Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger, presenta oggi a Roma, presso l’Istituto Patristico Augustinianum, il volume “Cooperatores Veritatis. Scritti in onore del Papa emerito Benedetto XVI per il 90.mo compleanno”, da lui curato insieme a Pierluca Azzaro e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. L’opera riunisce i contributi dei 13 studiosi che dal 2011 ad oggi sono stati insigniti con il Premio Ratzinger.
Il titolo del libro, “Cooperatores Veritatis”, richiama il motto episcopale di Benedetto XVI che il 16 aprile prossimo compirà 90 anni. Ascoltiamo padre Federico Lombardi al microfono di Alessandro Gisotti:
R. – Questo motto esprime molto bene l’identità del suo impegno come teologo e come servitore della teologia nella Chiesa. Quindi, una visione del proprio servizio che è assolutamente lontana dal mettere se stessi al primo posto, ma si mette al centro il servizio della verità, la Verità che – per chi vive nella fede e nella Chiesa – è poi impersonata da Gesù Cristo stesso, evidentemente: la Verità divina, il Logos che ci illumina per avere la visione del mondo, della vita, della corretta via per raggiungere la salvezza. Questo motto mi sembra che si applichi bene anche a tutti coloro che, alla scuola di Ratzinger, cioè seguendo il suo esempio, desiderano impegnarsi nella vita e anche nella ricerca, in particolare anche nella ricerca teologica, nello studio, per servire la verità nella Chiesa per il bene dell’umanità.
D. – Come ha trovato Benedetto XVI negli ultimi incontri che ha potuto avere con lui?
R. – Benedetto XVI è una persona che, come sappiamo, sta per compiere 90 anni. Ha una lucidità di mente, di memoria, di dialogo con le persone che incontra, con i suoi visitatori, assolutamente ammirabile, meravigliosa. Quindi è molto bello, molto piacevole e sempre molto arricchente incontrarlo, ascoltarlo, poter dialogare con lui. Le forze, naturalmente, sono quelle di una persona che ha 90 anni e quindi c’è un po’ la fragilità che consegue all’età e al procedere della stessa. Però, la persona è perfettamente in grado di svolgere ogni attività di relazione con gli altri, vivendo discretamente questo tempo di ritiro, di vita riservata di preghiera e di riflessone nella casa.
D. – Cosa sta donando, secondo lei, questa età della vita a Joseph Ratzinger?
R. – Quello che lui ci aveva in qualche modo annunciato già prima della sua rinuncia o in occasione della sua rinuncia, quindi un tempo di vita più raccolta, di vita di più intensa preghiera, di riflessione e anche di dialogo con le persone con cui può entrare in contatto, anche se in questa forma più riservata, ma un dialogo sempre molto concentrato, ormai, verso i temi essenziali della vita, del senso della vita, della storia, perché è chiaro il clima di preparazione all’incontro con il Signore.
D. – Per i 90 anni di Papa Benedetto ci sono tante manifestazioni di affetto, e anche molte nuove pubblicazioni, quindi anche un nuovo interesse, in questo senso. Si può dire che, in qualche modo, dopo la rinuncia al ministero petrino, quindi in questi anni, tanti hanno riletto e anche compreso meglio il suo pontificato, quello che Papa Benedetto voleva testimoniare?
R. – Sì, certamente: si vede la grande coerenza, la linearità e la coerenza di questa vita dedicata al servizio della Chiesa in modi, con funzioni diverse, ma sempre con questo atteggiamento del cercare la verità dell’esercizio dell’intelligenza della fede e nella fede, al servizio della Chiesa, del popolo di Dio, di una comprensione più profonda del rapporto tra fede e ragione, anche in dialogo con la cultura odierna e con il mondo che ci sta attorno.
D. – Da ultimo: lei è stato tra i più stretti collaboratori di Benedetto XVI; oggi è il presidente della Fondazione Ratzinger – Benedetto XVI. Quale è l’augurio che si sente di fare al Papa emerito per i suoi 90 anni?
R. – Che possa vivere in piena serenità questo tempo, con tutto il frutto e la gioia dell’unione con Dio che uno può desiderarne, e che questo messaggio di gioia e di pace nella preparazione all’incontro con Dio venga colto dalla comunità della Chiesa come una ricchezza e che la comunità della Chiesa senta la sua attenzione e la sua preghiera come ricca, fruttuosa per il suo successore, ma per tutti noi che continuiamo a camminare – almeno per ora – nel tempo, sentendo però la sua presenza come una presenza di servizio spirituale.
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