Tracciando un quadro delle trasformazioni subite dalla “missio ad gentes” nei cinquanta anni post conciliari, il Cardinale ha individuato alcuni macro-fenomeni: la forte perdita di slancio missionario nelle vocazioni, sebbene, in compenso, nella Chiesa fosse alta la sensibilità verso il processo di sviluppo dei popoli; l’aumento della solidarietà ecclesiale verso i Paesi missionari e in via di sviluppo; i primi passi del laicato cattolico nel campo della cooperazione missionaria; il consolidamento delle vocazioni fidei donum e lo sviluppo, in diverse forme, della cooperazione tra Chiese.
Il cardinale ha precisato che “questa cooperazione tra Chiese particolari non può e non deve però sostituirsi alla sollecitudine che il Papa, in quanto Pastore della Chiesa universale, ha verso tutta la Chiesa, al fine di assicurare che alle Chiese missionarie mai venga a mancare il minimo necessario per il proprio sostentamento. Equanimità che oggi è assicurata dalle Pontificie Opere Missionarie”.
Il Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha quindi preso in considerazione l’evangelizzazione ad gentes nei Paesi di tradizione cristiana: “Queste Chiese, infatti, non mantenendo più la caratteristica di omogeneità di una volta, devono fare i conti con una vistosa perdita di fede delle proprie popolazioni, con la presenza aggressiva di numerose sette e con l’espansione dell’islam, del buddismo e dell’induismo a seguito dello spostamento di milioni di migranti, o per lavoro, o per conflittualità politica, militare e religiosa, o per il fenomeno della mobilità turistica”. Il cardinale ha quindi attirato l’attenzione “sulla missio ad gentes che ormai dovrà essere tenuta in considerazione, in forma più o meno ampia, nelle diocesi che una volta avevano una fisionomia omogenea o comunque erano storicamente marcate dalla presenza cristiana non cattolica, accanto a quella cattolica”. In questo contesto, una grande opera missionaria può essere svolta dai Movimenti laicali e dalle Associazioni dei fedeli, alcuni dei quali “hanno acquisito una consapevolezza missionaria straordinaria, che dovrebbe essere meglio valorizzata dai Pastori”.
Infine il card. Filoni ha evidenziato che “uno degli aspetti che mostrano una crescita nella coscienza missionaria dentro la Chiesa latino-americana, e brasiliana in particolare, si può vedere nella celebrazione di periodici Congressi missionari” che si sono poi estesi a tutto il continente, ed ha comunque esortato a “dare e fare di più”. Quindi ha augurato alla Chiesa in Brasile “una profonda coscienza missionaria, non solo ad intra, ma anche ad gentes, nella consapevolezza che una Chiesa matura non mancherà di avere a cuore l’opera missionaria nel mondo e l’entusiasmo per l’evangelizzazione sia seme di rinnovamento spirituale e morale del nostro popolo”. (R.P.)
Radio Vaticana
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