Ecco i passaggi principali della prolusione del presidente della Cei.
1. Il Giubileo della misericordia: il grande orizzonte.
Il “tempo di grazia” offerto dall’Anno Santo della Misericordia spinge a una riflessione sul perdono che ci rinnova continuamente e ci spinge a usare a nostra volta misericordia verso chi ha sbagliato e verso chi è in difficoltà. “Una comunità che giudica ed esclude non ha futuro”, ma si condanna alla divisione sociale che non giova ad alcuno. Si tratta di rifondare un “tessuto umano più umano, fondato sulla fiducia e sulla comprensione” e la Chiesa sente di avere un ruolo di “testimonianza e di richiamo ai valori del rispetto vicendevole e della promozione umana”.
2. Parlare dell’uomo all’uomo contemporaneo
La questione antropologica, con la sua distorsione legata alla cultura relativistica dell’usa e getta che “porta a uno squilibrio sempre più vasto nelle relazioni con gli altri, con l’ambiente e con il mondo, con la vita, che torna centrale, e sarà protagonista del Convegno ecclesiale di novembre.
3. Un esodo di disperazione, il ruolo dell’Italia
Bagnasco affronta il tema delle migrazioni, affermando con forza che “non si può stare a guardare con fastidio, come l’Europa ha fatto per anni”. “La coscienza umana esige di intervenire: è quanto ha fatto l’Italia fin dalla prima ora, e continua con impegno e generosità”. Ma sembra essere giunta l’ora della concertazione, che si auspichi continui. “Così come speriamo che – senza bisogno di barriere – si progetti un futuro sicuro, produttivo e sereno per tutti, per chi ospita come per chi arriva”. Il fronte su cui intervenire è triplice: dar da mangiare oggi a chi ha fame; progettare un futuro di dignità e, infine, intervenire con grande impegno e mezzi adeguati per sviluppare i Paesi di provenienza.
Il cardinale Bagnasco ringrazia il Papa per il recente appello a tutte le parrocchie affinché ospitino ciascuna una famiglia di immigrati e annuncia che la Cei in questi giorni sta organizzando la mappatura dei migranti già ospitati in strutture ecclesiali per approntare una accoglienza ancora più capillare.
4. Le persecuzioni religiose ed etniche
Il presidente della Cei parla di un tema che gli sta molto a cuore: le persecuzioni dei cristiani: “Sembra che qualcuno abbia deciso di sradicare i cristiani per bonificare il territorio!”, esclama. L’Occidente non alza la voce contro tanta ferocia e ingiustizie, ma ci si chiede chi arma i conflitti, chi compera petrolio da coloro che tagliano le gole, chi vuole la destabilizzazione di intereee aree? Insomma, “chi sono i grandi burattinai che decidono le sorti dei poveri e dei deboli per incrementare il proprio lucro e il proprio potere?”. Ma, è la conclusione, attenzione, perché la disperazione umana ha una soglia di limite che, una volta raggiunta, nessuno potrà fermare.
5. La famiglia: benedizione e realtà da valorizzare
Bagnasco ricorda che gli attacchi alla famiglia – con aberrazioni come pedofilia, incesto, infanticidio, suicidio assistito che diventano oggetto di discussione – non sono frutto del caso, ma di attente tecniche di persuasione delle masse, attraverso le quali si riesce a far accettare e poi addirittura legalizzare qualsiasi idea. In questo, si nota la crescente pressione europea anche in materie che non competono all’Unione, come il diritto di famiglia. Ecco perché è importante che l’educazione dei bambini e dei ragazzi resti saldamente in mano alle famiglie. Un modo pratico è esaminare con grande attenzione i Piani di offerta formativa delle scuole, comprese le attività extrascolastiche.
6. La missione educativa: serio esame di coscienza
È necessario riprendere in mano l’educazioni dei bambini e dei giovani, di fronte al dilagare di fatti di cronaca nera che sembrano dipingere un popolo di furbi, prevaricatori, violenti. “Tale spettacolo non deve farci dimenticare il popolo degli onesti”, dice il cardinale. I vescovi sanno che l’educazione “è parte integrante dell’evangelizzazione, consapevoli che è in Gesù Cristo la possibilità di un umanesimo vero e pieno”. Accanto ai genitori e le famiglie c’è la Chiesa, con il suo patrimonio di sapienza educativa.
7. Il Paese
La gente chiede lavoro per tutti, a cominciare dai giovani. Alcuni segnali di ripresa si vedono, ma sono segnali spesso contraddittori. Insieme ai dati dell’occupazione, però, va valutato il numero dei figli: la natalità è la prova più evidente e sicura dello sviluppo e del futuro.
“Come Chiesa offriamo un leale contributo di speranza e di condivisione operosa alla gente, senza distinzione. Non è inutile riaffermare anche che le strutture che sono riconducibili a realtà ecclesiastiche e che svolgono attività di natura commerciale, rispettano gli impegni a cui per legge sono tenute”.
La Chiesa risponde in ogni modo ai bisogni crescenti delle persone –provate da un welfare sempre meno organico – mettendo in campo volontari, risorse e servizi. “Ne sono un esempio i sei milioni di pasti assicurati ogni anno dalle nostre mense e i 15.000 servizi rivolti ai più indigenti, quali i senza dimora, i coniugi impoveriti dalla separazione, le vittime del disagio psichico e molti altri. In una cultura dello scarto e della fretta, dove tutto diventa anonimo, è importante che le persone si sentano accolte e ascoltate: in questa prospettiva, ai nostri centri di ascolto ogni giorno approdano almeno 500.000 solitudini, bisognose di uno sguardo, di un sorriso, di considerazione”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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