Ieri nei pressi di un aeroporto privato nell’Hampshire, in Gran Bretagna è precipitato in fase di atterraggio un piccolo jet privato in cui viaggiavano tre parenti di Osama Bin Laden: la matrigna, la sorellastra e il cognato. Non è la prima volta: anche il padre del fondatore di al Qaeda e il suo erede designato morirono in due differenti incidenti aerei. I familiari di Bin Laden sono morti precipitati come i poveri Cristi che si buttavano dalle Torri gemelle in fiamme. Questi vittime di un aereo: quelli di un attentato. A qualcuno, tanto accanimento contro la famiglia Bin Laden potrebbe far venire in mente la giustizia divina. Lo dice pure Gesù a Pietro: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno” (Mt 26,52). Alzi la mano chi non è stato neppure sfiorato da un pensiero così. Chi la fa l’aspetti. La ruota gira: e adesso il giro è fatto. Tocca a te, Bin Laden, l’asso di Bastoni, l’uomo nero, la mietitrice, sta bussando alla porta di casa tua.
Solo che non stiamo giocando a carte ma stiamo parlando della vita: la vita di tre persone che non ci sono più.
Ho visto su internet una decina di foto dell’incidente. Fumo, cenere, detriti, polizia, vigili del fuoco, ambulanze, non manca nulla. Tutto sa di morte, disgrazia, strage, eppure qualcosa manca. Manca la pietà, il cordoglio immediato. Perché? per chiunque altro, almeno parole di cordoglio ci sarebbero state ma qui è come se ci fosse un retropensiero: sì, è un incidente, è una tragedia familiare, ma di quale famiglia? Bin Laden, un nome che parla di dolore e morte in tutto il mondo. E allora si cambia registro. È giusto?
Anche io se leggo la lunga storia di questa famiglia non provo nessuna empatia, però, se mi dico che nel leggere questa notizia di cronaca non voglio avere fretta perché sono morte delle persone in un tragico incidente, in me mette radice e germoglia una pianta che devo stare attento a vagliare per bene. La voglio riconoscere: è grano o zizzania? Pietà o sollievo da “finalmente un po’ di giustizia a questo mondo”? Finalmente pagano il conto anche i cattivi di questo mondo. Finalmente i conti tornano. Finalmente morte contro morte.
Se aspetto, mi tornano alla mente delle parole di San Giovanni Paolo II quando l’Aids stava cominciando a diffondersi. “L’Aids è il nuovo flagello di Dio che colpisce l’occidente dissoluto?”, gli chiesero in un viaggio aereo. Era così? Una punizione divina per gli abitanti delle moderne Sodoma e Gomorra? Il Papa si raccolse qualche secondo e poi rispose che era sempre così difficile entrare nei pensieri di Dio.
Mi fermo. Non guardo altre immagini. Non leggo articoli e commenti. Non ascolto neanche i miei pensieri. Lascio che la lingua stia a riposo: nessun giudizio. Vediamo che sentimenti sto provando. Rabbia? Vendetta? Dolore? Pietà? Se tutto è nelle mani e nei pensieri di Dio, voglio affidarGli anche le anime dei familiari di Bin Laden e la mia. Perché forse ci sono dolori un po’ meno dolori di altri? Sangue un po’ meno sangue? Morti un po’ meno morti? Le disgrazie e i corpi carbonizzati in un incidente aereo non sono tutti uguali? Una parente di Bin Laden e uno dei senza nome che si buttò dalle torri gemelle, dopo una tragedia, non sono uguali?
Che ci pensi Dio, dunque: non io.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net