L’era della mascherina.
Correva l’anno 2020, nell’aria si percepivano pesantemente i sguardi sospetti che si scagliavano tra i passanti, alcuni Stati chiusero le loro frontiere agli altri, su tutte le bocche virtuali non si faceva altro che parlare di un solo argomento dal quale un campo di battaglia si fece piano piano strada diventando sempre più razzista, più pervaso dalla paura e più egoista di quanto non lo sia mai stato.
La popolazione italiana, in particolar modo, si divideva in due parti facilmente identificabili: ciò che caratterizzava la loro sostanziale differenza era una semplice mascherina.
Le mascherine nel giro di pochi giorni toccarono cifre esorbitanti, spiccarono sui musi di una buona parte della popolazione, le farmacie, così come i supermercati, furono soggetti di temporanei momenti in cui i loro scaffali erano vuoti a causa di coloro che si affrettarono a riempire quelli delle loro case senza preoccuparsi degli altri, questi luoghi, malgrado ciò, furono teatro di liti tra i clienti; i luoghi di istruzione chiusero le loro porte, il teatro, il cinema, i ristoranti e alcuni alberghi videro le loro mura prender freddo: per giunta, i Social Network dettero luce e sempre più visibilità all’ignoranza di taluni soggetti che solo la rarità conosceva.
I medici sostenevano opinioni differenti in merito alla questione comunicando in termini per lo più chiari a pochi, gli Influencer si occupavano di mantenere la calma tra i followers, lo Stato emendava decreti di sicurezza, di prevenzione e il giornalismo colmava di articoli, brulicava di testimonianze legate a giorni prossimi di una fine del mondo imminente e di alcuni laboratori in procinto di avere una cura a questo virus denominato: Coronavirus.
Il virus diede vita a lezioni online per continuare a distribuire la conoscenza, Google, come sempre, spacciava sia l’informazione che la disinformazione, la politica infilò le sue dita anche nelle piaghe dell’ignoranza di un popolo sempre più intriso dai casi positivi e negativi dell’invisibile nemico: un avversario identificato in laboratorio, ma ancora impossibile da sconfiggere.
Le giornate passavano indifferenti sia al respiro trattenuto sotto le mascherine sia a quello libero e, con la stessa indifferenza, si riversava in chi credeva che il virus fosse una penitenza mandataci da Dio, oppure chi sosteneva che fosse una conseguenza logica del nostro maltrattamento nei confronti della natura.
E mentre quest’ultima, in talune occasioni, mostrava all’uomo la sua forza e la sua debolezza sotto le sembianze di ghiacciai sempre più in scioglimento, in foreste enormi ricoperte da fiamme, esso si preoccupava di altre questioni sempre aperte, come ad esempio: la violenza sulle donne, la pedofilia, l’accettazione delle nuove identità di genere, il crollo delle borse economiche, la nascita di nuove guerre dovute a interessi politici e d’immigrazione.
Può essere che fra qualche mese ricorderemo questo periodo come uno dei tanti che ci ha colpiti, come a suo tempo fece l’influenza suina del 2009 o l’Ebola del 2014; tuttavia, anche oggi giorno, le contraddizioni insite alla natura umana ci ricordano il perpetuo ripetersi della storia pur modificando forma: il Coronavirus dimostra la fragilità della nostra società, le mascherine sono un segno distintivo, viene da chiedersi: cosa ha veramente valore? Un virus che abbiamo già quasi dimenticato o un’umanità che implode su se stessa ?
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