PERCHE’ OGGI E’ URGENTE, MOLTO URGENTE, PREGARE PER PAPA FRANCESCO – L’inimicizia, nella propria accezione più semplice, è senza dubbio tra i “fallimenti” dell’uomo e si manifesta molto più frequentemente del comprensibile proprio perché capita che l’indole necessiti, forse per quella natura che comunemente si ingloba nel concetto di ‘carattere’, di imporsi a prescindere, talvolta, persino dalla stessa ragione, bypassando, per indolenza, leggerezza o, meglio ancora, egoismo, l’attenta valutazione dell’altro, dei suoi requisiti, di quei connotati imprescindibili che lo fanno, per l’appunto, “altro”. E nell’indagine di dimensione macrocosmica il “fallimento” – in tal senso – dell’uomo, genera addirittura la “guerra”. Non è necessario che vi siano moventi storici, perché avvenga – e se ve ne fossero, non sarebbero mai proporzionali al danno che ne derivi –: avviene. L’analisi subdola ed ipocrita dei fatti, conduce, da sempre, alla ricerca spasmodica di “questioni per cui”, siano esse politiche, antropologiche, sociali, per nascondere l’odio dietro al dito dell’ovvia legittimità.
È, ahinoi, banalmente scontato che questo genere di dinamica si verifichi tra “fazioni” diverse, in segmenti costretti tra punti di vista dissimili o scuole di pensiero (certamente più à la page e formalmente più signorili), impossibilitati di per sé alla coesistenza. L’opinione, travestita con cenci democratici e straccetti di libertà, diviene, dunque, più forte del rispetto, ponendosi indebitamente alla conduzione del gioco, nella misura in cui la tolleranza si venda per trenta denari in luogo dell’amore…
C’è da chiedersi, tuttavia, cosa accada quando il medesimo, drammatico percorso si compia all’interno della stessa realtà, quando, invece, la “fazione” d’appartenenza è, quindi, la stessa. Non immunizza affatto. Anzi. Da che mondo è mondo.
È grave, dal punto di vista umano, catastrofico per chi è convinto di vivere in adesione a Cristo. “Noi” non possiamo cedere alle lusinghe dell’odio, né della divisione (già solo etimologicamente antitetica al Bene), oppure, senza margine di discutibilità, tradiamo l’ut unum sint che ci distingue.
L’ampia premessa introduce il punto. Opporsi intimamente e pubblicamente al Santo Padre disorienta assolutamente il passo dalle orme di Gesù, non è la volontà di Dio e lacera irreparabilmente la Chiesa che sanguina, ancora, nel senso più profondo della Comunione. Chi “conosce le regole” lo sa perfettamente: nessuno discute la fallibilità dell’uomo al quale viene affidato il timone di Pietro: il Papa, però, è e rimane Vicario di Cristo: non è fallibile, pertanto, in lui, né in nessun altro, l’azione dello Spirito Santo per la quale si esprime ex cathedra. Anche qui, più che questione d’obbedienza, si tratta di fede.
Papa Francesco è continuamente attaccato, colpito, svilito, sminuito, talvolta insultato, deriso in circostanze in cui l’eleganza dell’espressione, scritta o detta, non ne riduce l’effetto.
Succede. Succede agli uomini che permettano che succeda. E’ successo anche ai Dodici, la sera dell’Ultima Cena. Gesù annuncia il tradimento, nei cuori sale l’angoscia di non aver colto, magari, un comportamento tale da ferire il Signore, e ci si interroga, intimamente e pubblicamente. Giuda sa cosa sta per accadere. Intinge il boccone nel piatto, lo mangia, prendendo parte, quindi, col Maestro, poi esce. “Ed era notte”, cita la Scrittura. “Era notte” non solo per una questione astronomica, in quanto risultante della declinazione del sole, ma perché l’uomo sceglie scientemente di allontanarsi dalla Luce. Perché Gesù fosse venduto, Giuda non lo ha, probabilmente, giudicato malfattore, ma ha permesso che altri lo facessero. E ne ha ottenuto un guadagno, sia esso in monete, in popolarità, in favore. È tradimento senza se e senza ma.
Non è dato sapere se Giuda sia mai stato riabilitato nella volta del cielo o, meglio, nel cuore di Dio, ma per fede non interessa al genere umano. Certo è che al “figlio della perdizione” segue sempre “perché si adempisse la Scrittura”: non scagiona, ma fa riflettere.
Perché tanto livore contro il Santo Padre, dunque? Chi può avere la pretesa, e in che termini, di insegnargli ciò che deve o non deve in quanto Successore di Pietro?
Risuona ancora la Parola, amorevole nella logica della libertà e lapidaria in quella della verità… Gv 6,67: <>.
di Loredana Corrao
Auguri e gioioso onomastico Preghiamo sempre per Lei. ????
Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa”. (Sofonia 3,17). Buon onomastico carissimo mio Papa, il Signore ti benedica e ti protegga sempre. Lode e gloria sempre al nostro Dio per le meraviglie che compie in noi!