Biografia
Nasce a Roma da genitori calabresi. Studia in un collegio di suore e a vent’anni decide di intraprendere la carriera di attrice. Dopo diverse apparizioni cinematografiche, nel 1975 le viene assegnato un ruolo minore in Salon Kitty, diretto da Tinto Brass, con cui lavorerà cinque anni dopo in Action. Nel frattempo posa per svariati servizi fotografici.
Dopo diverse apparizioni cinematografiche (tra cui quelle in Emanuelle in America e Il ginecologo della mutua di Joe D’Amato), la sua carriera prosegue nel cinema di genere, in particolar modo nel filone della commedia sexy all’italiana: L’infermiera di notte, Dove vai se il vizietto non ce l’hai?, La settimana al mare e La dottoressa preferisce i marinai. In quasi nessuno di questi casi, tuttavia, ricopre il ruolo di protagonista. Avrà anche una parte nel cannibal movie Mangiati vivi!, diretto da Umberto Lenzi nel 1980.
In seguito ad una grande delusione d’amore, inizia a fare uso di sostanze stupefacenti. La sua carriera cinematografica termina il 13 settembre 1985, quando viene arrestata per detenzione e spaccio di droga, e condannata a due anni di detenzione nel carcere romano di Rebibbia cui seguì un anno di arresti domiciliari. Nel proprio sito internet Paola spiega che la detenzione è riuscita a riportarla alla fede in Dio.
Cosa successe esattamente quel lontano 13 settembre del 1985?
Quel giorno fu come “il giorno del lupo”. E’ stata la giornata più brutta della mia vita. Io non spacciavo droga, ero soltanto una consumatrice, quindi essere accusata per spaccio per me era una cosa atroce, non mi competeva affatto.
Una mia amica pregava per me da 13 anni, quando la sera diedero la notizia dell’arresto alla televisione, lei disse “Grazie Signore, perché l’hai fermata” perché il mio stile di vita non era sano e di conseguenza aveva visto in quell’evento la mano del Signore, e poi a distanza di anni mi sono resa conto anche io.
Ero una persona megalomane, dissacratoria, e in quei 5 mesi e 5 giorni di detenzione (in totale due anni), ho avuto modo di riflettere. La sofferenza più grande è stata quando mi hanno strappato di mano il bambino, mio figlio aveva solo 11 mesi e lì è stato il dramma più grande perché mi sono sentita inadeguata come madre. Devo ringraziare mia madre che quella notte col permesso dei poliziotti, si tenne il bambino e finalmente sapevo che mio figlio era in buone mani. Non potrò mai dimenticare lo sguardo di mio figlio, aveva due occhi sbarrati e probabilmente avrà pensato che lo stavo abbandonando. Per lui è stato un grande trauma perché già da bambino ha dovuto subire gli incontri con i psicologi, e quella ferita se le portata dietro per anni.
Tu eri entrata in un giro miliardario dove c’era il lusso, il successo e il denaro.
Ancora non c’era traccia di Dio nella tua vita fino a quel momento?
Io ho avuto un’infanzia molto particolare. Mia madre quando ha avuto me, era una ragazza madre e di conseguenza fu mandata via di casa e si trasferì a Roma da alcuni parenti dove le toccò fare la cameriera. Mia madre appartiene ad una famiglia molto ricca, era considerata di sangue blu anche se poi la sua eredità le fu sottratta e così si trovò in mezzo alla strada e di conseguenza ha sofferto tantissimo. La sua sofferenza l’ho portata e l’ho vissuta sulla mia pelle sin dal primo momento in cui sono nata. Prima di nascere ero già stata giudicata per “la figlia dello sbaglio”. Grazie a Dio mia mamma essendo del sud, è una persona forte e mi ha dato molta grinta e molta forza.
Le amiche le consigliavano di vendermi agli americani ma mia madre, continuò a sfamarmi con le lacrime agli occhi. Poi arrivata ad un certo punto mi andò a chiudere in un orfanotrofio, e lì purtroppo sono successe delle cose che superano la fantasia dei film dell’orrore. I primi problemi iniziai ad averli a 14 anni e poi a 30 anni in seguito ad una grande delusione d’amore, gettai la spugna e cominciai a fare delle cose disordinate come il fatto di drogarmi, volevo raggiungere l’oblio perché altrimenti impazzivo.
Com’è stato il periodo di detenzione?Chi ti è stata vicina?
