GAZA – Non si ferma la spirale di violenza in Medio Oriente. Il bilancio dei palestinesi uccisi, secondo fonti locali, oggi nella Striscia di Gaza è arrivato a 87. Tredici gli israeliani rimasti senza vita. Il totale delle vittime palestinesi dell’offensiva scattata l’8 luglio è salito a 425, tra cui 112 bambini. La diplomazia continua a lavorare per il “cessate il fuoco”. “Israele è sotto assedio di un’organizzazione terroristica”, ha dichiarato, il segretario di Stato Usa, John Kerry, il quale parla di “scudi umani” usati da Hamas. Manifestazioni di solidarietà per il popolo palestinese si sono tenute in diverse capitali europee, a Londra si sono registrati scontri con la polizia per assembramenti non autorizzati.
L’operazione terrestre nella striscia di Gaza si sta rivelando per Israele così irta di ostacoli da esigere una maggiore durata e un suo potenziamento con conseguente impiego di altri militari. Dei 65 mila riservisti richiamati, 53 mila, come viene annunciato, sono pronti ad entrare in azione a sostegno dei reparti corazzati e di fanteria impegnati soprattutto nella scoperta e distruzione della rete di tunnel, deposito di armi leggere e pesanti, bombe, trappole esplosive, sistemi di comunicazione e specialmente di quei missili – anche di lunga gittata – che da basi contigue vengono lanciati su Israele; ancora oggi, in particolare, sulle città e le aree di Beersheva, Ashkelon, Tel Aviv, tutte densamente abitate.
A Gaza dei 34 tunnel individuati in tre giorni, è stato finora possibile distruggerne 14, solo dopo aver superato fuori e dentro l’annunciata resistenza dei fondamentalisti di Hamas e della Jijad islamica. Sono finora cinque i soldati morti in combattimento e 17 i feriti, fra questi il colonnello Rasan Alian, un druso, comandante della brigata Golani. Di cinque tunnel è stato monitorato il percorso di alcuni chilometri fin’oltre il confine con Israele, per consentire l’infiltrazione di commando. Oltre ai miliziani palestinesi uccisi, tredici sono stati fatti prigionieri. I raid aerei israeliani sono continuati su varie località della Striscia, in particolare hanno sostenuto il bombardamento di Chajaya, quartiere settentrionale di Gaza città. Qui, purtroppo, gran parte degli abitanti non avevano raccolto l’invito ad allontanarsi, diffuso da volantini, son fuggiti da casa sotto le bombe; un primo bilancio parla di 40 civili uccisi, di parecchie decine di feriti rimasti sulle strade, per soccorrerli Hamas ha chiesto, tramite la Croce Rossa, uno stop dei combattimenti di due ore. Continuano gli sforzi diplomatici per giungere almeno a una tregua. Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon si è recato a Doha, nel Qatar, per incontrarvi il presidente palestinese Abu Mazen reduce da un colloquio con il capo di Hamas, Khaled Meshaal. Nella regione è in missione anche il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. di Graziano Motta per la Radio Vaticana