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Card. Comastri: impegnati in Vaticano per accogliere famiglie profughi

Card. Comastri: impegnati in Vaticano per accogliere famiglie profughiPapa Francesco ha rilanciato in un tweet dal suo account @Pontifex l’appello levato domenica scorsa all’Angelus: “Che ogni parrocchia e comunità religiosa in Europa – scrive – accolga una famiglia di profughi”. Il Vaticano si è subito attivato per dare risposta alle attese di Francesco. Dalle Caritas di Agrigento e Lampedusa arriverà la segnalazione delle due famiglie che il Papa ha disposto siano ospitate in appartamenti vaticani, assistite poi dall’Elemosiniere pontificio, mons. Konrad Krajewski, e dalle parrocchie di San Pietro e di Sant’Anna. Il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del vaticano, ne parla al microfono di Tiziana Campisi:

R.  – Innanzitutto vorrei fare una precisazione sullo stupore che ha suscitato un po’ nel mondo l’iniziativa del Papa. La Chiesa cattolica da sempre è la casa della carità perché noi siamo guidati e stimolati da un comandamento ben preciso: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. E quel “come”, che è amare come ha amato Gesù, crea dentro di noi una tensione che non ha limiti. E’ chiaro che il Papa sente tutto questo. E di fronte al dramma dei migranti che sta diventando qualcosa di impressionante ha sentito il bisogno di intervenire e di coinvolgere tutte le comunità cattoliche dell’Europa, tutte le parrocchie dell’Europa, per dare un bel segno del volto della Chiesa cattolica. Ecco l’iniziativa! Essendo la parrocchia di Sant’Anna, la parrocchia di San Pietro, le parrocchie del Papa perché sono le parrocchie del Vaticano, noi ci sentiamo coinvolti in prima persona a rispondere e vogliamo essere i primi in questo. Per cui ci siamo subito attivati. Il Papa vuole due appartamenti vicino al Vaticano in modo che possano ospitare queste due famiglie, possiamo dire, anche all’ombra della paternità del Papa. E vuole anche che per l’assistenza sanitaria non gravino sull’Italia, ma possano beneficiare dell’assistenza sanitaria che hanno i dipendenti del Vaticano. Anche questo mi sembra un gesto di grande delicatezza, di grande attenzione e anche di grande rispetto per l’Italia. Evidentemente ci vorrà qualche giorno per individuare gli appartamenti per le due famiglie che possono avere la composizione di circa 5 persone e si stanno cercando anche queste famiglie tramite la Caritas di Agrigento e di Lampedusa, si vogliono accogliere due famiglie, possiamo dire, da poco arrivate e quindi che hanno un maggiore disagio in modo da far sentire subito un’accoglienza paterna del Papa.

D. – In che modo le parrocchie del Vaticano potranno offrire la loro assistenza?

R. – Quando le famiglie si saranno insediate le parrocchie si attiveranno per andare incontro per tante piccole esigenze materiali che si presentano ad una famiglia. E allo stesso tempo l’Elemosiniere pontificio ha il compito di provvedere e di organizzare tutto questo d’accordo con me, con il vicario del Santo Padre e d’accordo con i due parroci.

D.  – Come è stato accolto l’appello del Papa in Vaticano?

R. – Mi sembra molto bene. Ci ha colto di sorpresa ma siamo abituati alle sorprese di Papa Francesco. Nessuno sapeva di questa iniziativa però immediatamente la risposta è stata entusiasta, anzi ognuno di noi è felice di poter dare questa piccola goccia di carità in un mare di bisogni, in un mare di necessità, che non potremmo noi esaurire con questa piccola goccia. Però Madre Teresa diceva: “L’oceano è fatto di gocce, anche una goccia ha la sua importanza”, ed è vero.

D.  – Di fronte a questa tragedia che coinvolge migliaia di persone cosa può fare ogni singolo cristiano?

R.  – Io direi che ognuno di noi deve guardarsi attorno e riscoprire lo sguardo benevolo verso i fratelli. Noi stiamo vivendo in una società molto egoista che si sta chiudendo in se stessa. Madre Teresa di Calcutta nell’ultimo periodo della sua vita diceva: “L’Occidente è colpito dalla più terribile povertà, la povertà di amore. La gente non sa più amare”. E aggiungeva Madre Teresa: “Scoppiano le guerre perché la gente non sa più amare”, e anche i popoli non sanno più amarsi. C’è violenza nelle strade perché anche le famiglie non sanno più amarsi e diceva: “Si spaccano le famiglie non perché finisce l’amore ma perché la gente non sa amare e l’amore non c’è mai stato”. Ecco, allora, riscoprire la bellezza di aprirsi agli altri, riscoprire la bellezza di fare del bene, perché del resto è facendo del bene agli altri che si è felici. Da quello che io sono venuto a sapere nelle varie conferenze nazionali europee già ci si sta attivando per dare un volto di concretezza all’appello del Papa. Certo, ci vorrà almeno qualche giorno ancora, ma so che da tutte le parti ci si sta attivando con entusiasmo per andare incontro, per rispondere concretamente all’appello che è uscito dal cuore del Papa, potremmo dire, come un’ispirazione e come un’esigenza, un’esigenza di amore che vuole essere concreto per essere vero.




A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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