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Capitale del gioco d’azzardo: un triste primato che offende Pavia

LOMBARDIA – PAVIA – Essere finiti sulle pagine del “New York Times” è percepito come una vergogna. La speranza è che questo sia uno dei temi forti della prossima campagna elettorale per le elezioni comunali. Oggi, più che mai, la gente ha bisogno di sentir parlare i politici di argomenti concreti

Un triste primato. Una leadership che Pavia vuole cancellare al più presto. Essere finiti addirittura sulle pagine del “New York Times” come “capitale italiana del gioco d’azzardo” è una vergogna che non possiamo accettare. Qualche reazione, per fortuna, c’è stata. Nei giorni scorsi la giunta regionale lombarda ha approvato il primo decreto attuativo della legge per il contrasto alle ludopatie: d’ora in avanti non sarà più possibile aprire sale da gioco o locali con slot machine a meno di 500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese e oratori. Il Comune di Pavia ha istituito il “Tavolo permanente per la prevenzione delle dipendenze”: Palazzo Mezzabarba è pronto a investire fino a mille euro per ogni commerciante disposto a togliere le slot o le videolottery dal proprio locale.
Segnali positivi. Ma non bastano.
Il vero problema è l’enorme giro d’affari che ruota attorno al gioco d’azzardo e i ricavi che ne derivano per lo Stato. Lo ha ricordato anche il giornalista Massimo Esposti, già caporedattore centrale del “Sole 24 Ore”, durante la festa di san Francesco di Sales svoltasi venerdì 24 gennaio alla Curia di Pavia. Esposti (a cui è andato il premio giornalistico “Mons. Bordoni”) ha spiegato che il gioco d’azzardo oggi produce in Italia un fatturato di 80 miliardi di euro: è una delle “industrie” più floride, una delle poche a crescere durante la crisi. Lo Stato incassa 8 miliardi grazie a questo business. Se domani dovessero sparire tutte le slot e le altre macchinette dai bar, il governo si vedrebbe costretto probabilmente a varare una manovra economica per garantirsi le stesse entrate. È un sistema inaccettabile, prima di tutto dal punto di vista etico.
Pavia ha sporcato la sua immagine per colpa delle slot machine. In città circolano voci preoccupanti: c’è anche chi presta i soldi agli anziani per consentire loro di giocare, per farseli poi restituire (speriamo almeno senza interessi) nel giorno in cui vengono pagate le pensioni. In troppi si sono rovinati. Vogliamo tornare a essere citati, in Italia e nel mondo, come luogo di cultura e arte, non come la “capitale italiana del gioco d’azzardo”. La speranza è che questo sia uno dei temi forti della prossima campagna elettorale per le elezioni comunali. Oggi, più che mai, la gente ha bisogno di sentire parlare i politici di argomenti concreti.
Alessandro Repossi
direttore de “Il Ticino” (Pavia)

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