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Buon Natale a tutta l’umanità sofferente. Il messaggio e la benedizione di Papa Francesco in ogni casa

Il messaggio di Natale di Papa Francesco che si è concluso con la benedizione ‘Urbi et Orbi’ di questo Natale 2020

Cari fratelli e sorelle, buon Natale!
Vorrei far giungere a tutti il messaggio che la Chiesa annuncia in questa festa, con le parole del profeta Isaia: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5). È nato un bambino: la nascita è sempre fonte di speranza, è vita che sboccia, è promessa di futuro. E questo Bambino, Gesù, è “nato per noi”: un noi senza confini, senza privilegi né esclusioni. Il Bambino che la Vergine Maria ha dato alla luce a Betlemme è nato per tutti: è il “figlio” che Dio ha dato all’intera famiglia umana.
Papa Francesco Urbi et Orbi Natale 2020
Grazie a questo Bambino, tutti possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”, “Papà”. Gesù è l’Unigenito; nessun’altro conosce il Padre, se non Lui. Ma Lui è venuto nel mondo proprio per rivelarci il volto del Padre celeste. E così, grazie a questo Bambino, tutti possiamo chiamarci ed essere realmente fratelli: di ogni continente, di qualsiasi lingua e cultura, con le nostre identità e diversità, eppure tutti fratelli e sorelle.
In  questo  momento  storico,  segnato  dalla  crisi  ecologica  e  da  gravi  squilibri  economici  e sociali, aggravati dalla pandemia del coronavirus, abbiamo più che mai bisogno di fraternità. E Dio ce la offre donandoci il suo Figlio Gesù: non una fraternità fatta di belle parole, di ideali astratti, di vaghi sentimenti… No.
Una fraternità basata sull’amore reale, capace di incontrare l’altro diverso da me,  di  con-patire  le  sue  sofferenze,  di  avvicinarsi  e  prendersene  cura  anche  se  non  è  della  mia famiglia,  della  mia  etnia,  della  mia  religione;  è  diverso  da  me  ma  è  mio  fratello,  è  mia  sorella.
E questo vale anche nei rapporti tra i popoli e le nazioni. Fratelli tutti …
Il Bambino di Betlemme ci aiuti allora ad essere disponibili, generosi e solidali, specialmente verso le persone più fragili, i malati e quanti in questo tempo si sono trovati senza lavoro o sono in gravi  difficoltà  per  le  conseguenze  economiche  della  pandemia,  come  pure  le  donne  che  in  questi mesi di confinamento hanno subito violenze domestiche.

