R. – Il primo dei nodi in cui il Papa nota la schiavitù, oggi, è proprio il discorso dei lavoratori e delle lavoratrici “asserviti” – come lui li chiama con una parola più dolce ma in realtà non meno tragica. E questo ci chiede anche nel messaggio: capire come intervenire anche, per esempio, sul discorso relativo agli impegni che prendiamo. C’è un cenno molto preciso alle legislazioni, ecco, anche tutto il discorso molto importante in questo momento in Italia; alla criticità sulle delocalizzazioni … E’ interessante che abbia poi collegato il tema di ciò che uno produce con ciò che uno consuma, perché acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico.
D. – Qui c’è quasi un appello del Papa alla società civile perché anch’essa possa farsi classe politica …
R. – Quindi, un appello alla società civile e insieme a vincere il grande nemico che è l’indifferenza.
D. – Questo messaggio, nella parte del lavoro, ci riporta allo sciopero generale di domani promosso da Cgil e Uil. Come dobbiamo guardare allo sciopero generale?
R. – Lo sciopero … io sono stato operaio e quindi so quanto sia importante. La domanda è che probabilmente, in questo momento bisogna andare oltre. Lo sciopero è un diritto, ma non basta. Occorre soprattutto creare le opportunità di lavoro, e nascono dagli investimento. Gli investimenti nascono dalla speranza e dal coraggio del domani, ed è questo che emerge anche in tutto il discorso. Se io guardo il prossimo come un oggetto, è chiaro che lo sfrutto; se lo guardo come un fratello, farò di tutto, anche investendo, anche a mio rischio. Oltre allo sciopero, bisogna puntare sulla capacità, oggi, di dare lavoro e di creare lavoro.
D. – Ieri ha parlato anche il presidente della Repubblica, Napolitano: quindi, recuperare moralità in politica per contrastare l’antipolitica che in Italia sta ormai degenerando…
R. – Corruzione e antipolitica: alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all’interno della politica. Credo che occorrano molte mani: ecco il punto nodale. Dobbiamo fare un’economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma siano trasparenti, ci siano organi di controllo, ci sia la partecipazione della base … E’ il buio che crea la corruzione o l’antipolitica.
D. – E’ più eversivo un politico corrotto o un antipolitico onesto?
R. – Un politico corrotto: è la corruzione che crea entrambi i guai. L’allontanamento dalla politica e poi, di conseguenza, il disservizio. Però, non stiamo lì tutti, con l’indice puntato contro pochi; dobbiamo tutti insieme dire: creiamo delle istituzioni partecipative che ci permettano di tenere sotto controllo i politici, non solo additandoli ma condividendo, imparando però anche da noi stessi che il denaro, se tu non lo sai usare, ti schiavizza.
D. – E’ preoccupato per la situazione politica-sociale-economica dell’Italia di oggi?
R. – Certo. Però, c’è anche questa fortissima reazione morale che c’è stata, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c’è una società sana, che non si rassegna.
D. – Che però, spesso non è rappresentata a livello istituzionale …
R. – Ecco, questo è il problema. Ora, il problema è la partecipazione democratica dalla base, che è in fondo quando il Papa dice “No all’indifferenza, sì alla partecipazione”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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