Fanatismo religioso, “la ferocia esibita al di sotto dell’umano” – Dopo aver richiamato le parole del Papa a Tirana (“Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio!), il presidente dei vescovi italiani si è chiesto se ci poniamo la domanda “se ci sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”. “Il mondo occidentale assiste da tempo ad un crescendo di violenza che mescola e confonde politica, cultura, civiltà e religione, con una strumentale identificazione di occidente e di cristianesimo”, ha notato, col risultato di assistere a tragiche uccisioni. A questo riguardo ha aggiunto: “L’uomo che uccide è un uomo morto; morto nell’anima, nell’intelligenza, nella dignità. La ferocia esibita con evidente compiacimento, fiera di seminare orrore nel mondo, si colloca al di sotto dell’umano, è radice dei crimini contro l’umanità che dovrebbero essere esecrati da tutti ed ogni istituzione – politica, culturale, religiosa – dovrebbe prenderne la distanza in modo chiaro, pubblico e definitivo”. “Un altro fenomeno, che non può non interrogare, è l’oscura seduzione che il fanatismo terroristico sembra esercitare nel vecchio mondo. Non ci si deve meravigliare più di tanto – ha osservato -: il nostro continente è vecchio perché privo di ideali veri, senza una cultura alta capace di far vibrare le menti e gli animi, di suscitare sentimenti e passioni nobili, di sprigionare energie, di alimentare un giusto senso di appartenenza”.
Persecuzione cristiani, “come non pensare alla volontà di un genocidio?” – Sempre soffermandosi sui drammatici eventi degli ultimi tempi – con massacri, genocidi, fughe di massa da Paesi quali Iraq, Siria, Libia, Terra Santa, Ucraina, Nigeria – il cardinale ha sottolineato come tutto ciò avviene mentre da noi, nei Paesi occidentali “l’unico ideale sembra essere il profitto e il potere. La parola d’ordine, invisibilmente concertata, sembra essere ‘omologare’, rendere tutto – persone, cose, religioni, civiltà, valori – appiattito, uniforme, svuotato: una specie di poltiglia incolore e insapore, talmente tiepida da suscitare indifferenza e nausea”. Per questo – ha aggiunto riferendosi a quanti si arruolano anche partendo dai Paesi europei – “le varie figure di ribelli, mercenari, terroristi, qua e là si mescolano e si confondono in plotoni di morte, pilotati da entità-ombra, ciecamente obbedienti ad un’unica parola d’ordine: seminare strage e distruzione, terrore e orrore. In non poche aree è esplicito anche l’inaccettabile progetto di cancellare la presenza cristiana. Come non pensare alla volontà di un genocidio?”.
“Svuotare coscienza è crimine incalcolabile contro l’umanità” – Prima di affrontare argomenti pastorali, il card. Bagnasco ha voluto richiamare l’attenzione sul “vuoto spirituale” delle società occidentali e sulle sue conseguenze. “La coscienza – ha detto al riguardo -, è il punto di forza di ogni uomo e di ogni popolo, e svuotare la coscienza – come si sta facendo – è un crimine incalcolabile contro l’umanità. Tra l’altro – ha aggiunto -, significa anche oscurare la lucidità di analisi e snervare la capacità di prevenire e resistere a disegni di potere e di egemonia inaccettabili”. Da ciò anche l’importanza del servizio pastorale svolto dai sacerdoti, col loro compito educativo, per i quali ha raccomandato “vicinanza”, “incoraggiandoli nel loro lavoro quotidiano”. Al tema della formazione del clero sarà dedicata – ha ricordato – la prossima Assemblea straordinaria della Cei (10-13 novembre), segno questo “di quanto ci stiano a cuore i nostri seminaristi e Sacerdoti, nostri amici e primi collaboratori”. Il cardinale ha rivolto anche un pensiero ai religiosi e alla vita consacrata, “a cui il Santo Padre ha dedicato l’anno pastorale 2014-2015”: “Già ora rinnoviamo alle persone consacrate la nostra stima e gratitudine per la loro presenza nella nostre Diocesi come segno del primato di Dio, e per i grandi servizi alla comunità cristiana e a tutti secondo i diversi carismi”.
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