L’attrice salernitana in una recente intervista televisiva ha raccontato la sua storia e la conversione avvenuta quando aveva 28 anni e portava con sé una ferita insanabile: quella di aver abortito.
Ieri è stata intervistata da Caterina Balivo su Rai1 nel programma “Vieni da me” la bella e talentuosa Beatrice Fazi, l’adorabile Melina di “Un medico in famiglia”, che ha raccontato la sua storia con dolcezza, ironia, sincerità.
E così l’attrice, moglie di Pier Paolo e mamma di Maria Lucia, Fabio, Giovanni e Maddalena, ha condiviso con la conduttrice e il pubblico in studio e a casa alcuni ricordi della sua infanzia: il mito della famiglia perfetta, stile Mulino Bianco, che la faceva sentire amata e al sicuro, le feste, i pranzi, i viaggi tutti insieme con mamma e papà, e poi di colpo… la ferita della separazione dei suoi genitori. Un dolore grande che le fece mettere in discussione il senso del suo essere al mondo:
Quello è stato l’inizio della fine per me. I miei genitori hanno cominciato ad avere fra di loro dei problemi insormontabili, hanno resistito, ci hanno provato (…) ma dopo 21 anni di matrimonio si sono lasciati. (…) nel momento in cui si sono separati ho pensato di essere un errore, uno sbaglio, di non essere nata da un amore autentico. (…) in quel momento ho creduto a questa menzogna e allora ho cercato in tutti i modi di ritrovare quello sguardo di amore su di me (…).
Con profonda consapevolezza e generosità, perché non è mai facile condividere la propria storia, i fallimenti, gli sbagli, le sofferenze, l’attrice ha parlato di quando a 20 anni restò incinta di un uomo più grande (che non le rimase accanto) e scelse purtroppo di abortire. Una decisione che le creò un infinito senso di colpa e la risucchiò in un vortice di dolore e infelicità.
Io ho cercato costantemente la protezione che mi era mancata dalle braccia di mio padre. Ho incontrato ventenne un uomo che aveva il doppio dei miei anni, una quarantina e sono rimasta incinta. Stavo cercando di costruirmi una carriera, facevo anche l’università, lavoravo dalle 3 alle 3 di notte in un caffè a Roma perché volevo essere indipendente a tutti i costi, ed ero così orgogliosa e sapevo come in una città di provincia (Salerno, dove Beatrice Fazi è nata) venissero appellate le ragazze che si trovavano in quella situazione e quindi piuttosto che chiedere aiuto ai miei genitori decisi di abortire. E questo è stato toccare il fondo nella mia vita ed ha avuto ripercussioni in tutto ciò che ho fatto dopo fino a che non c’è stata una svolta importante (…) Ha pagato le conseguenze di quella scelta anche la mia maternità, il mio corpo, la mia psiche, (…) mi sono data la colpa della scelta che avevo fatto anche se in realtà mi sono trovata sola, perché quando sono riuscita a parlare al telefono con quest’uomo e a dirgli che aspettavo un figlio nostro lui mi ha risposto iniziando con una parolaccia… e finendo con “e mo’ che fai?!”.
Con l’aborto, racconta, sparì ogni gioia, ogni cosa bella, la libertà che una scelta simile avrebbe dovuto donarle la imprigionò nel vuoto assoluto e tutto divenne pesante: il rapporto con il corpo, l’accettazione di sé.
Ho vissuto per molti anni con questa ferita che si è a mano a mano allargata ingoiando tutto ciò che di bello c’era nella mia vita perché non è una scelta che si fa senza conseguenze, rimane una ferita che ti dilania che ti fa sentire in colpa sempre (…) la cosa paradossale che io credevo di essere stata libera nel momento in cui stavo affermando il mio diritto di decidere per me stessa e per la vita che portavo in grembo, in realtà io non sono stata libera veramente perché non ho scelto: ho avuto paura. …) Ho avuto sempre con il mio corpo un rapporto difficile (…) quando poi ti infliggi delle ferite quello che hai dentro affiora sulla tua pelle (…) ho sofferto di anoressia, bulimia.
Solo l’amore di Dio, attraverso il sacramento della confessione, sottolinea Beatrice Fazi, le ha donato la vera libertà: quella di guardare in faccia il peccato, assumersene la responsabilità, per chiedere perdono e finalmente potersi perdonare.
(…) la vita cambia da un momento all’altro basta esercitare la vera libertà che è quella di riconoscere i propri errori, riconoscere con umiltà di avere sbagliato. (…) Io sono stata molto fortunata, ho avuto una conversione in età adulta, verso i 28 anni, nel 2000, (…) mi ha aiutato un amore finalmente gratuito che si è riversato su di me che è l’amore di Dio che si è incarnato nelle persone che ho incontrato, primo fra tutti un sacerdote che mi ha perdonato permettendo a me stessa di perdonarmi per l’abominevole atto che avevo commesso.
La chiacchierata è proseguita con piccoli aneddoti ma sempre intensi sulla storia d’amore dell’attrice con il marito, e poi con il racconto delle nascite dei figli. L’esperienza del parto è stato per l’attrice un momento decisivo, catartico, meraviglioso.
(…) ho partorito senza dire un fiato, perché era bellissimo, per me partorire con la storia che avevo, arrivare a quel momento, misurarmi con il dolore, con la capacità di dare alla luce un figlio è stato finalmente sentirmi in pace con me stessa.
Se dovessi scegliere una parola chiave per quest’intervista sarebbe maternità. Maternità negata inizialmente e poi fiorita grazie all’incontro con il Signore, l’unico che può illuminare le ferite per regalare la gioia piena. Beatrice e il marito prima e dopo l’ultima nata, Maddalena, hanno perso altri 4 bambini. Ma si affidano al Signore della Vita e sanno che Lui ama fare le cose in grande e quindi, non si sa mai… l’attrice scherzando, ma nemmeno troppo, ha infatti affermato:
(…) il rapporto che ho con la maternità è profondissimo, è un percorso che io ho fatto di crescita, di assunzione di responsabilità, di consapevolezza che è durato tutti questi anni e non è finito perché io ancora non sono andata in menopausa.
Di Silvia Lucchetti per Aleteia.org
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