Padre Raniero Cantalamessa ha concluso in Vaticano il ciclo delle prediche quaresimali al Papa e alla Curia Romana. Parlando della differente visione del mistero della salvezza tra Oriente e Occidente, il predicatore pontificio ha affermato che grazie al maggiore dialogo con gli ortodossi oggi i cattolici hanno una “chance”: di riequilibrare la loro percezione del cristianesimo, principalmente come strada di redenzione dal peccato, nel senso di una esperienza “bella ed esaltante” dono dello Spirito. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Che cos’è il cristianesimo, soprattutto una strada di pienezza di grazia o principalmente di espiazione dei peccati? Cosa ha portato la redenzione di Cristo all’uomo: il dono dello Spirito o il riscatto dalla morte? Ovviamente le une e gli altri, ma a rileggere duemila anni di storia cristiana le cose non sono così semplici.
Le due letture della Salvezza
Poste di fronte alla comprensione del Mistero della salvezza, Chiesa occidentale e Chiesa orientale hanno dato da sempre risalto a due aspetti in certo modo opposti, anche se entrambi veri, e su questa diversa accentuazione padre Cantalamessa ha imperniato la sua ultima predica di Quaresima. Punto di partenza, la citazione di un teologo francese, Bardy, che sintetizza le due posizioni:
“Lo scopo della vita per i cristiani greci è la divinizzazione, quello dei cristiani d’Occidente è l’acquisizione della santità (…). Il Verbo si è fatto carne, secondo i greci, per restituire all’uomo la somiglianza con Dio perduta in Adamo e per divinizzarlo. Secondo i latini, egli si è fatto uomo per redimere l’umanità (…) e per pagare il debito dovuto alla giustizia di Dio”.
L’Incarnazione tra “possibilità e “necessità”
Nei Vangeli e in San Paolo, osserva padre Cantalamessa, il Verbo che porta la luce di Dio e l’Agnello che toglie i peccati del mondo sono aspetti entrambi presenti, peraltro con varie sottolineature. Il discorso cambia con le interpretazioni successive, offerte dai Padri della Chiesa e qui in sostanza padre Cantalamessa rileva che dove le “teorie della salvezza” appaiono nettamente ripartite tra Oriente e Occidente sono in particolare sul Battesimo, che per gli orientali più che togliere il peccato originale ha lo scopo di ripristinare nell’uomo “l’immagine di Dio perduta”, mentre per la Chiesa cattolica – complice la lotta di Sant’Agostino con i pelagiani – ha finito per prevalere “l’aspetto di preservazione e di guarigione dal peccato”. In ogni caso, ha argomentato padre Cantalamessa”, molto superficiale sarebbe attribuire all’Oriente “una visione più ottimistica e positiva dell’uomo e della salvezza” e una “più pessimistica” all’Occidente:
“Vorrei mostrare come, anche in questo caso, la regola d’oro, nel dialogo tra Oriente e Occidente, non è quella dell’aut–aut, ma quella dell’et–et. Se la dottrina orientale, con la sua altissima idea della grandezza e dignità dell’uomo come immagine di Dio, ha messo in luce la possibilità dell’Incarnazione, la dottrina occidentale, con l’insistenza sul peccato e sulla miseria dell’uomo, ne ha messo in luce la necessità (…) Per Agostino, Sant’Anselmo, Lutero, l’insistenza sulla gravità del peccato era un modo diverso per far risaltare la grandezza del rimedio procurato da Cristo. Accentuavano ‘l’abbondanza del peccato’, per esaltare ‘la sovrabbondanza della grazia’”.
Corrente di grazia
E una “corrente di grazia” di tipo “epocale” è quella che padre Cantalamessa individua nel “movimento pentecostale” e nei “diversi rinnovamenti carismatici da esso derivati”, che sta coinvolgendo da “oltre un secolo” centinaia di milioni di persone all’interno di “tutte le Chiese d’Occidente”:
“Non è, in realtà, un movimento nel senso corrente di questo termine. Non ha un fondatore, una regola, una spiritualità propria; neppure possiede delle strutture di governo, ma solo di coordinamento e di servizio. È, appunto, una corrente di grazia che dovrebbe diffondersi in tutta la Chiesa e disperdersi in essa come una scarica elettrica nella massa, per poi, al limite, scomparire come fenomeno a se stante”.
Cristianesimo gioioso e contagioso
Si tratta di un fenomeno, sostiene il predicatore pontificio, che “non è possibile ignorare più a lungo, o considerare marginale”, che anche Papi recenti – come Paolo VI – hanno considerato “una chance per la Chiesa e per il mondo” e sulla cui bontà lo stesso padre Cantalamessa confida di essersi ricreduto 38 anni fa, dopo un iniziale rifiuto:
“È un cristianesimo gioioso, contagioso, vissuto nella potenza e nell’unzione dello Spirito Santo, che non ha nulla del tetro pessimismo che Nietzsche rimproverava ad esso (…) Non si tratta di aderire a questo ‘movimento’ – o ad alcun movimento – ma di aprirsi all’azione dello Spirito, in qualsiasi stato di vita uno si trovi. Lo Spirito Santo non è monopolio di nessuno, tanto meno del movimento pentecostale e carismatico. L’importante è non rimanere fuori dalla corrente di grazia che attraversa, sotto diverse forme, la cristianità intera; vedere in essa una iniziativa di Dio e una chance per la Chiesa, e non una minaccia o una infiltrazione estranea al cattolicesimo”.
Grazie agli ortodossi
In definitiva, conclude padre Cantalamessa, la chance che tutto ciò rappresenta per la Chiesa Cattolica sta nel poter “rimontare la china e restituire alla salvezza cristiana il ricco ed esaltante contenuto positivo, riassunto nel dono dello Spirito Santo”:
“Lasciamo ai fratelli ortodossi di discernere se questa corrente di grazia è destinata soltanto a noi, Chiese dell’occidente e nate da esse, oppure se una nuova Pentecoste è ciò di cui anche l’oriente cristiano, per altro verso, ha bisogno. Nel frattempo, non possiamo fare a meno di ringraziarli per aver coltivato e tenacemente difeso lungo i secoli un ideale di vita cristiana bello ed esaltante, di cui tutta la cristianità ha beneficiato, anche attraverso lo strumento silenzioso dell’icona”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana