R. – La diplomazia vaticana ha una lunga storia al servizio della pace e questo, del resto, è conforme al mandato di Cristo: “Beati gli operatori di pace”. Ma ha trovato lungo i secoli diversi modi di attuazione e oggi vediamo, nell’attualità, che il contributo è riconosciuto ed evidente con Papa Francesco.
D. – Innanzitutto l’uomo per la diplomazia vaticana, più che la politica e i suoi equilibri…
R. – Sì, assolutamente la difesa della dignità della persona umana è proprio un perno per non dire il perno della diplomazia vaticana e, naturalmente, la ricerca e la costruzione del bene comune.
D. – Si può considerare un fallimento della diplomazia questa ipotesi europea di un’azione militare in Libia?
R. – La diplomazia deve esplorare tutti i modi per far rispettare la dignità della persona, naturalmente nel rispetto del diritto internazionale e con l’obiettivo superiore sempre di mantenere la pace. Infatti, tante volte il Santo Padre l’ha detto: con la guerra non si va da nessuna parte.
D. – L’apertura americana a Cuba. Possiamo dire che questo sia l’ultimo positivo traguardo e successo, anche della diplomazia vaticana: cosa pensa delle prospettive che si aprono ora?
R. – I rappresentanti diplomatici della Santa Sede sono sempre stati presenti e penso si sia costruita lungo gli anni una relazione di fiducia. Ma penso, e tutti l’hanno sottolineato, che l’impegno personale del Santo Padre sia stato molto importante e dobbiamo essergli grati.
D. – Il Papa parla spesso di una terza guerra mondiale a pezzi: quali sono i fronti che preoccupano di più la diplomazia vaticana?
R. – Il Medio Oriente è per noi una piaga aperta in particolare per la situazione dei cristiani e per i rischi che questa situazione fa correre alla stabilità non solo della regione, ma di tutto il mondo.
D. – Lei ha detto che la tutela della libertà religiosa insieme all’educazione e alla carità sono le linee guida della diplomazia vaticana: di fronte all’avanzata dell’estremismo islamico, che nulla rispetta della libertà religiosa, c’è ancora spazio per il dialogo in un’azione diplomatica?
R. – E’ un po’ astratto dire “un dialogo con l’islam”. Quello che bisogna fare è un dialogo con gli esponenti dell’islam, i credenti dell’islam, e certamente anche, per quanto è possibile, sviluppare azioni comuni con loro, in particolare a favore della pace, dello sviluppo, dell’educazione.
La decima edizione del Master universitario di secondo livello della Lumsa porterà nei prossimi anni la foormazione di giovani “Esperti in politica e in relazioni internazionali”. Con quali priorità in un contesto di un Ateneo cattolico? Gabriella Ceraso ne ha parlato col rettore della Lumsa, il prof. Francesco Bonini:
R. – La priorità è una solida formazione ad ampio raggio sui temi fondamentali della politica e delle relazioni internazionali e anche una concreta esperienza delle stesse, attraverso workshop, stage, e attraverso l’incontro con protagonisti della politica e delle relazioni internazionali. Il Master si intitola “Esperti in politiche e relazioni internazionali”: esperti significa coloro che sanno accompagnare la presa della decisione e accompagnare la gestione delle politiche pubbliche tanto a livello nazionale che locale, che internazionale.
D. – Quindi, giovani che potranno essere collocati in ambiti e attività politiche, in ambiti diversi della società e operare grazie alle loro conoscenze. La vostra è anche un’Università cattolica: c’è anche un’attenzione particolare ad alcuni aspetti che possono caratterizzare figure come queste?
R. – Un’attenzione alle comunità, quindi un’attenzione a una visione della società ispirata al principio di sussidiarietà. E poi anche un’attenzione al radicamento e all’effettività dei diritti. Questi sono due temi trasversali, che poi si declinano nella concretezza della formazione: sia la formazione di carattere teorico sia invece le attività più applicate.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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