IL MESSAGGIO IN VIDEO

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Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è un mio fratello. In ciascuno vedo riflesso il volto di Dio e in quanti soffrono scorgo il Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedo nel malato, nel povero, nel disoccupato, ell’emarginato, nel migrante e nel rifugiato. Tutti fratelli e sorelle. Nel giorno in cui il Verbo di Dio si fa bambino, volgiamo lo sguardo ai troppi bambini che in tutto il mondo, specialmente in Siria, in Iraq e nello Yemen, pagano ancora l’alto prezzo della guerra.
Papa Francesco Urbi et Orbi Natale 2020
I loro volti scuotano le coscienze degli uomini di buona volontà, affinché siano affrontate le cause dei conflitti e ci si adoperi con coraggio per costruire un futuro di pace. Sia  questo  il  tempo  propizio  per  stemperare  le  tensioni  in  tutto  il Medio  Oriente  e  nel Mediterraneo orientale. Gesù Bambino risani le ferite dell’amato popolo siriano, che da ormai un decennio è stremato dalla  guerra  e  dalle  sue  conseguenze,  ulteriormente  aggravate  dalla  pandemia.  Porti  conforto al popolo iracheno e a tutti coloro che sono impegnati nel cammino della riconciliazione, in particolare agli yazidi,  duramente  colpiti  dagli  ultimi  anni  di  guerra.  Rechi  pace  alla Libia e  consenta  che  la nuova fase dei negoziati in corso porti alla fine di ogni forma di ostilità nel Paese. Il  Bambino  di  Betlemme  doni  fraternità  alla  terra  che  lo  ha  visto  nascere. Israeliani  e palestinesi
possano recuperare la fiducia reciproca per cercare una pace giusta e duratura attraverso un dialogo diretto, capace di vincere la violenza e di superare endemici risentimenti, per testimoniare al mondo la bellezza della fraternità.
La  stella  che  ha  illuminato  la  notte  di  Natale  sia  guida  e  incoraggiamento  per il  popolo libanese, affinché,  nelle  difficoltà  che  sta  affrontando,  col  sostegno  della  Comunità  internazionale non  perda  la  speranza.  Il  Principe  della  Pace  aiuti  i  responsabili  del  Paese  a  mettere  da  parte  gli interessi particolari e ad impegnarsi con serietà, onestà e trasparenza perché il Libano possa percorre un cammino di riforme e proseguire nella sua vocazione di libertà e di convivenza pacifica.
Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale e dei Paesi coinvolti a proseguire il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come pure nelle regioni orientali dell’Ucraina, e a favorire il dialogo quale unica via che conduce alla pace e alla riconciliazione.
Il  Divino  Bambino  allevi  la  sofferenza  delle  popolazioni  del  Burkina  Faso,  del  Mali  e  del Niger, colpite da una grave crisi umanitaria, alla cui base vi sono estremismi e conflitti armati, ma anche la pandemia e altri disastri naturali; faccia cessare le violenze in Etiopia, dove, a causa degli scontri,  molte  persone  sono  costrette  a  fuggire;  rechi  conforto  agli  abitanti  della  regione  di Cabo Delgado,  nel  nord  del  Mozambico,  vittime  della  violenza  del  terrorismo  internazionale;  sproni  i responsabili del Sud Sudan, della Nigeria e del Camerun a proseguire il cammino di fraternità e di dialogo intrapreso.
Il   Verbo   eterno   del   Padre   sia   sorgente   di   speranza   per   il Continente   americano, particolarmente  colpito  dal  coronavirus,  che  ha  esacerbato  le  tante  sofferenze  che  lo  opprimono, spesso aggravate dalle conseguenze della corruzione e del narcotraffico. Aiuti a superare le recenti tensioni sociali in Cile e a porre fine ai patimenti del popolo venezuelano.
Il Re del Cielo protegga le popolazioni flagellate da calamità naturali nel sud-est asiatico, in modo particolare nelle Filippine e in Vietnam, dove numerose tempeste hanno causato inondazioni con ricadute devastanti sulle famiglie che abitano in quelle terre, in termini di perdite di vite umane, danni all’ambiente e conseguenze per le economie locali.
E pensando all’Asia, non posso dimenticare il popolo Rohingya: Gesù, nato povero tra i poveri, porti speranza nelle loro sofferenze.
Cari fratelli e sorelle,
«Un bambino è nato per noi» (Is 9,5). È venuto a salvarci! Egli ci annuncia che il dolore e il male non sono l’ultima parola.
Rassegnarsi alle violenze e alle ingiustizie vorrebbe dire rifiutare la gioia e la speranza del Natale. In questo giorno di festa rivolgo un pensiero particolare a quanti non si lasciano sopraffare dalle  circostanze avverse,  ma  si  adoperano  per portare  speranza,  conforto  e  aiuto,  soccorrendo  chi soffre e accompagnando chi è solo.
Gesù è nato in una stalla, ma avvolto dall’amore della Vergine Maria e di San Giuseppe.
Nascendo nella carne, il Figlio di Dio ha consacrato l’amore familiare. Il mio pensiero va in questo momento alle famiglie: a quelle che oggi non possono ricongiungersi, come pure a quelle che sono costrette a stare in casa.
Per tutti il Natale sia l’occasione di riscoprire la famiglia come culla di vita edi  fede;  luogo  di  amore  accogliente,  di  dialogo,  di  perdono,  di  solidarietà  fraterna  e  di  gioia condivisa, sorgente di pace per tutta l’umanità.
Buon Natale a tutti!

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