Il periodo di detenzione all’inizio è stato orribile, perché quando sono stata arrestata ero in uno stato di astinenza dalla droga, e il mio corpo faceva mille cose in un secondo a rischio di venirmi un infarto. Sono stata 3 giorni e 3 notti in quelle condizioni in cui contemporaneamente: singhiozzavo, tossivo, piangevo ridevo ecc..
Devo dire grazie alle altre detenute che sono state per me delle persone stupende, mi hanno dato consigli sia per vivere in carcere che per ottenere l’affidamento di mio figlio.
In carcere tu hai avuto una visione di Gesù? Raccontaci.
Non posso dire che era una visione perché per me era proprio Gesù in carne ed ossa davanti a me. Mi guardava e mi sorrideva mentre mi guardava dentro il mio cuore cominciavo a sentire l’amore, quell’amore che non avevo mai percepito da nessuno nemmeno da una carezza di mia madre.
In quel momento ho sentito dentro di me la grande verità ovvero che ero e sono una grande peccatrice, e sentivo che questo amore avrebbe cambiato la mia vita che in quel momento stesso stava iniziando a cambiare. In quell’istante la sensazione di malattia che la droga mi provocava era sparita di colpo. Non so quando possa essere durato quell’incontro, però è stato un momento che ha cambiato completamente la mia vita e di conseguenza ho deciso di lasciare tutto (meraviglie del mondo, feste, denaro, successi) tutte cose che mi erano soltanto servite a rendermi ancora più infelice di quello che ero.
Mi ha resa felice solo l’amore di Dio e l’amore di Gesù, la mia vita è cambiata grazie alla Sua Grazia. All’inizio quando lo vidi, non capii subito che era Gesù. Lo capii dopo una settimana dall’accaduto, perché nella mia cella c’era un’immagine del volto di Gesù ed era identico a quell’uomo che mi era venuto a trovare in cella.
In quel momento ho pensato di essere pazza e sono andata anche dalla psicologa del carcere, con la quale ho avuto un rapporto bellissimo. Parlammo tanto quel giorno, e continuavo a chiedermi se tutto quello che mi stava succedendo fosse realtà oppure un sogno o un allucinazione. Però devo ammettere che in momenti particolari, mi è capitato altre volte di vedere la figura di Gesù Cristo che mi viene incontro.
A Lui non importa quanto tu possa essere peccatrice, Lui è colui che va a raccogliere le pecorelle smarrite, poi dipende da noi stessi scegliere di seguirlo, di seguire i Suoi comandamenti, la volontà è nostra, Lui ci ha lasciato il libero arbitrio.
Pian piano, prendesti consapevolezza dell’esistenza del bene e del male…
Si improvvisamente. Io conducevo una vita talmente disordinata e disorientata che non riuscivo a distinguere il bene dal male. Dopo l’incontro con Gesù, ho iniziato a rendermi conto di tutto quello che mi circondava, Gesù con la Sua Grazia, con il Suo Santo Spirito, mi ha fatto capire qual’era l’essenziale della mia vita: mio figlio e la mia famiglia.
Dovevo prendermi cura di mio figlio, di me stessa, del mio prossimo e stare più vicino a mia madre perché tutto quello che avevo fatto fino ad allora era stato soltanto una nullità.
Per la prima volta ho conosciuto veramente l’abbraccio di Dio, così grande, bello e profondo, nel momento in cui mi sono avvicinata al Signore tutti mi hanno abbandonata anche le mie amiche. Infatti la via per seguire il Signore è stretta, non c’è posto per nessuno, soltanto per chi si converte e per chi ci vuole stare accanto.
Lui è l’unico nostro compagno di vita che ci accompagna e ci aspetta ad un traguardo. Sin dall’inizio non ho sentito la mancanza nè dei miei gioielli, né dei soldi, delle feste, proprio di nulla.
Prima di incontrare Gesù invece facevo del male a me stessa, in carcere avevo delle forme di autolesionismo estreme, arrivavo a strapparmi i capelli, la pelle e le unghia senza sentire alcun dolore. Nemmeno la vigilanza in carcere mi aiutava, pur chiedendogli aiuto, nonostante fossi conciata in uno stato di estrema sofferenza non mi portavano nemmeno in infermeria.
Solo quando ho visto Cristo, tutto il male del mondo se ne è andato via. Dovevo provare questo trauma sulla mia pelle per poter cambiare vita e seguire l’amore di Gesù.
