una felpa de La Manif Pour Tous sugli Champs-Elysees e condannato a due mesi di carcere! Le Autorità del mio paese non hanno voluto sentire la voce di una petizione che aveva raccolto 700.000 firme!
Se domani in Francia o in Italia dovessero essere approvate la maternità surrogata oppure la procreazione assistita, purtroppo non saremo noi a pagarne le conseguenze. A pagarne il prezzo saranno prima di tutto i bambini stessi, privati del diritto legittimo alla filiazione diretta. Li priveremo del diritto ad aver un padre e una madre. Ne pagheranno il prezzo gli omosessuali stessi, perchè sono queste leggi stesse che stanno creando omofobia, non chi scende in piazza. Oggi non abbiamo necessità d’indossare una gonna da sposa per aver gli stessi diritti. Il desiderio ad aver un bambino è una realtà singolare e dolorosa. Io lo so. Ma noi omosessuali non chiediamo alla società un bricolage legislativo per cambiare la realtà.
Il 21 ottobre scorso ho pubblicato un libro intitolato “OMOSESSUALE contro il matrimonio per “tutti”. Questa pubblicazione è censurata dai media sotto la pressione della LGBT. Questa lobby mi accusa di essere un traditore perché non la penso come i 2000 gay di Parigi. È un atteggiamento totalmente omofobico da parte loro. significa che un omosessuale non può ne pensare ne agire autonomamente. Più grave ancora è il fatto che ho ricevuto minacce di morte sul web. Chi è omofobo, La Manif Pour Tous oppure loro? Noi cittadini italiani o francesi, uomini e donne di ragione, che stiamo omosessuali o eterosessuali, proseguiremo il nostro cammino di uomini responsabili che vogliono lasciare dietro di sé un pianeta dove gli uomini con la U maiuscola non sono dei beni commerciali. La cosiddetta libertà, voluta da alcuni, non deve condannare l’uomo e la sua diversità. Il diritto alla differenza deve rimanere l’unica libertà dell’essere umano. La natura è l’unica a poter vigilare! Grazie a tutti voi, ci rivedremo presto in occasione di una grande manifestazione europea. Non molleremo mai!”.
Parole forti. Come mai nessun mezzo di comunicazione ha riportato la testimonianza di Jean? Forse è troppo scomoda? Oppure l’unica opposizione che sanno fare è quella di insultare e denigrare? In democrazia si dialoga civilmente. I disagi causati dalle continue dichiarazioni contro il dissenso, provocano ferite profonde difficili da rimarginare. L’emergenza sociale è un dato di fatto da non sottovalutare. Quando l’odio verso il “normale” si trasforma in violenza, l’allarme diventa sempre più importante. In Francia, le lobby assalgono Chiese, distruggendo simboli religiosi come attacco “giusto” contro chi non è d’accordo con loro. Siamo alla follia. In un precedente articolo, mi sono occupato della questione che ora sta venendo fuori in tutta la sua brutalità. L’indifferenza francese agli atti vandalici contro le chiese cattoliche: “Sono colpito dal fatto che i grandi difensori della laicità non si siano manifestati”. Luca Rolandi nella seguente riflessione, traccia un quadro molto chiaro. L’invito a ricomporre il tessuto sociale nella pace pur nella diversità delle posizioni e opinioni è importante per proseguire nella strada del bene dell’uomo: “L’arcivescovo di Parigi Andrè Vingt-Trois è solitamente pacato ma sempre con coraggio difende la sua dimensione pubblica nella testimonianza del vangelo nel mondo laico della città cosmopolita. Nel clima velenoso di questi giorni, non c’è solo il caso Hollande a preoccupare. Un clima di diffidenza che sfiora la discriminazione coinvolge loro malgrado i cattolici che difendono principi e valori.
