“La prima e fondamentale impresa resta la famiglia che produce il capitale umano, senza il quale non vi è società e benessere per nessuno”. Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata in occasione del pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro al santuario N.S. della Guardia. “Anche per questa ragione – ha osservato – una società saggia dovrebbe custodire e promuovere in tutti i modi questo patrimonio dell’umanità, anziché indebolirlo e sfaldarlo con ostinata ipocrisia. Si sta perdendo il lume della ragione, cioè il buon senso che riconosce le evidenze elementari dell’umano in nome dell’individuo avulso dagli altri, solamente preoccupato del proprio benessere”. È, poi, “necessario che la società non sia sterile, bensì grembo fecondo e accogliente, capace di generare fiducia e lavoro” perché “senza lavoro risvegliarsi al mattino è angoscia, si diventa cupi, senza speranza, nasce il risentimento che – con l’andare dei giorni – si trasforma in rabbia sorda e, a volte, violenta contro di sé e contro gli altri”. Per il porporato, “la società deve vedere e provvedere affinché la fiducia nel domani non venga meno, ognuno abbia la sua dignità di lavoratore e di cittadino, perché i giovani non siano costretti ad emigrare, perché chi è avanti nell’età non si trovi tagliato fuori, perché chi ha intrapreso non si disperi”. “Viviamo non solo un’epoca di cambiamenti, ma siamo dentro ad un cambiamento d’epoca”, ha detto ancora il cardinale. Tuttavia “il cuore dell’uomo non cambia e non cambierà mai. Rimane sempre lo stesso: un anelito alla bellezza della bontà, un desiderio d’amore, di vita laboriosa e serena. Il sentimento di essere inutili uccide l’anima, spegne il sorriso, toglie le forze”.
“L’essenziale non è apparire il più grande nella pubblica considerazione, non è la ricerca del posto più in vista, ma è essere onesti e capaci, è mantenere, sviluppare e creare lavoro”: lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia che ha pronunciato ieri mattina in occasione del pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro al santuario N.S. della Guardia. “È necessario andare avanti insieme” perché “dividersi per gelosie o puntigli significa disperdere le forze, mancare di visione; essere irragionevolmente ancorati ai propri punti di vista vuol dire affondare tutti”. Parlando in particolare della situazione del capoluogo ligure, il cardinale hi aggiunto: “La gente è stanca di vedere che, a causa di gelosie, interessi particolari, comodità, veti incrociati ad ogni livello, il lavoro non solo non arrivi a Genova, ma anche che se ne vada altrove”. Nonostante tutto, però, “non dobbiamo arrenderci; dobbiamo lottare contro la sfiducia” perché “il male, che non di rado ci viene sbattuto in faccia e va ad appesantire il cuore, non può oscurare tanta onestà e serietà che opera per il bene della gente. Ognuno deve fare la sua parte, secondo le sue possibilità e doveri: un grande appello va fatto certamente ai responsabili della cosa pubblica, perché favoriscano concretamente la creazione e il mantenimento del lavoro”. a cura della Redazione Papaboys