Quale fu la prima cosa che facesti uscita dal carcere?
Uscita dal carcere andai subito agli arresti domiciliari. In quel periodo mi fu proposto di lavorare per Little Tony, dovevo presentargli uno spettacolo, e ricordo che quel giorno tramite il suo segretario, mi mandò dei dolci. Ci tengo a dire che lui era una persona estremamente dolce, capiva i momenti difficili, era una persona splendida. Anche se non c’è più, voglio che sia ricordato per come era. Sempre quel giorno mi arrivò un giornale di Padre Pio, in cui riportava la storia di conversione di una mia collega, leggendo la sua testimonianza per me fu un punto di riferimento perché le conversioni e le testimonianze sono punto di riferimento per gli altri. C’era scritto sul giornale che lei aveva lasciato tutto e faceva la pittrice a San Giovanni Rotondo e aveva trovato la sua pace e il suo equilibrio. Quello che lessi mi colpì positivamente e in quel momento proposi a me stessa di andare anche’io.
Passarono due anni, e finalmente anche io arrivai a San Giovanni Rotondo, e li mi successe una cosa incredibile.
Stavo scendendo le scale per entrare nella grotta dove tantissimi anni fa apparve l’Arcangelo San Michele, c’erano tantissime persone che come me scendevano quei gradini, ad un certo punto sentii un calcio nei reni, mi girai e non c’era nessuno, erano tutti assorti in preghiera. Mi chiesi tra me e me chi fosse stato a darmi quel calcio, poi pensai che forse era stato uno strappo muscolare, continuai a scendere e sentii nuovamente un altro calcio nelle gambe.
A quel punto capii che c’era qualcosa di strano. Devo ammettere che quando tenevo un tenore di vita disordinato, sono arrivata pure a frequentare maghi, qualunque cosa volessi sapere, telefonavo alla mia maga personale che mi diceva attraverso la lettura delle carte se il provino cinematografico sarebbe andato bene o male.
Non sapevo che praticando queste cose occulte, la mia anima si fosse sposata col demonio. Andare dalla maga significa ascoltare le tenebre del maligno. Infatti all’inizio della mia conversione ho subito tante vessazioni del demonio, una notte ho anche visto in camera mia una figura brutta pronta ad accoltellarmi e solo invocando Cristo questa figura è sparita in una luce.
Ritornando al momento in cui ero nella grotta di San Michele, iniziai a sentire nella mia mente delle forti urla, mi misi una mano sulla bocca perché stavo per urlare realmente. In quel periodo probabilmente ero anche indemoniata (in seguito andai anche dall’esorcista) perché io ero schiava della cartomanzia da tanti anni.
A un certo punto, non so come ci sono arrivata, ma mi trovai giù nella grotta (io credo molto agli angeli, in diverse occasioni il mio angelo custode si è manifestato). Una volta che ero dentro la grotta, entrai nel confessionale. Raccontai tutto al sacerdote, era la prima volta in vita mia che dopo 30 anni mi confessavo. Il sacerdote mi raccomandò di non frequentare più i maghi.
Una volta uscita dal confessionale, mi misi davanti il Crocifisso che si trova dentro la grotta, e vedendo il Sangue di Cristo, mi metteva paura perché quelle tenebre che fino ad allora avevano avvolto il mio corpo e la mia anima, mi facevano avere paura delle cose sacre.
Adesso tutte le mattine non appena apro gli occhi, la prima cosa che faccio è invocare il Sangue di Cristo su di me e improvvisamente mi sento beata e felice.
San Giovanni Rotondo non è stato l’unico pellegrinaggio a cui hai preso parte. Nel 2010 sei stata in pellegrinaggio a Medjugorje. Cosa ricordi di questo pellegrinaggio e cos’ha significato per la tua conversione?
Medjugorje per me è stata la mia seconda rinascita, la mia seconda conversione. Questo pellegrinaggio mi ha dato tanto perché ancora una volta sono riuscita a percepire l’amore che Dio ha per ognuno di noi e soprattutto l’amore che ha avuto per me misera peccatrice, intercedendo per mano di Maria.
Quando sentii questa forte chiamata ad andare in questa terra mariana, inizialmente mi fu detto che non c’erano più posti sul pullman e quindi dovevo rinunciare a questo viaggio. Solo negli ultimi giorni ricevetti una chiamata in cui m’informarono che una persona dovette rinunciare per motivi personali al pellegrinaggio e che quel posto aspettava me. Era chiaro che Maria mi stava chiamando proprio in quel preciso momento.