Ferma presa di posizione del cardinale, dopo tre preoccupanti episodi verificatisi nella capitale, come ricorda l’agenzia Sir che riprende le affermazioni del porporato: “Le provocazioni e le derisioni sono diventate come una seconda cultura. È un processo insano”, lamentandosi della mancanza di reazioni pubbliche di sostegno alla comunità cattolica da parte del mondo politico. Non esiste solo l’antisemitismo del comico francese di origine africana Dieudonnè M’Bala M’Bala. Non esistono solo le offese a ebrei e musulmani. Anche le chiese cattoliche in Francia nell’ultimo anno sono state prese di mira e colpite da una serie di atti vandalici. Gli ultimi due si sono consumati nel giro di 15 giorni a Parigi.
Episodi negativi e da stigmatizzare. Il primo si è svolto nella chiesa della Madeleine il 20 dicembre scorso a pochi giorni dal Natale ed è stato opera di un’attivista delle Femen, il gruppo di femministe che si esibiscono a seno nudo in luoghi emblematici. Nella chiesa parigina, la donna, dopo essersi denudata davanti all’altare, ha simulato un atto di aborto gridando “Annulation de Noel”. Lo stesso gruppo di Femen, il 12 febbraio del 2013 aveva fatto irruzione nella cattedrale Notre Dame di Parigi con slogan aggressivi. L’altro atto vandalico si è consumato il 4 gennaio 2014: un uomo solo e “determinato” è entrato nella chiesa Sainte-Odile e nonostante la presenza di due fedeli che hanno cercato di fermarlo, ha distrutto 6 candelabri, il cero pasquale, ha colpito il tabernacolo, versato per terra l’acqua del battistero e gettato a terra una statua. Senza dimenticare gli atti vandalici che sono stati compiuti a giugno a Nantes dove la cattedrale era stata imbrattata con simboli satanisti e nazisti. Senza dimenticare tutti gli atti discriminatori tra coloro che si oppongono alla legge sul matrimonio omosessuale e la possibilità di adozioni di bambini per coppie dello stesso sesso.
Il grido di allarme dei cattolici ha avuto tiepide risposte. Il cardinale arcivescovo di Parigi Vingt-Trois ha aspettato a reagire pubblicamente per non creare tensioni inutili. Parlando alla radio della sua arcidiocesi, ha espresso un augurio che è stato poi riportato per iscritto: “Il mio augurio per il 2014 è che la nostra società si pacifichi”. E ha aggiunto: “Le provocazioni e le derisioni sono diventate come una seconda cultura. È un processo insano perché la cultura della derisione è la porta aperta a tutti gli eccessi”. Ciò però che ha sorpreso l’arcivescovo è stata la scarsità di reazioni a sostegno della comunità cattolica da parte dei politici. “Abbiamo ricevuto qualche messaggio”, ha detto il cardinale “ma sono colpito dal fatto che i grandi difensori della laicità non si siano manifestati. Era il momento di dimostrare che la laicità è la protettrice dei credenti e delle religioni”. Sulla questione, è intervenuto anche il portavoce della Conferenza episcopale francese monsignor Bernard Podvin: “La domanda – dice – di molti cattolici di essere trattati alla pari con altri cittadini feriti nelle loro fedi, è legittima. I poteri pubblici devono dare prova di fermezza e prendere le decisioni e le sanzioni necessarie”.
Le rassicurazioni di Hollande in vista dell’incontro con il Papa. Al centro di un caso di presunto tradimento che ha fatto il giro del mondo, il presidente della Francia ha rassicurato i leader religiosi francesi incontrandoli. Banco di prova sarà la visita in Vaticano con Papa Francesco il prossimo 24 gennaio. “L’intolleranza – ha detto ai leader religiosi in occasione del consueto scambio di auguri ad inizio anno il presidente della Repubblica francese – è in mezzo a noi. L’antisemitismo ha assunto nuove forme, anche se è sempre la stessa infamia che traspare. Ci sono stati attacchi contro i musulmani che sono aumentati. E non dimentico gli atti anti-cristiani. Li condanno tutti con la stessa fermezza”. La prima verifica sull’impegno dello Stato francese sarà assunto da Hollande nella prima visita in Vaticano con Papa Francesco il prossimo 24 gennaio”. DonSa