R. – La sfida più grande è stata quando un pensiero veniva fuori in 30-40 interventi, perché ciascuno ha formulato sì lo stesso pensiero, ma in un modo diverso: quale terminologia da preferire? Quale accento mettere? Come esprimere stilisticamente il fatto che quella cosa sia venuta fuori in quattro interventi e quell’altra in 40? A volte si poteva dire “molti propongono” o “alcuni dicono”, ma questo non sempre era stilisticamente possibile. Certamente questo riassunto è frutto del lavoro collettivo di 16 esperti, degli addetti della Segreteria, del segretario generale del Sinodo, del segretario speciale di questa assiste sinodale, che hanno lavorato insieme e anche abbastanza in fretta, perché c’era una scadenza molto chiara: domenica mattina dovevamo essere pronti, perché anche i traduttori avevano poi bisogno di tempo. E’ così è nato questo documento, che – secondo me – contiene almeno i temi principali della discussione. Certamente ognuno potrà dire che qualche punto di vista o qualche elemento manchi ancora: ma è proprio per questo che i gruppi linguistici, i Circoli Minori stanno ora lavorando per preparare le loro proposte testuali da cambiare, da aggiungere, da perfezionare… Quindi questo testo rappresenta una fase intermedia del lavoro sinodale, non è il frutto dell’intero Sinodo. Speriamo, dopo le discussioni di questa settimana, di arrivare ad una Relazione finale che possa essere accettata dalla grande maggioranza. Tanto più che questo testo non era neanche un testo votato, ma un testo intermedio per il lavoro successivo. Penso che l’interesse dei mass media mondiali sia così grande che, forse, hanno visto in alcuni capoversi più di quanto sia stato realmente detto. Per questo penso che durante questa settimana si possa arrivare anche ad una maggiore chiarezza, che non lasci alcun equivoco nei singoli capitoli. E questo anche perché i fedeli hanno bisogno di una voce chiara, di un incoraggiamento, di un insegnamento: una voce chiara di orientamento anche per poter parlarne dopo nelle loro diocesi, nelle chiese particolari. Quindi, speriamo che il testo finale sia un testo chiaro e soddisfacente per tutti.
D. – Card. Erdö, ci dobbiamo aspettare delle risposte concrete?
R. – Certamente no! La funzione di questa assise sinodale non è quella di dare risposte concrete, ma di presentare le questioni e di raccogliere argomenti e proposte. Ma non ancora risposte… Alla luce di tutto ciò si preparerà il prossimo Sinodo e anche se il prossimo Sinodo accetterà un testo, questo non è ancora un testo magisteriale. Potrà diventarlo se il Santo Padre lo accetta oppure se rilascia un suo documento in base a tutti questi lavori. Vedremo come il Santo Padre utilizzerà i risultati dei lavori. Però è molto edificante, molto incoraggiante la presenza del Santo Padre a tutte le discussioni. Non nei piccoli circoli, perché quelli lavorano parallelamente…
D. – Il Santo Padre è perfettamente a conoscenza di tutti gli interventi e di tutto quello che succede durante il Sinodo…
R. – Di tutto quello che succede, questo non lo so; ma di tutti gli interventi, sì: ha sentito tutto e ha visto tutto, anche il tono delle discussioni, che è stato sempre un tono rispettoso. L’impressione generale è che tutti vogliono il bene della Chiesa. Vogliamo compiere la missione che abbiamo ricevuto dal Signore: trasmettere il messaggio di Gesù Cristo, non inventare un altro messaggio. E’ Lui che deve stare al centro e la conoscenza del suo autentico insegnamento deve essere il punto di vista decisivo.
D. – Quindi parlare di fazioni, di punti di vista diversi, di gruppi anche contrastanti fra di loro – come si usa in politica – è una cosa sbagliata?
R. – Punti di vista diversi ci sono. Perché no? Possono esserci. Anche perché senza questo, non ci sarebbe dialogo. Però fazioni nel senso di partiti politici che combattono per il potere, io non vedo alcuna traccia di questo.
D. – Quali sono le sue speranze per il prossimo Sinodo?
R. – Un grande incoraggiamento per il matrimonio e per la famiglia. Un incoraggiamento che possa mettere in risalto, con la forza della fede, la verità, la bellezza, l’importanza della famiglia nella vita dell’umanità: ne abbiamo bisogno! Anche se la vita oggi è molto alienata, anche se ci sono delle tendenze potenti che favoriscono l’isolamento, l’individualismo, noi siamo chiamati a vivere in comunità: la comunità umana senza famiglie non è veramente umana! Questo messaggio deve arrivare alle nostre parrocchie. Ci sono comunità composte da famiglie credenti, da famiglie anche con prole numerosa, che sembrano essere ormai una forza notevole in tutte le parti del mondo: come aiutare la creazione di nuove famiglie cristiane attraverso queste comunità? Attraverso la loro testimonianza, attraverso la loro partecipazione alla formazione, ma anche attraverso la cultura dell’amicizia: preghiera in comune, lettura comune della Bibbia e aiuto mutuo nei problemi concreti della vita, come la disoccupazione, come la malattia, come la crisi della coppia… Vediamo ormai con concretezza che questa forza ha una nuova e decisiva vocazione. Io spero molto che il prossimo Sinodo possa mettere in rilievo questo aspetto fondamentale.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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