“Ma in che Paese viviamo? Il ministro dell’Interno ricorda ai sindaci che avevano tentato ideologiche fughe in avanti che la legge e la Costituzione riconoscono il matrimonio solo quando unisce un uomo ed una donna. Un atto semplicemente doveroso e sacrosanto privo di intenti discriminatori. Eppure i sindaci, invece di riconoscere la forzatura e adeguarsi al richiamo alle norme vigenti, alzano il tiro e minacciano una ribellione di massa”. Così Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, chiedendosi: “Cosa dovrebbe succedere a questo punto?”. “A rigor di coerenza – prosegue Belletti – i sindaci ribelli dovrebbero incatenarsi alla porta dei loro municipi ed il ministro dovrebbe mandare i carabinieri a sistemare le cose. Sappiamo bene che non accadrà nulla di tutto ciò e che la politica riuscirà a creare una palude in cui impastoiare tutto”. Questa, secondo il presidente del Forum “la cosa peggiore di questo strano Paese. Neppure sulle cose che fondano la società si riesce a discutere senza inquinare tutto con ideologie e interessi di bottega. Che il bene ed il futuro della società passi per una famiglia solidale, coesa e fertile è un dato di fatto che pochi hanno il coraggio di contestare”.
“Ad esigenze diverse di affettività si troveranno risposte diverse, ma le due cose – il monito di Belletti rilanciato dall’Agenzia dei Vescovi Sir – non vanno mischiate. E le risposte si troveranno nella giusta sede, in Parlamento”. Secondo il presidente del Forum, “una riflessione pacata ed approfondita non ha bisogno delle alzate di ingegno di un gruppo di Primi cittadini dai quali ci si aspetterebbe un rispetto della legalità senza sé e senza ma, e che invece sono occupati a mettere i bastoni tra le ruote al governo, con obiettivi di visibilità personale e magari di ‘protezione’ per qualche gruppo di interesse, che ha contribuito alla loro elezione, e che oggi ‘presenta il conto’”. “Lasciamo le beghe della piccola politica fuori dalle questioni di ampio respiro – conclude Belletti -. Non prendiamo in ostaggio la famiglia”.