Categorie: Finis Mundi

Beatificati dal Card. Amato Mario Vergara e Ngei Ko Lat

Sul sangue dei martiri è fiorito il cattolicesimo nel Myanmar. E’ quanto ha messo in evidenza il card. Angelo Amato durante la cerimonia di beatificazione di p. Mario Vergara del Pime e del suo catechista Isidoro Ngei Ko Lat, primo beato del Myanmar, avvenuta ad Aversa. La decisione di papa Benedetto XVI di spostare le beatificazioni da Roma alle diocesi di origine dei beati si rivela sempre più  saggia: la cattedrale di Aversa, rigurgitava di persone e quelle, molto numerose, che non erano potute entrare, hanno assistito alla cerimonia all’esterno attraverso schermi giganti. Insieme al presidente, il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, hanno concelebrato altri 10 vescovi, fra cui due venuti dal Myanmar: mons. Sotero Phamo e mons. Stephen Tjephe, rispettivamente Vescovo emerito e Amministratore Apostolico della diocesi di Loikaw.   Alla messa hanno partecipato anche circa 200 sacerdoti della diocesi di Aversa e molti venuti appositamente dall’estero o da altre diocesi d’Italia. Presenti anche più di 100 seminaristi del Seminario campano interregionale.

La delegazione della diocesi di Loikaw, dove è avvenuto il martirio, era composta da quattro sacerdoti, religiose e laici e laiche. Significativa anche la presenza del Pime, l’istituto cui è appartenuto p.Vergara, nella persona del Superiore generale, p.Ferruccio Brambillasca e numerosi altri padri. La celebrazione è iniziata con la lettura della vita dei due beati da parte della postulatrice, suor Carmelina Vergara, seguita con attenzione commossa da tutti i presenti. E’ seguita la proclamazione della beatificazione che, pur nell’asciuttezza delle parole, ha elevato il clima  spirituale. Il tutto poi, è stato completato dalla presentazione delle reliquie, un segno che sempre parla alla pietà del popolo. L’omelia del card. Amato ha tratteggiato alcuni aspetti salienti delle figure dei beati, evidenziando come il loro sacrificio ha avuto un prodigioso effetto missionario, generando “la fioritura del cattolicesimo in Myanmar”. “Le loro crociha affermato – hanno fatto crescere l’albero della Chiesa, infondendo nei battezzati la fierezza della loro identità cristiana e dando loro un rinnovato dinamismo di apostolato e di testimonianza. Il beato Isidoro è il primo frutto della santità della Chiesa in Myanmar”. “Anche la diocesi di Aversa

– ha concluso – è fiera di aver dato i natali al beato Mario Vergara, missionario generoso, che ha portato in terra straniera le virtù più belle della sua gente: la fede cattolica, la laboriosità, l’entusiasmo missionario, la bontà e quell’atteggiamento di rispetto e di fraternità, che tanto colpirono gli abitanti  del posto”.

Al termine della celebrazione, il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, ha messo in evidenza l’esperienza di cattolicità vissuta fra la Chiesa di Aversa e quella di Loikaw. A lui si è aggiunto p. Brambillasca, ringraziando tutti i presenti e coloro che hanno collaborato per la riuscita della beatificazione. In seguito si è celebrata a Frattamaggiore, città che ha dato i natali al beato Vergara, la Messa di ringraziamento, presieduta da mons. Spinillo con la presenza di sei vescovi e più di 50 sacerdoti. La celebrazione si è svolta davanti alla basilica di San Sossio, incapace di contenere la folla dei presenti. Il presidente dell’assemblea ha sviluppato il tema del martirio e della testimonianza, incarnato dai due beati nella loro vita e nella loro morte.  All’offertorio alcuni rappresentanti della delegazione di Loikaw hanno portato i loro doni e alla fine della celebrazione un sacerdote ha offerto a mons.Spinillo un quadro raffigurante i simboli della loro regione. La folla dei fedeli presenti ha seguito con devozione e entusiasmo la cerimonia, esprimendo la gioia per poter contare tra i propri concittadini un missionario che ha seguito Cristo fino al dono totale della vita. Entusiasmo che, come il giorno precedente, si è manifestato anche in uno spettacolo di fuochi d’artificio e di botti, tipici del luogo. di Costanzo Donegana

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