Debora Donnini – Città del Vaticano per Vaticannews.va
“Gesù, il crocifisso, è risorto”. Questo annuncio che oggi riecheggia in tutto il mondo “non mostra un miraggio, non rivela una formula magica, non indica una via di fuga” ma racchiude un avvenimento che dona speranza di fronte alla pandemia che il mondo sta attraversando con tutto il suo carico anche di crisi sociale e economica specialmente per i più poveri. E, nota Francesco,” malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari”. “Questo – rimarca – è lo scandalo di oggi”.
Nel suo Messaggio dall’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro rivolto prima di impartire la Benedizione Urbi et Orbi con l’indulgenza plenaria, il Papa dunque indica dunque una via: quella di poter essere sanati dalle piaghe di Cristo risorto, esortando anche, con forza, a “vincere” quella che chiama “la mentalità della guerra”.
Intense le parole del Papa che rimarca, infatti, come l’annuncio di Pasqua non parli di “fantasmi” ma di un uomo in carne e ossa, Gesù che risorto “porta impresse le piaghe delle mani, dei piedi e del costato” così che “chiunque soffre una dura prova, nel corpo e nello spirito, può trovare rifugio in queste piaghe, ricevere attraverso di esse la grazia della speranza che non delude”.
Tra le molteplici difficoltà che stiamo attraversando, non dimentichiamo mai che noi siamo sanati dalle piaghe di Cristo. Alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate. Dove c’era morte ora c’è vita, dove c’era lutto, ora c’è consolazione. Nell’abbracciare la Croce Gesù ha dato senso alle nostre sofferenze e ora preghiamo che gli effetti benefici di questa guarigione si espandano in tutto il mondo.
Cristo è dunque “speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia”, per i malati e per chi ha perso una persona cara, rimarca il Papa che entra nel vivo della realtà presente. Il suo pensiero va, prima di tutto, alla questione dei vaccini:
Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri.
Nel suo cuore sono presenti anche quanti hanno perso il lavoro e le difficoltà economiche attuali a causa della pandemia, che ha aumentato “drammaticamente” la disperazione di migliaia di persone. “Il Signore – afferma – ispiri l’agire delle autorità pubbliche perché a tutti, specialmente alle famiglie più bisognose, siano offerti gli aiuti necessari a un adeguato sostentamento”.
A proposito dell’odierna Giornata mondiale contro le mine antiuomo, “subdoli e orribili ordigni” che uccidono e mutilano tanti innocenti, esclama: “Come sarebbe meglio un mondo senza questi strumenti di morte!”. Centrale, dunque, nel suo Messaggio la questione delle guerre e delle armi:
Troppe guerre e troppe violenze ci sono ancora nel mondo! Il Signore, che è la nostra pace, ci aiuti a vincere la mentalità della guerra. Conceda a quanti sono prigionieri nei conflitti, specialmente nell’Ucraina orientale e nel Nagorno-Karabakh, di ritornare sani e salvi alle proprie famiglie, e ispiri i governanti di tutto il mondo a frenare la corsa a nuovi armamenti.
Papa Francesco rivolge anche un pensiero speciale al popolo haitiano: “vi sono vicino”, afferma, e “vorrei che i problemi si risolvessero definitivamente per voi”. Si richiama, quindi, alle parole di San Giovanni Paolo II nel suo viaggio a Haiti: «Occorre che i poveri di tutti i tipi riprendano a sperare». E esprime quindi il suo incoraggiamento al popolo haitiano: non sia sopraffatto dalle difficoltà, auspica, ma guardi al futuro con fiducia.
Cristo risorto è speranza anche per tanti giovani che sempre a causa della pandemia non hanno potuto per lunghi periodi frequentare la scuola. In particolare il Papa esprime la sua vicinanza a quelli del Myanmar che, sottolinea, “si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”.
Il suo sguardo abbraccia anche i migranti nei cui volti, afferma, “riconosciamo il volto sfigurato e sofferente del Signore che sale al Calvario”. Il Papa chiede verso di loro segni concreti di fraternità. Non manca, in proposito, il suo ringraziamento verso i Paesi che accolgono con generosità i sofferenti che cercano rifugio, specialmente il Libano e la Giordania. Esorta, dunque, la Comunità internazionale a sostenere il popolo libanese, che sta attraversando difficoltà e incertezze, nella sua vocazione a essere “una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.
Quindi si leva l’invocazione della pace con il cessare del fragore delle armi “nell’amata e martoriata Siria, dove milioni di persone vivono in condizioni disumane”, in Yemen “le cui vicende – nota – sono circondante da un silenzio assordante e scandaloso” e in Libia, dove si intravede la via d’uscita da anni di scontri cruenti.
Per Gerusalemme, poi il Papa implora pace e sicurezza per rispondere alla chiamata a essere luogo dove tutti possano sentirsi fratelli e dove, afferma, “Israeliani e Palestinesi ritrovino la forza del dialogo per raggiungere una soluzione stabile, che veda due Stati vivere fianco a fianco in pace e prosperità”.
Il suo pensiero torna anche all’Iraq, visitato da Papa Francesco il mese scorso. La sua preghiera è che possa continuare il cammino di pacificazione intrapreso “perché si realizzi il sogno di Dio di una famiglia umana ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli”.
La sua attenzione va anche alle popolazioni africane che vedono il loro avvenire compromesso da “violenze interne e dal terrorismo internazionale”, specialmente nel Sahel e in Nigeria, come pure nella regione del Tigray e di Cabo Delgado. E torna, quindi, l’auspicio che ci si sforzi per trovare “soluzioni pacifiche ai conflitti” nel rispetto dei diritti umani e della sacralità della vita.
Quindi, un forte pensiero per i molti cristiani che nel mondo hanno celebrato la Pasqua con tante limitazioni e, talvolta, nota “senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche”:
Preghiamo che tali limitazioni, come ogni limitazione alla libertà di culto e di religione nel mondo, possano essere rimosse e a ciascuno sia consentito di pregare e lodare Dio liberamente.
Un Messaggio forte, dunque, quello di Francesco che indica al mondo la via per la guarigione profonda.
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