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Beati voi che ora piangete, perché riderete. Le beatitudini del III° millennio

Quando la nostra vita è consegnata a Dio, dobbiamo avere una grande certezza: è Lui a condurla. A noi è richiesta una sola cosa: rimanere fedeli sino alla fine. Se il Signore permette che la vita sia sottoposta al pianto questo avviene perché la nostra fedeltà sia messa veramente alla prova.

Il pianto è la misura della nostra fedeltà. Quanto l’uomo è disposto a dare al suo Signore? Quanto della sua vita è pronto a consegnare a Lui? La sofferenza manifesta a tutti gli uomini se noi veramente amiamo il Signore, se interamente siamo suoi, non solo a parole, ma anche nei fatti. Quando un uomo gli fa l’offerta della vita, Dio se la prende tutta. I modi, le forme, i contenuti di questa consegna è sempre Lui a deciderli, mai l’uomo. Chiunque consegna la sua vita a Dio, deve pensare che tutto, interamente tutto è di Dio e che è sempre Lui a scegliere tempi e momenti come farci vivere storicamente il dono offertogli.

La sofferenza può essere vissuta da noi in una duplice forma: del peccato, o della carità e dell’amore. Se viviamo la sofferenza subita nella forma del peccato, rispondiamo al male con il male e all’ingiustizia con l’ingiustizia. Questa risposta non toglie la nostra sofferenza, in più produce nel mondo altra tristezza, altre lacrime, che provocano altre risposte del male con il male e dell’ingiustizia con l’ingiustizia. Il cristiano è chiamato a interrompere questo circuito di morte, a spezzare questa catena infernale che conduce gli uomini in una spirale sempre più grande di violenza, di guai, di lutti.

La risposta al male con il male non è del cristiano. Questi mai deve pensare di operare quanto non produce gioia, non dona gaudio interiore, non genera sollievo allo spirito. Il cristiano deve in ogni cosa manifestarsi uomo di fede e per questo deve lasciare che sia il Signore a riportare la gioia nel suo cuore. Gesù promette solennemente ai suoi discepoli, a tutti coloro che vogliono consegnare la loro vita a Lui, essere suoi seguaci, camminare dietro di Lui, che la loro tristezza, il loro lutto si trasformerà in gioia.

Tutti coloro che a causa del peccato dell’uomo sono nella tristezza, nel pianto e nel dolore e si offrono a Dio perché il peccato venga tolto dal mondo, in tutto come ha fatto Cristo Gesù, che fu avvolto interamente dal pianto, ma offrì a Dio il suo pianto e il suo dolore perché fosse cancellata la colpa dei suoi fratelli, questa offerta, questo dono è causa infinita di gioia, non solo per se stessi, ma per tutto il mondo. .

Chi vuol vivere questa beatitudine deve eliminare totalmente il peccato dalla sua vita, lo deve estirpare dal proprio cuore, dalla propria anima, dal proprio corpo. Ogni peccato, anche il più piccolo, è causa di dolore per il mondo intero.

Guardiamo alla Vergine Maria. Lei ha provato il pianto del cuore, ai piedi della croce, quando suo Figlio Gesù veniva ucciso dal peccato di idolatria del mondo. Proprio in quell’istante ha risposto al male con l’offerta di se stessa e del Figlio per la redenzione dell’umanità. Il Signore ricolmò queste sue lacrime con la risurrezione di Gesù. Prima si pone l’atto di fede e poi viene la risposta di Dio, secondo i tempi e i momenti che appartengono solo alla sua scienza eterna.

Fa’, o Madre, che ti contempliamo sempre ai piedi della croce, perché anche noi possiamo offrire la nostra vita a Dio in Cristo tuo Figlio, per interrompere il circuito del male, ma anche perché quanti fanno il male si lascino attrarre dall’amore di Dio, che loro vedono nella nostra risposta di misericordia e di compassione. Per questo tuo intervento amorevole presso lo Spirito Santo, tuo mistico Sposo, noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti proclamiamo beata per i secoli eterni.
Amen.
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A cura di Don Francesco Cristofaro

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