Don Giorgio Rigoni, parroco di Petronà, paesino del catanzarese, è stato minacciato di morte. “Devi morire, fai presto”, “Devi crepare, vigliacco!”; messaggi non proprio subliminali e dal significato fin troppo chiaro. Nativo di Asiago, nel vicentino, don Giorgio, quasi settantenne, ha svolto la sua missione sacerdotale tra le diocesi di Catanzaro e Crotone Santa Severina. È stato parroco a Gimigliano, a Cropani Marina, a Belcastro e attualmente, da ben 18 anni, a Petronà.
Ed è proprio negli ultimi due paesi, a metà tra le province di Catanzaro e Crotone, che il suo modo di fare “libero e indipendente” ha sempre dato fastidio. Sabato notte, l’ennesimo avvertimento. Don Giorgio non se lo spiega. Non riesce a spiegarsi “cosa” abbia potuto scatenare una reazione così violenta.
“Per un po’ si erano calmati – racconta con una certa apprensione – l’ultima volta è capitato nel mese di gennaio scorso”. E prima tre anni fa. Sempre scritte sui muri della strada provinciale che porta a Petronà.
E ancora prima, per essere più espliciti, sulla porta di casa. (Giulia Zanfino)“Qui è viva la cultura mafiosa – dice don Giorgio – del sottomettersi ai capetti locali. E quando qualcuno prova a reagire e a mostrarsi libero, non è ben accetto.”
A Belcastro, verso la fine degli anni ’80, ignoti durante la notte spararono contro le finestre della canonica. Le sue prediche contro alcuni atteggiamenti “mafiosi”, non piacquero a qualcuno. Come non piacquero le sue iniziative culturali e sportive con i ragazzi.E qualcuno pensò bene di incendiare il pulmino con cui si spostava con loro. Un prete “scomodo”, che da molti anni è impegnato anche in Africa: vicepresidente della fondazione “Pura Gratuità”, si reca spesso in Tanzania e in Congo per incontrare i bambini che ha adottato.
Redazione Papaboys (www.redattoresociale.it)