Categorie: Sancta Sedes

Brasile. Messaggio di Papa Francesco per la Campagna di Fraternità 2015

Si ama servendo, soprattutto i più poveri: è quanto afferma Papa Francesco nel suo messaggio per la 52.ma Campagna di Fraternità, la tradizionale iniziativa di solidarietà del tempo di Quaresima promossa dai vescovi brasiliani. Il tema della campagna di quest’anno è “Fraternità: Chiesa e società” con il versetto biblico di riferimento “Sono venuto per servire”, tratto dal Vangelo di Marco (Mc 10,45). Il servizio di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:

Amare servendo”: questa – scrive il Papa – è “la sintesi dell’identità del cristiano” che vuole seguire Gesù. E “la Quaresima” – ricorda – è proprio un “tempo per rinnovare la nostra vita, identificandoci” con il Signore che è “venuto per servire”, donandoci generosamente ai fratelli, “soprattutto i più bisognosi”. “La Chiesa – osserva – non può essere indifferente alle necessità” della gente e vuole dare il suo contributo “nel rispetto della laicità dello Stato e senza dimenticare l’autonomia delle realtà terrene”. Lavorare per il bene dell’essere umano – rileva – “non è un compito esclusivo delle istituzioni: ognuno deve fare la sua parte”, in famiglia, negli ambienti del lavoro, nella società.

Dobbiamo aiutare i più poveri e bisognosi concretamente” sottolinea il Papa: “ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo” (Evangelii gaudium). La parola chiave è accoglienza “perché – afferma il Pontefice – quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con essa – un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo – non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo” (Discorso alla Comunità di Varginha del 25 luglio 2013). Francesco invita, infine, a fare “un esame di coscienza” sul nostro “impegno concreto ed effettivo” nella costruzione di “una società più giusta, fraterna e pacifica”.

Sul tema della campagna di quest’anno “Fraternità, Chiesa e Società” ascoltiamo la riflessione del cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, al microfono di Silvonei Protz:

R. – Siamo davanti a situazioni molto concrete. La Chiesa in Brasile ha una storia, quella di essere voce profetica nella società. C’è stato il momento forte della dittatura militare, della restrizione delle libertà democratiche, la persecuzione, la tortura, la violazione dei diritti umani negli anni ’70 e ’80. La Chiesa si è manifestata molto fortemente. Tali questioni sono superate, ma ci sono adesso altri problemi della vita sociale, in cui la voce della Chiesa si fa sentire fortemente. I diritti umani continuano in qualche modo ad essere feriti, in tante situazioni e circostanze: ancora con l’emarginazione di tante persone, con la dimenticanza del bene comune, la poca attenzione alle politiche rivolte alla promozione integrale della persona umana, ai diritti fondamentali anche della salute, della casa, di quei beni che sono essenziali alla vita. Manca ancora tanto lavoro per migliorare la vita della gente. In tutto questo, quindi, la voce della Chiesa oggi si fa sentire. Poi, i diritti delle popolazioni minoritarie. Per esempio gli indigeni e gli afroamericani, ma anche altre minoranze nella società, sono talvolta dimenticati. La Chiesa, anche in questo caso, è una voce profetica a loro favore. E finalmente c’è la questione della vita, del diritto alla vita e così via. Se non abbiamo in questo momento una violenza di Stato contro le persone, c’è comunque una violenza molto diffusa nella società, che è mancanza di rispetto del diritto alla vita di tante persone. Muoiono tante persone assassinate. Dall’altra parte, il diritto alla vita dei non ancora nati, ma che sono persone umane esistenti. Questo non sempre è ben capito. Quando si vede ammazzare una persona adulta o un bambino c’è grande sensibilità da parte della società, dell’opinione pubblica, ma non succede lo stesso nei confronti dei bambini abortiti ogni anno, che sono numerosissimi. Anche questo, invece, è un diritto umano fondamentale che va difeso e promosso.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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