Arrivata a Medjugorje ho sentito forte la presenza di Maria, della nostra cara Mamma. Scalando i monti, in particolare il monte Kricevac, ho rivisto tutta la mia vita scorrere come un film, i miei peccati e la sofferenza che tali peccati avevano provocato nel cuore di Dio (nostro Creatore) nel mio cuore e nel cuore degli altri.
Poi improvvisamente mi sono sentita svuotata da tutto il male e ho sentito la Pace e la gioia. Volevo vendere tutto in Italia e rimanere in quel posto, ma sapevo che la mia vita doveva continuare dove tutto era iniziato ma stavolta in maniera diversa: con la Fede e l’amore nel cuore.
Infatti è stato proprio a Medjugorje che ho sentito che la mia testimonianza non doveva rimanere chiusa in un cassetto ma che dovevo condividerla con gli altri per farsì che l’amore di Dio e di Maria possa essere conosciuto da tutti ed essere condiviso in tutti i cuori.
Com’è la Paola Senatore di oggi?
Quando ci si avvicina a Cristo, ci si rende conto di essere sempre al posto giusto, al momento giusto con le persone giuste. Quando si seguono le tenebre si è sempre nel posto sbagliato con le persone sbagliate.
Oggi mi considero la creatura più fortunata dell’universo e prego per gli altri (come anche gli altri hanno pregato per me). Frequento anche un gruppo di preghiera da tempo, il Rinnovamento nello Spirito e ci incontriamo spesso, ci confrontiamo, parliamo. Non mi limito soltanto nell’andare a messa la domenica ma cerco di avere una vita unita a quella di Cristo e del vangelo, tutti i giorni.
Faccio anche molto volontariato con le persone anziane accudendole e prendendomi cura di loro.
Ormai è da anni che hai lasciato il mondo dello spettacolo, ma nel tuo cuore c’è un desiderio: realizzare un musical sulla tua storia. Perché?
Sento nel mio cuore di fare questo musical (non perché lo voglia fare io) ma perché voglio mettere alla luce del sole questa mia testimonianza. Voglio far capire e far vedere agli altri che tutto l’oro del mondo non vale niente se non si ha la pace del cuore. Io ho pure avuto delle crisi di vomito perché tutto quello che guadagnavo lo dovevo sperperare nei casinò. Ho subito furti tutti i giorni ed ero costretta a cambiare casa continuamente. Finalmente dopo 30 anni ho la pace. Ho cresciuto mio figlio, ho ripreso mia madre a vivere con me (dopo che è rimasta vedova), adesso vivo in collina in mezzo alla natura.
Ringrazio il Signore per tutto questo ed è per tale motivo che vorrei fare questo musical, non per apparire io, ma per dare Gloria a Lui.
Cosa vuoi dire a tutte quelle ragazze che sognano il mondo dello spettacolo?
Guarda, ho degli amici sacerdoti che mi chiamano spesso e m’invitano a parlare con i ragazzi proprio di questo tema. Io vorrei dirgli una cosa ovvero che se sono spinti dai genitori a fare questo mestiere dell’attrice o qualsiasi cosa che riguardi il mondo dello spettacolo, è meglio non dargli retta perché bisogna fare nella vita quello che ci si sente realmente di fare.
Quando facevo l’attrice io, si arrivava a inscenare 400 film all’anno e le richieste che facevano non erano sempre pulite. Non vale la pena sprecare la propria giovinezza per il successo e il denaro, ci sono persone disposte a tutto pur di ottenere quello che vogliono anche a mettere droghe nel bicchiere e tante ragazze sono rimaste squilibrate a causa di questi “corvi” che si aggirano per approfittare della situazione.
Consiglio loro di impegnare la loro vita nello sport o meglio ancora fare un laboratorio artistico (anche io seguo alcuni ragazzi in queste attività), perché è una cosa positiva che da sicurezza e impareranno a volersi bene e a stimarsi. Per essere apprezzate non bisogna per forza diventare delle attrici.
Rimanendo delle persone normali che lavorano si è ugualmente apprezzati forse anche di più.
La cosa importante non è essere apprezzate per il corpo ma per lo spirito, l’anima che è in ognuno di noi.
Servizio di Rita Sberna
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