Iglesias, Domusnovas, Bacu Abis: dalle città principali ai piccoli villaggi minerari del Sulcis Iglesiente Guspinese, nella Sardegna sud-occidentale, sono molte le località che ospitano chiese e cappelle votive dedicate a santa Barbara. La santa, una giovane donna torturata con fiamme e piastre di ferro rovente, è infatti la protettrice di artificieri, artiglieri, vigili del fuoco e minatori.
E sono proprio questi ultimi, a lungo pilastri dell’economia sarda, ad affidarsi a lei – «Santa Barbara, pensaci tu» – oggi che, dopo la chiusura di molti stabilimenti minerari, la Sardegna si trova a dover ideare nuove vie di sviluppo economico.
EX MINATORI E VOLONTARI
Proprio alla martire del quarto secolo è dedicato il neonato Cammino minerario di santa Barbara, un itinerario di 420 chilometri realizzato da ex minatori e volontari che si sono “messi per strada” con il desiderio di riscoprire e tramandare la memoria storica e l’epopea mineraria sarda.
Per presentare questa nuova via di pellegrinaggio e trekking ai lettori di Credere siamo andati a testare i primi chilometri dell’itinerario.
UN PORTO UNICO AL MONDO
Da Iglesias, dove nel 1871 il ministro Quintino Sella propose la creazione dell’Istituto minerario, oggi unica scuola superiore d’Italia a trasmettere agli studenti competenze su rocce e miniere, la prima tappa porta fino a Nebida.
Qui la costa si esprime in tutta la sua bellezza ed è impossibile non rimanere a bocca aperta davanti al Pan di zucchero, il faraglione di calcare sul quale si affaccia l’impianto di Porto Flavia. Quest’ultimo è uno stabilimento minerario noto per essere l’unico esemplare al mondo di porto “sospeso”, ricavato nella roccia a strapiombo sul mare, per facilitare l’imbarco dei minerali nelle navi sottostanti.
Proseguendo nell’itinerario ecco distese di ginepri, grotte carsiche e dune: una natura incontaminata da cui sbucano pozzi di estrazione, gallerie e impianti industriali.
Il percorso, che si srotola nel Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, è alla portata di tutti: le tappe non superano i venti chilometri ciascuna, possono essere accorciate e non presentano dislivelli proibitivi. L’itinerario è percorribile con le mountain-bike e si stanno ipotizzando dei tratti di ippovia. L’obiettivo è di rendere fruibili alcune tappe anche ai pellegrini con disabilità.
LA CHIUSURA DELLE MINIERE
Il Cammino minerario di santa Barbara rappresenta un’importante occasione per rivitalizzare la storia spirituale, culturale ed economica della parte sud-occidentale dell’isola. Da tempo, infatti, il Sulcis Iglesiente Guspinese è prostrato dalla crisi.
«Tante famiglie sono messe alla prova», dice don Amilcare Gambella, parroco di San Ponziano a Carbonia. «Gente che fino a poco fa aveva un lavoro stabile ora si trova a tirare avanti con i sussidi statali. Ma questi, giustamente, prima o poi finiscono e allora a tanti non resta che confidare nell’aiuto della Caritas».
«Fino agli anni Novanta dagli impianti della zona si estraevano zinco, argento, piombo e altri minerali. Quando poi miniere e industrie chimiche e metalmeccaniche hanno cominciato a chiudere, il territorio è sprofondato in una crisi devastante», conferma Giuseppe Atzori, segretario regionale del sindacato Fisiscat Cisl. Se nel 2012 la provincia di Carbonia-Iglesias risultava la più povera d’Italia, oggi la situazione è in lieve miglioramento, ma il tasso di disoccupazione è ancora al 17,2% (dati Istat 2016).
L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO
Non è un caso se, per la seconda visita apostolica in Italia, subito dopo Lampedusa, papa Francesco abbia scelto di recarsi in Sardegna, dove già nel 1985 Giovanni Paolo II aveva pregato nell’impianto di Monteponi, oggi chiuso. «Ai tanti giovani disoccupati, alle persone in cassa integrazione o precarie, dico: non lasciatevi rubare la speranza», ha esortato Bergoglio il 22 settembre 2013 a Cagliari.
Fra gli intenti del Cammino è ascrivibile un’alternativa alla disoccupazione: un ulteriore buon motivo, oltre ai pregi naturalistici e culturali della zona, per raggiungere la Sardegna e mettersi in cammino. «Il pellegrinaggio è un modo per fare un tratto di strada insieme, un’occasione per riscoprire la storia e le ricchezze della nostra terra», dice Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias. «Può dare coraggio anche alle persone che vivono nel disagio».
L’Opera romana pellegrinaggi ha “benedetto” l’iniziativa e monsignor Liberio Andreatta ha annunciato che il Cammino verrà inserito nel catalogo degli itinerari. Così, con entusiamo e determinazione, Giampiero Pinna, presidente della Fondazione cammino di santa Barbara, guarda avanti: «Le miniere sono sempre state una parte fondante dell’identità sarda: oggi possono diventare un’opportunità di sviluppo sostenibile».
SANTA MARTA CONTRO LA MORTE PER IL FUOCO
Santa Barbara, patrona dei minatori, è invocata contro la morte improvvisa per fuoco. Originaria della Turchia, tra il 286 e il 287 si trasferì nel Rietino al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo. Convertitasi al cristianesimo, fu martirizzata il 4 dicembre 306 proprio dal padre, che la voleva maritata ed era contrario alla sua fede: rinchiusa in una torre venne torturata con fiamme e piastre di ferro rovente, per poi venir decapitata.
MONASTERO DEL BUON CAMMINO, DA QUI SI PARTE
Il Cammino minerario di santa Barbara prende il via dal santuario della Beata Vergine del buon cammino a Iglesias, eretto nel 2011 in chiusura delle celebrazioni per l’ottocentesimo anno di conversione di santa Chiara (Colle Buon Cammino, 0781/31.427; monasterobuoncammino@tiscali.it). Qui risiede una comunità di Clarisse (santa Clara è patrona della città) che meditano la parola di Dio e si sono specializzate nella produzione di icone. Le religiose realizzano meravigliose opere in cui la Madonna con il Bambino stende il braccio per indicare la strada. A Iglesias i esteggiamenti per la Vergine del buon cammino si svolgono a ottobre, con la fiaccola che accompagna il simulacro fino al monastero, e si concludono con un grande falò attorno al quale si cantano inni in onore della Madonna.
ORGANIZZARE LA VISITA
Ventiquattro tappe, 420 chilometri con partenza e arrivo a Iglesias, passando per le miniere e i villaggi abbandonati della Sardegna sud-occidentale.
L’ITINERARIO
Il Cammino è percorribile tutto l’anno ma i mesi consigliati sono quelli primaverili, più freschi, in cui si può godere anche dei colori della fioritura. A breve verrà ultimata la segnaletica (come segnavia la torre, in cui fu martirizzata la santa), mentre la traccia Gps è già disponibile. A marzo verrà pubblicata la guida Il Cammino minerario di santa Barbara (edizioni Terre di Mezzo). Per il trekking si può fare riferimento agli accompagnatori della Fondazione cammino di santa Barbara (associazionepozzosella@gmail.com).
L’OSPITALITÀ
Pellegrini ed escursionisti possono trovare ospitalità nei villaggi minerari, dove sarà possibile sperimentare uno stile di vita semplice e godere dei prodotti tipici locali.
Fonte www.credere.it/Testo di Laura Bellomi