La carità nei rapporti tra le Chiese porta a guardare le diversità non come un errore o una minaccia, ma come una ricchezza di cui rallegrarsi. E’ in sintesi la conclusione della predica di Quaresima che padre Raniero Cantalamessa ha tenuto questa mattina nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia. Un percorso di meditazioni sulla comune fede dell’Oriente e dell’Occidente, stamani incentrata sul mistero dello Spirito Santo. Il servizio di Gabriella Ceraso per la Radio Vaticana:
Lo Spirito Santo tra Oriente e Occidente
C’è un’intesa oggi, per grazia di Dio, anche sullo spinoso problema che per secoli ha separato, con attriti e accuse reciproche, Chiesa d’Oriente e d’Occidente, ovvero la dottrina della processione dello Spirito Santo in seno alla Trinità. E’ questo il cuore della meditazione di Padre Raniero che ne spiega origine, sviluppi e prospettive. La prima formulazione della fede della Chiesa nello Spirito Santo risale al Concilio di Costantinopoli del 381: lo Spirito è “Signore”, procede “dal Padre” e “ha parlato per mezzo dei profeti”. Formula lacunosa, spiega il predicatore della Casa pontificia, e dunque integrata successivamente. A fare da spartiacque tra le Chiese fu la definizione del rapporto tra Spirito Santo e Figlio .Per i Padri greci lo Spirito procede dal Padre “attraverso il Figlio”; per i Latini dal Padre e dal Figlio, ovvero “come dal Padre” così “interamente dal Figlio”, livellando, spiega padre Raniero, le due relazioni di origine. Fu in particolare con l’inserimento dell’espressione latina Filioque nella recita liturgica del Credo – Simbolo Niceno Costantinopolitano con Benedetto VII nel 1014 – che nacquero le recriminazioni dell’Oriente.
Alla divisione subentra la complementarietà
Oggi, prosegue padre Raniero, questo non sembra più un problema e, nel clima di dialogo e mutua stima che si cerca di ristabilire tra Ortodossia e Chiesa cattolica, si parla di una “legittima complementarietà che se non è irrigidita non impedisce l’identità di fede nella realtà del mistero”. Lo stesso San Giovanni Paolo II in certe celebrazioni ecumeniche, ricorda padre Raniero, iniziò la pratica di omettere la formula in segno di una volontà di riconciliazione. Ma il dialogo vero, oltre ad appianare difficoltà, prosegue, padre Raniero, apre nuove prospettive. E attualmente la novità più grande tra le teologie delle due Chiese sulla “Scienza dello Spirito Santo” o Pneumatologia, non consiste nel trovare un accordo sul Filioque, ma nel ripartire dalla Scrittura in vista di una sintesi più ampia. Ne emergono dunque due dati. Il primo, è il rapporto di reciprocità tra il Figlio e lo Spirito Santo che emerge dalla Storia della salvezza (“il Figlio non è solo colui che dà lo Spirito ma anche colui che lo riceve”) e che riflette il rapporto che esiste nella Trinità. In questa direzione il dialogo di tutti i teologi è fraterno e costruttivo: Figlio e Spirito Santo “non vanno visti uno dopo l’altro o uno accanto all’altro”, ma “uno nell’altro”. Generazione e processione non sono dunque “ due atti separati” , ma due aspetti o due risultati di un unico atto.
La via della carità
Ma le Scritture permettono di costatare anche un’altra complementarietà tra Spirito come verità e luce, visione dei Padri greci e Spirito come carità, che effonde cioè l’amore di Dio nei cuori, propria dei latini. Se come scrive S. Agostino “la carità unisce e l’invidia separa“, se essa “mi fa amare il Corpo di Cristo e nell’unità tutti i carismi sono i miei”, ecco svelato il segreto attraverso il quale, conclude padre Raniero, fare il passo decisivo verso l’unità dei cristiani. La carità applicata ai rapporti fra le due Chiese, porta a guardare a quello che ognuna di esse ha di diverso dall’altra, non come un errore o una minaccia, ma come una ricchezza per tutti di cui rallegrarsi.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana