Si celebra questa domenica in Italia la 39.ma Giornata nazionale per la vita. Per l’occasione, il 21 ottobre scorso il Consiglio episcopale permanente della Cei ha diffuso un messaggio sul tema “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ne ha parlato con Carlo Casini, presidente onorario del Movimento per la Vita e amico di Madre Teresa:
R. – Proclamammo Madre Teresa presidente onoraria di tutti i movimenti per la vita del mondo e san Giovanni Paolo II la dichiarò nostro presidente spirituale. In questi giorni vado dicendo che l’essenziale è ricordare due frasi di Madre Teresa ripetute tante volte. La prima: “Se accettiamo che una madre possa sopprimere il frutto del suo seno, che cosa ci resta? L’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo”. La seconda: “Promettiamoci che, in questa città, nessuna donna possa dire di essere stata costretta ad abortire”. La prima frase è molto forte, è molto chiara; l’aborto come male terribile. La seconda, invece, è una frase di tenerezza, di accoglienza; facciamo in modo di stare con i figli e di condividere le difficoltà della donna. Questo, secondo me, è un po’ il messaggio essenziale di Madre Teresa per la Giornata per la vita.
D. – Madre Teresa è ovviamente la testimone, forse più grande del nostro tempo, di aiuto e di sostegno ai poveri, ai sofferenti; però è, appunto, anche una straordinaria testimone della difesa della vita nascente, come a dire che se si difende la vita, la si deve difendere sempre …
R. – Certo! Non solo va sempre difesa. Infatti lei era autorevole, ebbe addirittura il Premio Nobel per la pace, la chiamarono a parlare all’Assemblea generale dell’Onu; fu definita dall’allora segretario generale dell’Onu “la donna più potente del mondo”, per la sua capacità di stare accanto a tutti i poveri, agli abbandonati, ai rifiutati del mondo – lei diceva “rifiutati dagli altri”-; però è anche vero – e questo va sottolineato nella Giornata per la vita e mi è particolarmente caro perché questo me lo ha detto anche lei diverse volte – che il più povero dei poveri è il bambino non ancora nato, perché lì vi è un’umanità assolutamente nuda, che non possiede assolutamente niente. Se questo viene privato persino dell’affetto della mamma, è veramente il più povero dei poveri. Ci disse una frase terribile: “A Calcutta vado a raccogliere persone morenti buttate sui cumuli di rifiuti, vivono con me gli ultimi istanti della loro vita e l’esperienza di un minimo d’amore, però non c’è nessuna legge che dice che è bene buttare gli anziani, i malati, i lebbrosi, tra i cumuli dei rifiuti e farli morire”. Invece per quanto riguarda i bambini non nati, c’è l’accettazione, la legge: vengono addirittura pagati quelli che li uccidono! “La prima pietra di un nuovo umanesimo – questo è l’altro pensiero che mi piace ricordare di Madre Teresa, un discorso che lei fece a Firenze nell’86 – è l’accoglienza dei bambini non nati”.
D. – Qual è secondo lei, dopo decenni di impegno a difesa della vita, l’urgenza più grande oggi quando si parla di aborto anche nelle sue conversazioni e incontri per sottolineare la bellezza della vita?
R. – È urgente una meditazione sul fatto di cominciare ad esistere. Madre Teresa di Calcutta diceva che quel piccolo bambino non ancora nato è stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato. Quindi una meditazione profonda sul figlio, sull’inizio della vita, è oggi una cosa molto necessaria. Ma è anche necessario annunciarlo come faceva Madre Teresa di Calcutta. “È in corso – come scrisse Papa Giovanni Paolo II – una congiura contro la vita a livello mondiale e questa congiura si esplica non tanto negando l’umanità del concepito, quanto facendo in modo che non la si guardi, che non ne si parli, che non la si osservi”. Ecco perché non dobbiamo stancarci di unire all’azione concreta di aiuto alla vita – verso le mamme, accoglienza alle mamme e condivisione delle difficoltà – l’annuncio costante, tenace che non si scoraggia mai: il concepito è uno di noi.
Fonte it.radiovaticana.va
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