Il figlio di Nichi Vendola e del suo compagno Eddy Testa, il piccolo Tobia, è stato battezzato nella parrocchia di San Michele Arcangelo di Suio Terme, una frazione di Castelforte cittadina del versante meridionale della provincia di Latina, di cui lo stesso Eddy è originario.
Sgomberiamo subito il campo da equivoci: il bene superiore è quello del bambino, per la Chiesa la possibilità di amministrare un Battesimo con il consenso di custodisce una nuova vita è una cosa importante, al centro del suo mandato: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Mt 28, 19)
Sul punto sia papa Francesco che il papa emerito Benedetto XVI sono d’accordo e hanno difeso la pratica di battezzare i bambini di genitori la cui vita non è conforme agli insegnamenti della Chiesa, sulla base che i piccoli non devono essere pregiudicati per la situazione dei genitori e che il Battesimo può avere un effetto evangelizzatore.
L’unico limite all’ammissione di un bambino al Battesimo è se verosimilmente il parroco o il vescovo hanno un quadro certo in cui la speranza di educazione nella religione cattolica «manca del tutto». Solo in questo caso il battesimo, come spiega il Codice di diritto canonico, viene «differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori». Ma a vigilare su questa condizione c’è il vescovo di Gaeta, come riporta Repubblica:
A dare ufficialità all’evento ha provveduto il nuovo vescovo di Gaeta, Luigi Vari, che ieri al termine di una cerimonia di consacrazione sacerdotale, ha specificato che era stato “informato” già da tempo del desiderio della coppia Vendola-Testa di voler battezzare il loro bambino e di non aver trovato niente in contrario: “Sapevo tutto in anticipo. Mi era stato chiesto il permesso, non ho trovato nulla da ridire perché in linea con quello che dice papa Francesco, ovvero di non creare nuovi atei. Il Codice di Diritto Canonico, tra l’altro, – specifica il vescovo di Gaeta – come prevede l’accoglienza per i divorziati lo fa anche per situazioni del genere e la prima cosa è quella di tutelare i bambini”.
E’ evidente che poi esiste una questione importante che spesso in queste discussioni viene accantonato: il supporto della comunità. Il piccolo Tobia è entrato in una famiglia larga fatta dalla Chiesa visibile e invisibile, la responsabilità della sua crescita umana e cristiana è in mano quindi non solo a Nichi e Eddy, ai suoi padrini e madrine, ma anche ai parroci e ai fedeli con cui verrà in contatto, e alle preghiere che tutti dovremmo fare perché tutti i bambini che ricevono il Battesimo siano domani degni testimoni di Cristo. Una responsabilità che quindi ricade su tutti e non una croce da addossare a qualcuno…
Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org/Lucandrea Massaro)